Il discorso di Draghi: quello che non va, quello che va, e qualche piccola balla

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Il discorso di Mario Draghi al Senato, che potete leggere interamente  nell’articolo precedente, da un lato ha stupito, dall’altro ha deluso, da un altro lato interessato.

Quello che ha stupito è la lunghezza. Francamente eravamo abituati agli asciutti discorsi come presidente della BCE, in questo caso invece abbiamo quasi un’ora di discorso. Meglio di Conte, peggio di tanti altri e, soprattutto, condensabile in meno tempo molto inferiore, se si fosse limitato agli aspetti pratici e di governo.

Il Presidente ha più volte fatto riferimento al fatto che “L’unità è un dovere”. la nostra impressione è che molti lo prenderanno alla lettera: il “Dovere “, come a militare, si fa perché bisogna farlo, non perché lo si vuole fare, e si cerca di farlo terminare nel più breve tempo possibile. Per molti la fiducia sarà un “Dovere”, come un turno di guardia a militare. Si farà, aspettandosi che duri il meno possibile.

COSA NON CI È PIACIUTO. L’affermazione fideistica nell’”Irreversibilità dell’Euro” è, dal punto di vista storico, risibile. Probabilmente Vespasiano avrebbe parlato, al suo posto, di “Irreversibilità del Sesterzio”, o Carlo Magno di “Irreversibilità della Lira Imperiale”, ma oggi non paghiamo né con il sesterzio né con la Lira d’argento imperiale. Porre una questione fideistica è stato fuori luogo e, sinceramente, ci siamo imbarazzati per lui. “Non c’è sovranità nella solitudine” è una fandonia che bisognerebbe raccontare al Giappone, alla Corea del Sud, alla Nuova Zelanda, all’Uruguay, a Singapore.. Insomma a tutto il mondo fuori dalla UE. Se il nostro Stato si è voluto suicidare nell’inseguire un sogno possiamo prenderne atto, non porlo a livello fideistico, né gioirne.  Questi sono i dazi che bisogna pagare al PD attuale e alla sua massima espressione, il Presidente della Repubblica, e indicano come non sarà possibile, in Italia, uscire da questa teocrazia senza un cambio al vertice massimo.

Non ci è piaciuta qualche balla inutile, come quella sul gender gap salariale “Fra i più alti in Europa”, quando in realtà è l’esatto opposto:

Se a una conferenza dell BCE avesse fatto un’affermazione del genere lo avrebbero fatto a pezzi. Siamo in Senato, terra di conoscenza non diffusa, e la cosa gli sarà perdonata.

Piaciuta poco anche tutta la retorica ambientalistica sul “Surriscaldamento” e sull’”Innalzamento degli oceani” il che è in controtendenza rispetto alle osservazioni empiriche, ma quando si tratta di “Fede” la realtà dei fatti passa in secondo piano. . In questo caso si è pagato dazio a Bruxelles per il RRF. Sarebbe divertente se poi i Paesi Bassi non approvassero nulla  e il disegno saltasse. A quel punto sono abbastanza fiducioso che le priorità sarebbero ben diverse.

Non è apparso eticamente adeguato il discorso sulle “Aziende da salvare e quelle “Da riformare profondamente”, cioè chiudere. Chi si arroga il diritto di scegliere  chi vive e chi fallisce? Sulla base di quale criterio?

COSA CI È PIACIUTO. I dati, anche se ci si è un po’ impappinato parlando dei dati dei malati in terapia intensiva. Buone anche le previsioni sulla politica fiscale, con un esplicito accenno alla necessità di rilancio e di crescita e alle prospettive di riduzione del peso fiscale. Buoni anche gli accenni su quello che vuole fare sui vaccini, mandando al diavolo le Primule di Arcuri. Buoni anche gli accenni alla scuola ed al rilancio degli ITIS. Bene anche gli accenni sulla ricerca.

In generale quando ha parlato di aspetti pratici è stato veramente un elemento di unificazione, quando ha chiesto degli “Atti da Fè” è stato, invece, estremamente divisivo. Senza rendersi conto che un suo fallimento porterà con sé proprio quello che resta di credenza europea.

Vedremo se avrà successo nella pratica, e se alleggerirà la retorica proto europeistica.


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