“Il Foglio” provoca e prospetta la “privatizzazione” della Rai. Il commento

  ICT, Rassegna Stampa
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Possiamo testimoniare che due decreti importanti dei tanto attesi nell’economia della riforma della “Legge Franceschini” del 2016 (avviata ormai oltre un anno fa) – quello sul “tax credit” e quello sui “contributi selettivi” – stanno per essere pubblicati: come testimoni oculari privilegiati… li abbiamo visti, li abbiamo anche letti, ma ovviamente non possiamo scriverne fino a quando non verranno pubblicati sul sito web del Ministero della Cultura… Possiamo però anticipare che l’impressione è che non siano granché differenti rispetto alle bozze che in qualche modo erano… “riservatamente” circolate nelle ultime settimane: ribadiamo che la gestazione di questi testi avrebbe meritato maggiore trasparenza e migliore dialettica con tutte le anime del settore cine-audiovisivo, ma il Governo ha scelto metodiche diverse.

Quindi – come prevedevamo anche su queste colonne – la prossima settimana potrebbe essere quella giusta, dopo una attesa divenuta ormai esasperante: un’attesa che ha sostanzialmente paralizzato l’intero settore da fine 2023.

Va segnalato che lunedì prossimo 29 luglio, si terrà una riunione del massimo organo di consulenza del Ministero, ovvero il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma, e verosimilmente la Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) guidata da Nicola Borrelli sottoporrà al consesso di esperti la versione finale dei due decreti…

La provocazione di Claudio Cerasa sul “il Foglio”: la Premier Giorgia Meloni sta pensando alla privatizzazione della Rai?!

In argomento (Csca), questa è una delle due… notizie “del giorno”: l’altra, apparentemente più importante ma che riteniamo semplicemente una provocazione giornalistica, è data dall’editoriale che il quotidiano “Il Foglio” ha pubblicato questa mattina, rilanciata verso mezzogiorno dall’agenzia stampa Adnkronos, ovvero che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia tentata da una idea di “privatizzazione” della Rai. Riteniamo si tratti di una boutade di Claudio Cerasa

L’articolo è intitolato simpaticamente “Meloni vuole privatizzare un po’ di Rai”. Sottotitolo: “meno politica in Rai, più Rai sul mercato. Dopo Ferrovie, Poste, Mps e Rai Way, la premier studia una mossa a sorpresa per salvare la Rai dai suoi debiti e ribaltare la narrazione su TeleMeloni. Notizia e dita incrociate”. 

Siamo convinti che si tratti di una pura provocazione, forse per smuovere un po’ le acque stagnanti intorno a Viale Mazzini, con l’elezione dei 4 membri del Consiglio di Amministrazione che sicuramente non verrà calendarizzata prima di settembre, e peraltro saggezza vorrebbe che si attendesse l’esito dell’udienza di fronte al Tar del Lazio prevista per il 23 ottobre…

Anche se Claudio Cerasa eleva ad atto di “politica culturale” una simile ipotesi (ed in effetti lo sarebbe, se la prospettiva fosse concreta) si tratta di una proposta assolutamente surreale, perché andrebbe contro una sana idea di presidio pubblico del mercato audiovisivo e mediale: nessuno dei principali Paesi europei ha un servizio pubblico… privatizzato “a metà” (come invece auspica Cerasa). 

Il direttore de “Il Foglio” auspica una simile soluzione (rilanciando vecchie provocazioni della Lega di Salvini), sia per liberare la Rai dal peso dei suoi gravosi debiti, sia per “liberare dalla politica” Viale Mazzini.

Altre possono essere le soluzioni, a partire da una riforma (vera) della “governance” per arrivare alla liberazione di Viale Mazzini dalla servitù della pubblicità (fonte “accessoria” sul totale delle risorse, ma comunque “culturalmente” determinante nell’impostazione complessiva dell’offerta): il modello di riferimento, a livello planetario, non può che essere quello della Bbc

E qui ci fermiamo. 

I nostri gesti apotropaici vanno comunque in direzione opposta rispetto a quelli di Cerasa…

Segnaliamo che curiosamente nessuna reazione s’è registrata, a destra o sinistra (o al centro), da parte della politica, a fronte della provocazione mattutina de “Il Foglio”: nessun dispaccio di agenzia (almeno fino alle ore 17, quando questo articolo viene chiuso in macchina). 

Va anche evidenziato che una proposta di questo tipo non sarebbe certamente gradita né a Mediaset (né quindi a Forza Italia), perché andrebbe a modificare l’attuale assetto di mercato del sistema pubblicitario nazionale.

L’altra notizia… “del giorno” è certamente rappresentata dalla decisione assunta dal Ministro Gennaro Sangiuliano di cooptare un ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, l’attore campano Nicola Acunzo, nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), in sostituzione della psicologa Vera Slepoj, venuta a mancare il 21 giugno. Il decreto del Ministro reca la data del 4 luglio 2024, ma è stato pubblicato soltanto ieri 25 luglio. 

Il Consiglio Superiore verrà così reintegrato nella sua composizione completa, formata da 11 membri.

Si tratta di un’ulteriore “designazione” discrezionale da parte del Ministro, ovvero dell’ennesima applicazione di quel principio generale dell’“intuitu personae”, che tante volte abbiamo criticato, nel corso del tempo – anche su queste colonne – perché finisce per determinare una assoluta “autocrazia” del Principe di turno, senza confronto con gli “stakeholder”, che – nel caso in ispecie – sarebbero i rappresentanti del settore cine-audiovisivo, dagli autori agli imprenditori passando per i tecnici. 

Il Ministro seguirà questo criterio di assoluta discrezionalità anche nella nomina delle imminenti “commissioni di esperti” che dovranno essere chiamati ad esprimersi sulla gestione dei “contributi selettivi” della Legge Cinema e Audiovisivo? Come abbiamo segnalato tante volte, il suo predecessore, il “dem” Dario Franceschini, a suo tempo decise di adottare una procedura più trasparente – almeno sulla carta – promuovendo un avviso pubblico per la presentazione di candidature (pubblicato il 27 dicembre 2021)… Si leggeva nell’avviso: “possono presentare la proposta di candidatura per la nomina di Esperto i cittadini dell’Unione Europea che abbiano il godimento dei diritti civili e politici. Gli Esperti sono individuati tra personalità di chiara fama, anche internazionale, e di comprovata qualificazione professionale nel settore cinematografico e audiovisivo”. Requisiti in verità un po’ generici, ma comunque da attestare attraverso l’invio del curriculum. Si segnala en passant che nessun esperto di nazionalità non italiana è stato poi cooptato da Franceschini…

Ancora una volta, prevale l’aspetto “fiduciario” su quello “tecnico”. Il percorso professionale e politico del neo-consigliere Nicola Acunzo, cooptato nel Consiglio Superiore Cinema e Audiovisivo

Nel caso in ispecie, si tratta di un attore che così viene descritto dalla qualificata piattaforma MyMovies, che lo definisce “Il nuovo caratterista del cinema italiano”: « così l’ha definito il suo mentore Michele Placido, che l’ha diretto nelle sue ultime due pellicole, “Il grande sogno” e “Vallanzasca”. Nato a Roma il 28 luglio 1976, viene lanciato nel mondo del cinema da Mario Monicelli, che lo ha diretto nel suo ultimo lungometraggio, “Le rose del deserto” (2006). Grazie alla sua versatilità, l’attore romano si divide da anni con successo fra cinema, teatro e televisione. Infatti, se sul palcoscenico ha affrontato testi classici come “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller e “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, sul piccolo schermo ha partecipato alla seconda serie di “Elisa di Rivombrosa” e a due stagioni de “La Squadra”. Certamente i suoi ruoli più interessanti sono quelli interpretati sul grande schermo. Da O’ Calabrese, lo studente fuori corso e politicamente impegnato de “Il grande sogno” a ‘Codino’, il camorrista schizzato di “Sleepless”, ha offerto una serie di brevi quanto incisive performance, come un caricaturista che, in breve tempo, riesce a cogliere le caratteristiche peculiari di un volto. Tra gli ultimi ruoli interpretati quello di Rosario in “Vallanzasca”, nel quale conferma un talento che ricorda i grandi caratteristi del cinema italiano di un tempo, Tiberio Murgia su tutti. A Natale 2015 è nel film di Pieraccioni “Il professor Cenerentolo”. ».

MyMovies ignora però la carriera politica di Nicola AcunzoWikipedia segnala: “Dal 1997 al 2002 è consigliere comunale di Battipaglia con una lista civica di centrodestra. Nel marzo 2018 viene eletto nella XVIII legislatura nelle file del Movimento 5 Stelle. Nel marzo 2020, entra in conflitto con i vertici del Movimento che impongono di versare le restituzioni su un diverso conto corrente bancario che da pubblico diventa privato (inizialmente intestato a Protezione civile e/o Bilancio dello Stato). Dopo un lungo periodo di incompatibilità, viene espulso dal movimento con tale motivazione ufficiale. In diverse interviste spiegherà la vera versione dei fatti. Il 15 gennaio 2021 aderisce alla componente del Misto Centro Democratico – Italiani in Europa, che successivamente cambia denominazione in Centro Democratico. Successivamente entra a far parte del Consiglio Nazionale del partito. L’11 maggio 2022 lascia il partito di Bruno Tabacci e aderisce a Forza Italia”. Annalisa Cuzzocrea, in un articolo sul quotidiano “La Stampa” del 10 dicembre 2021, lo classificava tra “le anime perse del Gruppo Misto”. Ricordiamo che Acunzo è stato eletto nel 2018 nel Collegio “Campania 2” con ben 57.458 voti, nelle liste del Movimento 5 Stelle. Dopo essere passato dal Gruppo M5s al Gruppo Misto (nella componente del Centro Democratico), nel maggio 2022 aderisce a Forza Italia. Nel 2020, era Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Cinema e Arti dello Spettacolo

Nicola Acunzo è l’ideatore della “Giornata Mondiale del Cinema Italiano”…

Nella XVIII Legislatura, Nicola Acunzo ha elaborato come primo firmatario soltanto 1 proposta di legge, intitolata “Istituzione della Giornata per la promozione del cinema italiano nel mondo” (depositata il 12 agosto 2019), il cui iter non ha avuto seguito, ma, come ricordava nel gennaio 2021 la allora Sottosegretaria alla Cultura (M5s) Anna Laura Orrico, “ad ottobre 2019 insieme al collega Acunzo, abbiamo presentato quella che era la pdl per istituire la Giornata mondiale del cinema italiano. Una proposta che si è poi tradotta in una risoluzione approvata all’unanimità dalle Commissioni Cultura ed Esteri della Camera e presentata esattamente un anno fa in occasione del centenario della nascita di Federico Fellini. L’iniziativa consente di raccontare gli autori emergenti e di narrare in tutto il mondo il made in Italy”… 

La prima “Giornata Mondiale del Cinema Italiano” ha beneficiato della benedizione del Ministro “dem” Dario Franceschini nel giugno 2020 e successivamente è stata sostenuta anche dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni. Il 20 giugno 2020 Nicola Acunzo così commentava il senso della risoluzione di cui è stato promotore: “offrire ai nostri giovani autori nuove opportunità attraverso la rete degli istituti di cultura all’estero, che, attraverso un’azione coordinata,  distribuiscono le loro opere cinematografiche, è un modo concreto per sostenere il nostro cinema, che, sul mercato internazionale, può trovare sostegno sia artistico che imprenditoriale… Favorire l’esportazione della nostra arte è il miglior modo per consentire che i nostri talentuosi registi trovino oltre che la meritata visibilità anche i finanziatori per i loro successivi lungometraggi ed eventuali coproduzioni internazionali…”. Quella della promozione internazionale del “made in Italy” audiovisivo è certamente una tematica sensibile, rispetto alla quale nessun Governo è finora mai intervenuto in modo adeguato: basti ricordare che l’Italia non ha ancora una sua “agenzia” per la promozione del cinema e dell’audiovisivo italiano nel mondo, a differenza di quella Unifrance che opera attivamente da decenni a favore dell’industria dell’immaginario francese…

E qui ci fermiamo. Nicola Acunzo saprà svolgere al meglio il ruolo nel quale viene chiamato? 

Ce lo auguriamo. Sicuramente non è a digiuno, in materia di spettacolo e di cinema.

Ricordiamo che il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo è chiamato ad esprimere pareri sull’intervento dello Stato nel settore, e si tratta prevalentemente di pareri su documenti normativi e regolamentativi, su aspetti tecnici che richiedono una competenza specialistica non indifferente, tra il mediologico ed il giuridico e l’economico. 

Per esempio, è il Consiglio Superiore a doversi esprimere sul “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, quest’anno quantificato in 696 milioni di euro (a fronte dei 746 milioni dell’anno 2023)… È il Csca a doversi esprimere sui decreti di riforma della Legge Franceschini…

Il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo è sicuro che i 746 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2023 siano stati effettivamente spesi come da bilancio preventivo?!

È il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo a dover rispondere a domande come quella che ponevamo ieri su queste colonne: “va anche osservato che la “ripartizione” del Fondo Cinema e Audiovisivo andrebbe analizzata meglio, perché non è ben chiaro se i “consuntivi” per l’anno 2023 siano coerenti con i “preventivi” per lo stesso anno: la ripartizione per l’anno 2024 (sottoposta in gran fretta al Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo il 3 aprile 2024) ha infatti messo a confronto la colonna “preventivo” 2023 con la colonna “preventivo” 2024. Ma siamo sicuri che il consuntivo per l’anno 2023 sia stato coerente con la previsione dello stesso anno???”. 

E, infine, non si dimentichi che già da tempo l’avvocato Michele Lo Foco, nominato dal Ministro Gennaro Sangiuliano nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, dichiara pubblicamente che, dietro la grandiosa “macchina” del Tax Credit, c’è anche un diffuso “castello di carte” ovvero di… “fatture false”. In argomento, si rimanda – tra l’altro – all’intervento IsICult su “Key4biz” del 23 maggio 2024, “Un giudice come Luigi De Magistris per il ‘Tax Credit’? Per l’avvocato Michele Lo Foco il 60 % delle fatture sono false”). Anche questa questione è all’oggetto della prossima riunione del Consiglio Superiore, lunedì 29 luglio.

La settimana prossima sarà quindi quella decisiva, per sorti magnifiche e progressive del “nuovo” cinema italiano, alla luce della riforma avviata dal Ministro Gennaro Sangiuliano?! 

Intanto si rifletta che, ieri giovedì 25 luglio 2024, erano offerti in tutte le sale cinematografiche attive in Italia (575 cinematografi, per 2.300 schermi), 179 film, di cui ben 53 italiani: il totale degli incassi è stato di 1.354.188 euro, l’incasso dei film italiani è stato di 45.312 euro. La quota del cinema italiano nelle sale è quindi stata ieri del 3,3 %. Gli spettatori sono stati in totale 179mila, mentre soltanto 7.132 spettatori sono andati a vedere un film italiano: ovvero 4 spettatori su 100

Come diceva il mitico Renzo Arbore, “meditate gente, meditate…”.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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