Il Governo spagnolo medita il ritorno in Telefonica per contrastare i sauditi di STC

  ICT, Rassegna Stampa
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Il Governo spagnolo sta meditando di rilevare una quota in Telefonica per contrastare l’influenza dell’operatore arabo STC nell’operatore spagnolo, che detiene già una quota del 4,9%. E così Madrid tramite SEPI (Sociedad Estatal de Participaciones Industriales) ha annunciato che sta valutando l’acquisizione di una partecipazione in Telefonica, dopo che alcune settimane fa STC ha reso nota l’intenzione di salire fino al 9,9% in Telefonica tramite diversi strumenti finanziari.

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Piani sauditi

La società saudita ha in programma di assicurarsi i diritti di voto per la quota del 5% detenuta attraverso strumenti finanziari dopo aver ricevuto le approvazioni normative, ha affermato la società.

Nel complesso, la quota del 9,9% avrà un valore di circa 2,1 miliardi di euro.

Una mossa che renderà STC il primo azionista di Telefonica, nel quadro di una crescita globale che vede il gruppo saudita molto attivo sul fronte delle infrastrutture digitali.

Madrid preoccupata

La mossa, per quanto amichevole, ha sollevato non poche preoccupazioni a Madrid.  Il Governo considera le reti di Telefonica infrastrutture critiche per la sicurezza nazionale. Ed è per questo che il Governo eserciterà il golden power riservato a tutti gli investimenti esteri in asset di rilevanza nazionale che vadano da 5% al 10% del capitale.

La decisone finale del governo spagnolo è attesa all’inizio del 2024.

Ma nel frattempo pare che il Governo voglia passare ai fatti per contrastare l’influenza saudita nella società di tlc, rilevando tramite SEPI una quota quanto meno paritetica rispetto a quella di STC in Telefonica.

SEPI sta in effetti esplorando l’investimento che per il mo-mento non è ancora ufficiale, rileva il quotidiano spagnolo El Economista

Se confermato, l’investimento di SEPI rappresenterebbe il ritorno dello Stato spagnolo nel capitale di telefonica dopo 25 anni, da quando cioè l’operatore fu completamente privatizzato sotto il presidente José Maria Aznar.

Lo Stato presente in diversi ex incumbent in Europa

Se l’operazione andasse in porto, non sarebbe certo una novità nella Ue. Sono diversi i paesi dove lo Stato detiene una quota nell’ex incumbent delle Tlc.

In Germania, lo Stato detiene una quota del 30,46% in Deutsche Telekom.

In Francia, lo Stato controlla il 23% di Orange.

In ambo i casi lo Stato è prendente nel Cda.

In Italia, la CDP detiene una quota del 9,81% in Tim.

Anche nei paesi nordici lo Stato ha scelto una presenza diretta negli ex incumbent.

Il Governo svedese detiene il 41% di Telia, quello norvegese più del 54% in Telenor e il governo finlandese detiene una quota del 10% in Elisa Oyj tramite Solidium.

In Svizzera la quota dello Stato in Swisscom è pari al 50,95%, in Austria la quota pubblica è del 28,42%.

Altri paesi come Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Irlanda, Polonia, Slovacchia e Ungheria non sono presenti nell’azionariato delle società di telecomunicazioni un tempo pubbliche. A volte diventavano proprietà di altri colossi del settore europeo.

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