Il cronista che si dedica a seguire gli eventi di cultura e media e spettacolo ma anche quelli relativi alle dinamiche sociali, ieri lunedì 30 a Roma avrebbe dovuto disporre dei soliti poteri di teletrasporto: nel pomeriggio, infatti, si sono tenute due iniziative in contemporanea, una relativa al “teatro sociale” (di cui abbiamo scritto già ieri stesso su queste colonne, vedi “Il “teatro sociale” in Italia: una realtà sommersa che deve emergere”, anticipando alcuni dati della ricerca IsICult “Cultura vs Disagio”) ed una relativa ad uno studio sulla fruizione dei contenuti audiovisivi da parte dei giovani italiani (vedi l’articolo di Flavio Fabbri, su “Key4biz” di ieri, “I giovani e l’audiovisivo, indagine Univideo/Ipsos. Bagnoli Rossi: “Italia un modello di contrasto alla pirateria per l’Europa””)… La giornata s’è caratterizzata però anche per un’altra iniziativa, ovvero la presentazione, in mattinata, del “XIV Rapporto” di Civita, intitolato quest’anno “Lungo le vie della conoscenza. Sfide e strumenti per comprendere cultura e scienza”: la presentazione dell’ultimo rapporto dell’associazione di cui è Presidente onorario Gianni Letta ha registrato anche l’intervento del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e da questo prendiamo spunto per l’edizione odierna della rubrica “ilprincipenudo”, curata da IsICult per “Key4biz”.
Il “XIV Rapporto” di Civita è frutto della partnership tra Associazione Civita e Fondazione Human Technopole: una collaborazione nata con l’intento di suggellare la volontà di evidenziare l’interdipendenza che esiste tra le due anime della cultura e della scienza che a volte viene trascurata e a volte messa in discussione.
Il volume (pubblicato per i tipi di Marsilio Editori) è composto da due sezioni: il testo nella prima parte esplora, attraverso un’indagine demoscopica realizzata in collaborazione con Swg, le relazioni che intercorrono fra l’anima umanistica e quella scientifica della conoscenza, secondo la percezione e il vissuto dei giovani italiani fra i 18 e i 34 anni.
L’obiettivo della ricerca è contribuire a comprendere se e quanto sia marcata la percezione di distanza fra le due sfere della conoscenza e come questo possa influenzare i percorsi di narrazione e trasmissione di contenuti culturali e scientifici anche al fine di superare potenziali contrapposizioni a beneficio dei giovani e, più in generale, dell’intera società. Dai contributi degli esperti, autori dei saggi presenti nella seconda parte del volume, emergono invece le priorità strategiche per favorire la divulgazione di scienza e cultura su larga scala. In particolare, l’attenzione si focalizza sui quattro assi prioritari: formazione, educazione, innovazione digitale, strumenti e strategie di divulgazione e comunicazione…
Gianni Letta ha aperto l’incontro ricordando l’antica polemica del libro “Le due culture” di Charles Percy Snow e l’evoluzione che ne è derivata e citando il libro di Alec Ross “Il nostro futuro” per sottolineare “quanto sia necessario far convivere oggi ancor più di ieri la cultura umanistica e quella scientifica per il benessere e lo sviluppo delle nazioni e dei popoli”.
Uno dei dati più interessanti che emergono dalla ricerca: la percezione di fruibilità di scienza e cultura tratteggia un quadro fortemente polarizzato, dove in ambito culturale il 21 % degli intervistati si sente escluso dalla possibilità di accedere ai contenuti, mentre in ambito scientifico la quota sale al 35 %. Se a reputare i contenuti scientifici inaccessibili è oltre un terzo dei giovani, si sfiora la metà quando si considerano giovani con una formazione umanistica o un’occupazione inerente alla cultura…
Torneremo su questi temi, ma riteniamo oggi assolutamente opportuno dedicare una sorta di “seconda puntata” all’iniziativa promossa ieri a Montecitorio dal deputato Raffaele Bruno (M5s), ovvero il convegno-spettacolo “Operatori/Operatrici di Teatro Sociale e di Comunità: una professione che (non) esiste!”, perché si è trattato di un evento di alto livello artistico-culturale e di grande coinvolgimento civile-emotivo, per gli oltre duecento partecipanti che hanno affollato la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari a Campo Marzio…
Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano rimarca il rapporto tra “cultura” e “benessere”: “con solo una esperienza artistica al mese l’esistenza di un individuo può essere prolungata fino a dieci anni in più rispetto alle normali aspettative di vita”
Una premessa: nell’intervento del Ministro Gennaro Sangiuliano ieri mattina a Civita, abbiamo intercettato un concetto-chiave che ci stimola ad approfondire l’iniziativa pomeridiana dell’onorevole Raffaele Bruno, perché ci consente di ri-collegare, una volta ancora – come andrebbe fatto sempre – la dimensione “culturale” con la dimensione “sociale”. Ha sostenuto il titolare del Collegio Romano: “la qualità di vita va misurata anche in termini di offerta culturale. È fondamentale affrontare con coraggio la sfida di riconnettere le persone con il sapere scientifico e culturale, soprattutto tramite la tecnologia digitale in cui sempre di più sono immersi i giovani”.
Il Ministro, facendo riferimento alla riduzione di 50 milioni di euro del “Fondo Cinema e Audiovisivo” (che nel 2023 è stato di 746 milioni di euro), decisione che ha provocato grandi quanto insensate polemiche, ha sostenuto che “nella Finanziaria abbiamo fatto un piccolissimo taglio al cinema ma facciamo due nuovi corpi di ballo e un nuovo scavo a Pompei…”.
Qui interessa di più una tesi che il Ministro ha espresso nella sua introduzione al 15° Rapporto di Civita, evidenziando la correlazione tra dimensione culturale e welfare psico-sociale: “per il benessere sociale e individuale, come dimostrano gli ultimi studi scientifici sulla fruizione culturale così ben illustrati da Susan Magsamen e Ivy Ross in ‘Your Brain on Arts. How The Arts Transform Us’. Assistere ad una rappresentazione teatrale, ad un’opera lirica, alla proiezione di un film, ad un balletto o a una performance di danza contemporanea, visitare una mostra, un museo o un sito archeologico, leggere un libro, ascoltare la musica o andare ad un concerto sono tutte esperienze che amplificano notevolmente le attività e le capacità cerebrali, come efficacemente illustrato da questo saggio frutto del lavoro della fondatrice dell’International Arts+Mind Laboratory del Centro per la Neuroestetica Applicata della John Hopkins University School of Medicine e della Vice Presidente dell’Area Design per la Produzione Hardware di Google. Dalle loro analisi emerge che, impegnarsi per 45 minuti in un’attività artistica produce il cortisolo, l’ormone dello stress, mentre con solo una esperienza artistica al mese l’esistenza di un individuo può essere prolungata fino a dieci anni in più rispetto alle normali aspettative di vita. E curiosamente la scienza a dirci quanto sia necessaria la cultura alla nostra esistenza”.
Va osservato che non è la prima volta che il Ministro cita il saggio di Susan Magsamen e Ivy Ross. Un mese fa (il 21 settembre), in un messaggio trasmesso alla Fondazione Komen in occasione della presentazione della campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore del seno intitolata “La Prevenzione è il nostro capolavoro 2023”, ebbe a scrivere: ““Salus per artem” sostenevano i latini, nella convinzione che la cultura, l’arte e l’esperienza del bello costituiscano un potente farmaco per l’anima, un’arma indispensabile contro l’ansia, la paura e la depressione che accompagnano quasi sempre ogni difficile malattia. Questo adagio della tradizione trova oggi conferma anche in autorevoli studi, come ad esempio le ultime ricerche scientifiche sulla fruizione culturale così ben illustrati da Susan Magsamen e Ivy Ross in “Your Brain on Art. How the Arts Transform Us”.
Rimarchiamo che nessun altro, finora, in Italia, ha segnalato questo saggio (edito nei primi mesi dell’anno negli Usa, per i tipi di Canongate Books), allorquando sarebbe auspicabile una edizione nella nostra lingua.
Complimenti al Ministro per aver intercettato un testo destinato a divenire un “testo di riferimento” su queste tematiche d’avanguardia.
La cultura e l’arte strumenti per combattere il disagio
Esiste in effetti ormai una discreta “letteratura scientifica” sul rapporto tra “arte” e “benessere”, tra “cultura” e “welfare”, e l’iniziativa promossa ieri a Montecitorio ha rappresentato una ulteriore dimostrazione di questa correlazione ed interazione, perché ha affrontato la dimensione psico-sociale dell’arte allorquando si cerca di utilizzare la cultura per lenire le ferite dell’esistenza, per combattere il disagio (nelle sue declinazioni: fisico, psichico, sociale) soprattutto nelle persone “svantaggiate” (e – diciamocelo – in fondo ogni essere umano è, almeno per alcuni aspetti, “svantaggiato”)…
Riproponiamo alcuni dei numeri-chiave che abbiamo già segnalato nell’intervento di ieri su queste colonne, elaborati da IsICult Istituto italiano per l’Industria Culturale: sono attive in Italia oltre 400 realtà artistico-sociali (compagnie teatrali, associazioni culturali e di promozione sociale, cooperative ed altre soggettività) che operano nell’ambito del “teatro sociale” ovvero del “teatro di comunità”, ed una stima prudente consente di quantificare in oltre 4.000 gli “operatori di teatro sociale”, professionisti il cui lavoro è ancora non riconosciuto dalle istituzioni…
Premesso che è grande (ed incomprensibile) lo squilibrio che esiste tra l’intervento dello Stato a favore del cinema e audiovisivo (circa 750 milioni di euro l’anno) e l’intervento a favore del teatro (circa 90 milioni di euro l’anno), sarebbe opportuno correggere questa diversità di trattamento, considerando che va al cinema una quantità di italiani 3 volte superiore a quelli che vanno a teatro. La mano pubblica non deve intervenire per stimolare una offerta che consenta una estensione della domanda verso forme culturali che registrano un minor fruizione?!
Al di là dei dati “macro” (quali le concause di tanta sensibilità pubblica verso il cinematografo e così poca verso il teatro?!), emerge che non soltanto la professione di “operatore di teatro sociale” viene ignorata dallo Stato, ma questo stesso Stato dedica modestissime risorse alle attività teatrali che in qualche modo – rispetto alle norme vigenti ed ai correlati decreti attuativi e regolamenti di assegnazione dei contributi – possono essere considerate di “teatro sociale”: si tratta di poco più di 400mila euro all’anno, meno del 5 % del totale del sostegno pubblico al teatro. Una somma modesta che viene assegnata ad una eletta schiera di 7 eletti soggetti, in primis la benemerita e storica Compagnia della Fortezza di Volterra, avanguardia italica nelle esperienze di teatro in carcere…
E tutte le altre oltre 400 realtà attive su tutto il territorio nazionale?! Ignorate. Abbandonate a sé stesse, ovvero alla propria capacità di autofinanziamento, facendo appello a bandi regionali e comunali, al sostegno di una qualche fondazione o finanche sponsor privato…
Ieri è stato proposto un florilegio impressionante di appassionate esperienze professionali, che merita essere segnalato…
Lo spettacolo teatrale “La Lupa nella Gabbia”, voce di una donna in stato di reclusione che racchiude le voci di tante donne incontrate in carcere
Prima degli interventi ovvero delle testimonianze della eletta schiera di “operatori di teatro sociale” è stato messo in scena lo spettacolo “La Lupa nella Gabbia”, prodotto dal collettivo DelirioCreativo guidato da Raffaele Bruno: la voce di una donna in stato di reclusione che racchiude le voci di tante donne incontrate in carcere… Uno spettacolo ispirato alle storie raccolte in carcere, negli oltre 20 incontri e nei laboratori teatrali realizzati dal 2018 con l’associazione Gli Ultimi Saranno. Storia di una “donna/lupa” che tradisce la sua vocazione di proteggere e curare i piccoli, e compie il più atroce dei gesti e lo compie quando lei stessa era solo una “piccola da proteggere”… Testo di Claudia Balsamo e Raffaele Bruno. Interpretato dalla convincente Federica Palo e con la partecipazione di “Gatos do Mar“, ovvero i musicisti Annalisa Madonna, Gianluca Rovinello e Pasquale Benincasa…
Dopo questo spettacolo, coinvolgente ed emozionante, per quanto con una scenografia assai semplice, intorno al bando della presidenza della assai istituzionale Aula Nuova dei Gruppi Parlamentari, sono intervenuti gli “operatori di teatro sociale”.
Gaetano Battista (Coordinamento Teatro Carcere Campania): dal carcere alle periferie…
Gaetano Battista (per il Coordinamento Teatro Carcere Campania, Napoli) ha raccontato l’esperienza maturata nella dimensione carceraria, nel cui ambito ha sviluppato iniziative di rigenerazione culturale, anche attraverso l’associazione Polluce. Battista lavora da oltre dieci anni nella Casa Circondariale di Poggioreale. Nella Casa circondariale di Arienzo (in provincia di Caserta), l’esperienza teatrale è andata così bene da aver creato negli anni una compagnia stabile, dal nome “La Flotta”, grazie alla quale i detenuti si esibiscono anche all’esterno della struttura. Lo fanno in teatri, università o durante manifestazioni istituzionali, con una dinamica spiazzante, passando “dal” carcere “alle” periferie. Sono intervenuti ieri a Montecitorio un ex-detenuto e due persone attualmente detenute, che hanno offerto dei monologhi ed una poesia… La Flotta si pone come compagnia teatrale stabile composta da detenuti, ex detenuti e professionisti dello spettacolo dal vivo. Battista ha promosso il “Progetto Teatro Inclusivo”, che intende “rivoluzionare” il luogo-carcere trasformandolo, in sintonia con i direttori, la polizia penitenziaria e gli educatori, in un vero e proprio centro culturale dove tutti, insieme ai detenuti, diventano il motore rigenerante di un’intera comunità utilizzando i mestieri appartenenti alle arti dello spettacolo dal vivo… I progetti dell’associazione Polluce sono sostenuti grazie al Fondo Beneficenza di Intesa Sanpaolo “Teatro inclusivo”, al Garante dei Detenuti della Regione Campania ed alla Direzione Generale delle Politiche Sociali e Socio Sanitarie della Regione Campania. Perché il Ministero della Cultura ignora una realtà come questa?!
Massimo Bonechi (Sta/Coop Margherita): “se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori…” (Calvino)
Massimo Bonechi (per Sta/Coop Margherita, Prato) ha esposto l’esperienza del Laboratorio Teatrale della Cooperativa Margherita, che opera da oltre 20 anni nel campo del disagio mentale e della disabilità, raccontando la storia di una piccola comunità fatta di educatori e di ragazzi che attraverso il teatro hanno costruito un percorso educativo. Bonechi ha evocato un bel concetto di Italo Calvino: “se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori”… Dal 2020, Bonechi è titolare del modulo di “Teatro Sociale” al Master per Operatori e Organizzatori Culturali dell’Istituto Spinelli di Firenze. Fra i suoi lavori recenti, si segnala “Gli ultimi giorni di Pompeo”, spettacolo ispirato all’omonimo testo di Andrea Pazienza e prodotto dal Teatro Metastasio di Prato…
Filippo Lange (Teatro del Lido di Ostia): casi unico in Italia di “teatro pubblico partecipato”
Filippo Lange (per Teatro del Lido di Ostia, Roma) ha ricostruito l’esperienza del caso unico in Italia di “teatro pubblico partecipato” qual è divenuto nel corso dei decenni il teatro del X Municipio di Roma Capitale, che ha oltre 105mila residenti cui vanno sommati altre 130mila persone dell’hinterland. Una storia di spazi occupati, di luoghi abbandonati rigenerati, che ha radice nel movimento dei centri sociali, che è stata sostenuta dall’allora Sindaco Valter Veltroni ed avversata dal suo successore Gianni Alemanno, ma che continua a vivere grazie al coinvolgimento di oltre 30 associazioni culturali e sociali del territorio… Ormai il Teatro del Lido rappresenta un “presidio culturale” fondamentale per Ostia, luogo di interazione con una “realtà multipla”. Lange ha evocato il concetto di “sussidiarietà”, rimarcando l’importanza di concetti come la coprogettazione e la coprogrammazione invitando tutti a mettere a frutto quanto previsto dalla lLegge n. 328 del 2020 (si tratta della legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, che delinea le azioni di intervento nei servizi sociali, ricercando il benessere, promuovendo autonomia e solidarietà, attraverso l’offerta e il coordinamento di servizi, risorse e prestazioni)……
Emiliane Rubat Du Mérac (Università “La Sapienza”): sviluppare la comunicazione con il corpo e attraverso le emozioni
Emiliane Rubat Du Mérac (per l’Università “La Sapienza”, Dipartimento di Psicologia Sociale, Roma) ha ricordato come esista “ricerca universitaria” su questi temi, ma l’attività di studio e di ricerca debba essere “vissuta” meglio, con esperienze dirette (sviluppando la comunicazione con il corpo e attraverso le emozioni), sviluppando pratiche di “valutazione delle competenze” attraverso l’arte. Ha promosso un laboratorio teatrale “speciale”, ovvero aperto alla partecipazione di studenti, studentesse e docenti insieme… Nell’ottobre 2022, ha presentato il progetto europeo sull’Operatore di Teatro Sociale, basato su tre anni di esperienza nell’ambito del progetto europeo Erasmus Plus “Re.sto.re.” capitanato dall’italiana Oltre le Parole onlus, guidata da Pascal La Delfa (che ha moderato l’incontro di ieri a Montecitorio).
Andrea Lombardi (associazione ArteCheInclude): superare le “barriere artistiche e culturali”
Andrea Lombardi (“counselor”, associazione ArteCheInclude, operatore Teatro Sociale Assisi, Perugia) ha sostenuto l’esigenza di superare le “barriere artistiche e culturali”, ed ha portato con sé una persona con disabilità, che ha dimostrato concretamente come anche una attività come “attaccare la presa del telefonino” possa essere difficile intrapresa, allorquando per la gran parte delle persone è un’attività semplice e banale… Leone concilia il teatro sociale con missioni umanitarie nell’Amazzonia brasiliana, dove collabora con i missionari cappuccini nell’area indigena dell’Eware e con progetti umanitari per il riscatto di minori senza tetto dipendenti da “colla”…
Tiziana Bergamaschi (Teatro Utile): attenzione verso realtà multiculturali dei migranti e dei “nuovi italiani”, coinvolgendo artisti e psichiatri
Tiziana Bergamaschi (per Teatro Utile, Milano) ha parlato della sua esperienza attraverso il teatro come “cura dell’anima”, con una compagnia sostenuta dall’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dedicata soprattutto alle realtà multiculturali dei migranti e dei “nuovi italiani”. Ha rimarcato l’esigenza di un approccio inter-disciplinare, con il coinvolgimento attivo di artisti e psichiatri… Bergamaschi da alcuni anni sta anche lavorando, in collaborazione con Lorenzo Mosca (psichiatra) e con l’associazione di psicologhe EtNos, con rifugiati che hanno subito traumi in cura presso l’Ospedale Niguarda di Milano..
Gilberto Scaramuzzo (Università Roma Tre): il teatro “per fare respirare l’anima”… il teatro “aiuta a cercare verità per sé e per gli altri”
Gilberto Scaramuzzo (per l’Università Roma Tre e l’Accademia Nazionale Danza) ha proposto un intervento molto appassionato, a partire dalla propria esperienza di attore ed al contempo e di docente universitario (è docente di “Pedagogia dell’espressione”): il teatro “per fare respirare l’anima”… il teatro “aiuta a cercare verità per sé e per gli altri”. Ha fatto cenno all’ultimo spettacolo che ha messo in scena la Compagnia Teatrale del Dipartimento di Scienze della Formazione, “Stanze di Eros”, un inedito format che unisce momenti di drammaturgia corale a monologhi e coreografie alternate alla lettura delle domande degli spettatori raccolte in forma anonima prima dell’inizio dello spettacolo…
Carolina Damiani: “un lavoro che indaga nelle passioni, cercando di uscire dalle proprie gabbie”
Carolina Damiani (attrice operatore Teatro Sociale, ludoterapista, Salerno) ha raccontato la propria esperienza personale e professionale, attraverso un “lavoro che indaga nelle passioni, cercando di uscire dalle proprie gabbie”. L’ha definito anche come un “gioco condotto professionalmente”… Damiani conduce laboratori con persone con disabilità per conto di cooperativa sociale Icaro presso la Fondazione Anffas Salerno Giovanni Caressa Onlus (centro diurno integrato e centro di riabilitazione) e presso il Teatro Ghirelli di Salerno (laboratorio inclusivo per ragazzi con e senza disabilità). È al contempo Ludoterapista per l’onco-ematologia pediatrica Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore…
Laura Sonnino e Vania Castelfranchi (Rete Sanbarte, Teatro Popolare San Basilio, il Teatro Ygramul): fare teatro nelle periferie, anche nei cortili, per stimolare coscienza critica
Laura Sonnino e Vania Castelfranchi (per la Rete Sanbarte, Teatro Popolare San Basilio, e per il Teatro Ygramul, Roma) hanno raccontato l’esperienza di “teatro nelle periferie” (si ricordi che San Basilio è un quartiere romano vicino a Rebibbia, il maggior carcere della Capitale), lamentando la diffusa assenza di “cultura critica” e le necessità di portare il teatro “nei cortili”, superando anche gli spazi tradizionali dell’offerta di spettacolo…
Damiana Leone (Compagnia Teatrale Errare Persona): fare teatro con detenuti in “alta sicurezza” e con i “collaboratori di giustizia”, “invisibili tra gli invisibili”
Damiana Leone (Compagnia Teatrale Errare Persona, Frosinone), orgogliosa dei suoi oltre venti anni di volontariato nelle carceri, ha spiegato le difficoltà del “fare teatro” con i detenuti classificati come ad “alta sicurezza”. Le opere che ha messo in scena vedevano i detenuti-attori indossanti delle maschere, per evidenti ragioni di sicurezza, data l’impossibilità di poterli riconoscere. Ha spiegato quanto sia difficile, in particolare, la realtà del carcere di Paliano (in provincia di Frosinone), nel quale sono detenuti una gran quantità di “collaboratori di giustizia”, esseri umani che debbono mettere in discussione anche la propria stessa identità nominale e quindi esistenziale: Leone li ha definiti “invisibili tra gli invisibili”… Ha spiegato come dover lavorare con criminali particolari, come i “sex offender”, costringe il teatrante ed operatore di teatro sociale, ad affrontare anche i pregiudizi che albergano nel profondo delle nostre anime, dovendosi sforzare di non identificare il detenuto con il suo reato e la sua condanna, ma considerandolo comunque un essere umano… Leone ha esordito nella regia cinematografica nel 2023, con il film documentario “Le marocchinate del ’44”, prodotto da Qualità Film con il contributo di Mic e Lazio Film Commission…
Il convegno-spettacolo è stato anche arricchito da alcuni brani cantati da Academia “Alma Vox”, un coro giovanile con un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale a quella contemporanea, diretto dal Maestro Alberto de Sanctis…
Federico Mollicone (Presidente della Commissione Cultura della Camera): “dobbiamo lavorare a riconoscere questa professione dell’operatore di Teatro Sociale”
Non è intervenuto, preso da altri impegni, il Presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), che ha indirizzato un lungo e convinto messaggio di saluto: “ringrazio l’onorevole Raffaele Bruno per l’invito e Pascal La Delfa, con cui ho presentato il suo libro sul teatro in carcere, per il suo lavoro decennale in questo settore. Il Teatro Sociale ha una funzione fondamentale: attivare la crescita del singolo, del gruppo e della loro relazione con il contesto, l’ambiente, le relazioni in famiglia e a lavoro. Il teatro sociale è un tesoro da valorizzare. Il mio ringraziamento va anche ai tanti operatori che ricuciono i rapporti degli “ultimi” con la società grazie al teatro. Gli operatori di Teatro Sociale riescono a trovare metodi di lavoro adeguati a ciascuno, al di là dei diversi bisogni e delle possibili limitazioni con sensibilità ed apertura. La figura dell’operatore di teatro sociale ha una importanza fondamentale nei contesti dove opera e per la società tutta. Dobbiamo lavorare a riconoscere questa professione, che ormai in Italia esiste da moltissimi anni, ma che non è ancora legalmente regolamentata, e dare loro il valore che meritano. Gli esempi di teatro sociale su cui lavorare sono molti: penso alle molte realtà di teatri in periferia o al ruolo del teatro in carcere”.
Mollicone approfondisce la dimensione del teatro nelle carceri, che è oggetto di una specifica proposta di legge a firma del collega Raffaele Bruno (si tratta della proposta di legge n. 474, “Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari”, presentata il 26 ottobre 2022, il cui iter purtroppo non è stato ancora concretamente avviato): “per quanto riguarda quest’ultimo stiamo lavorando ad una proposta di legge per promuovere l’inserimento lavorativo dei detenuti attraverso la recitazione. La promozione delle attività teatrali è stata sviluppata in maniera non sistematica, ma legata soprattutto alla capacità di chi opera nel terzo settore. Sono circa 148 i laboratori attivi e, nel 2021, 2.489 persone detenute hanno frequentato almeno un’attività teatrale. Il teatro in carcere si configura oggi come una pratica formativa non tradizionale, che aiuta la riscoperta delle capacità e delle sensibilità personali, ma anche una modalità di espressione positiva di emozioni negative o angoscianti; l’esperienza del gruppo teatrale consente, infatti, di sperimentare ruoli e dinamiche diversi da quelli propri della detenzione, sostituendo i meccanismi relazionali basati sulla forza, sul controllo e sulla sfida con quelli legati alla collaborazione, allo scambio e alla condivisione”.
Conclude Mollicone (che – si ricordi – è anche Responsabile Cultura ed Innovazione di Fratelli d’Italia): “la cultura tutta deve avere un ruolo centrale: la poesia, la lettura, la scrittura e la recitazione possono essere essenziali per aiutare il detenuto a relazionarsi con il mondo esterno e raccontare. È evidente che il fine deve essere quello del reinserimento, sia da un punto di vista lavorativo sia da un punto di vista sociale, sia durante la detenzione sia dopo”.
Ci si augura che si passi dagli apprezzabili intendimenti a risultati concreti, in una auspicabile prospettiva “no partisan”..
Passione e competenza sono i due concetti essenziali emersi da tutti gli interventi (che verranno messi a disposizione sul sito web dell’associazione Teatro Civile, che ha co-organizzato il convegno-spettacolo), così come l’esigenza, ormai urgente, di riconoscimento istituzionale, che passa attraverso la definizione anche giuridica della professione dell’“operatore di teatro sociale”, ed attraverso una maggiore sensibilità – anche numismatica – da parte del Ministero della Cultura…
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
https://www.key4biz.it/il-teatro-sociale-richiede-riconoscimento-giuridico-e-sostegno-istituzionale/465551/