La tecnologia cloud ha acquistato un’enorme importanza strategica con l’esplosione della pandemia di Covid-19 in tutto il mondo, durante il 2020. Oggi gran parte delle attività aziendali e anche della Pubblica Amministrazione si sta trasferendo sulla nuvola, o hanno intenzione di farlo, per una transizione tecnologica che durerà ancora molti anni.
Secondo un Rapporto pubblicato da Gartner, a livello di amministrazioni pubbliche, gli investimenti in strategie cloud potrebbero raggiungere i 390 miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno.
Fondamentale in questo percorso di innovazione e di digitalizzazione delle organizzazioni è il ruolo giocato dalle infrastrutture. Un settore questo in cui i grandi player si confrontano senza esclusione di colpi e dove son in pochissimi a spartirsi la fetta.
Le bad practice e le distorsioni nel mercato delle infrastrutture cloud
Un nuovo studio commissionato dal CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers in Europe) e coordinato dal Frédéric Jenny, professore emerito di economia all’ESSEC Paris Business, ha illustrato come i termini sleali di licenza del software applicati da alcune società di software legacy possano distorcere la concorrenza nel nascente mercato dei servizi di infrastruttura cloud in Europa.
Il documento, presentato agli europarlamentari, ai membri della Commissione europea e del Consiglio, impegnati nel voto sul Digital markets act (Dma), ha indicato chiaramente tutte le pratiche più o meno scorrette utilizzate dalle società di software legacy per limitare la scelta delle imprese europee che cercano di passare al cloud.
“Bad practice” che se non contrastate adeguatamente, si legge nello studio, “lederanno in modo significativo la concorrenza nel cloud, danneggiando la crescita, l’innovazione e la redditività dei fornitori di infrastrutture cloud europei e delle aziende che si affidano a loro”.
Minore scelta e prezzi più alti
In definitiva, uno scenario che comporta e comporterà una minore scelta e prezzi più elevati per i servizi cloud per i consumatori europei.
“Nel corso di diversi mesi ho parlato con utenti di software aziendali di tutte le dimensioni e di tutti i settori. Alcuni utenti temevano possibili ritorsioni qualora avessero rivelato le presunte pratiche sleali. Anche alcuni grandi utenti di servizi cloud hanno riconosciuto di non poter fare a meno delle suite di produttività di base che queste società di software controllano”, ha spiegato in una nota il professor Jenny.
“Abbiamo incaricato il professor Jenny di effettuare uno studio su queste pratiche e sul loro impatto, per supportare il principio di licenza software equa che abbiamo creato con Cigref. Lo Studio dimostra chiaramente la necessità che i Principi e il DMA li includano nelle disposizioni”, ha spiegato Alban Schmutz, presidente del CISPE.
“Questo è un problema importante che richiede una legge e l’adozione volontaria dei nostri Principi per garantire la conformità e condizioni migliori per le imprese e i consumatori europei”, ha precisato Schmutz.
Come si restringe la concorrenza nel cloud?
Ma quali sono le principali restrizioni tecniche, finanziarie e contrattuali utilizzate per indurre gli utenti aziendali a restare all’interno dell’ecosistema dell’infrastruttura cloud dei fornitori di software?
Lo studio ne evidenzia alcune, tra cui:
- la rimozione delle offerte Bring Your Own License (BYOL), il che significa che il cliente è costretto a pagare di nuovo per utilizzare il software che già possiede su un’infrastruttura cloud concorrente;
- raggruppamento e collegamento di prodotti software con l’infrastruttura cloud per rendere le offerte di altri fornitori di servizi cloud meno attraenti/più costose;
- limitazione contrattuale della possibilità di utilizzare il software nel modo più efficiente dal punto di vista hardware, costringendo i clienti all’uso di un’infrastruttura cloud dedicata;
- aumento dei prezzi per i partner che utilizzano la propria infrastruttura cloud mantenendoli invariati per i partner che vendono sull’infrastruttura cloud del fornitore di software;
- limitazione artificiale della portabilità dei dati rendendo costoso se non impossibile utilizzare l’infrastruttura cloud di concorrenti;
- richiesta di informazioni sui clienti ai partner dei servizi cloud per “scopi di fatturazione”, in seguito rivolgendosi direttamente a quei clienti per sollecitarli a cambiare infrastruttura cloud.
Includere nel Digital Market Act i principi di una licenza software equa
“È importante disciplinare queste pratiche, che sono effettuate principalmente da fornitori non europei. Queste pratiche costituiscono un drenaggio illegittimo dell’economia europea e contribuiscono a soffocare l’innovazione digitale degli attori europei tramite acquisizioni che le eliminano”, ha affermato Henri d’Agrain, Segretario Generale di Cigref, che rappresenta i leader della digitalizzazione in Francia.
Hans-Joachim Popp di Voice, l’Associazione CIO tedesca, ha dichiarato: “È chiaro che molti grandi produttori di software cercano di sfruttare i loro accordi di licenza per limitare la concorrenza e le scelte”.
“Le pratiche di licenza vengono abusate da parti con un monopolio di fatto e soffocano i fornitori di cloud indipendenti. In definitiva, se non si interviene, ciò porterà alla scomparsa dell’industria europea del cloud”, ha aggiunto Simon Besteman, amministratore delegato della Dutch Cloud Community.
Queste sono alcune delle testimonianze raccolte dal CISPE e che sottolineano quanto sia essenziale combattere questo abuso di potere e quanto sia fondamentale ripristinare condizioni di parità includendo nel DMA i principi di una licenza software equa.
https://www.key4biz.it/infrastrutture-cloud-mercato-europeo-minato-da-licenze-software-sleali/379568/