L’anno passato 39 città capoluogo di provincia nel nostro Paese hanno superato il limite annuale dei 35 giorni per le polveri sottili. La media giornaliera è stata superiore ai 50 microgrammi per metro cubo. Il dato proviene dal nuovo Rapporto Mal’Aria 2018 – “L’Europa chiama, l’Italia risponde?” presentato in questi giorni da Legambiente.
Dei 39 centri urbani in codice rosso per l’aria fortemente inquinata e quindi per la minaccia che questo dato rappresenta per la salute umana, cinque hanno addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti: Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali; Cremona (Fatebenefratelli) con 105; Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova (Mandria) con 102 e Pavia (Minerva) con 101 giorni.
Ci sono andate molto vicina anche Asti (Baussano), con 98 giorni, e Milano (Senato), con le sue 97 giornate oltre il limite. Seguono Venezia (Tagliamento) 94; Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90.
La situazione più critica, spiegano da Legambiente, è nella zona della pianura padana. Qui, in 31 dei 36 capoluoghi di provincia di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, è stato sforato il limite giornaliero consentito e “l’85% delle centraline urbane ha rilevato concentrazioni oltre il consentito, a dimostrazione di un problema diffuso in tutta la città e non solo in determinate zone”.
Delle 31 città con un inquinamento costante tutto l’anno, 28 superano i 100 giorni, e 16 superano addirittura i 150 giorni. La popolazione residente in questi capoluoghi ammonta a circa 7 milioni di abitanti che, in pratica, hanno respirato polveri, gas tossici e varie sostanze nocive sospese nell’aria circa un giorno su due nel peggiore dei casi (Cremona), al massimo uno su quattro nel caso di Biella che chiude la classifica con 87 giornate.
Numeri che si traducono in problemi di salute, costi per il sistema sanitario e impatti rilevanti sugli ecosistemi: le morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico nel nostro Paese sono oltre 60mila l’anno, come riportato annualmente nei report dell’Agenzia Ambientale europea (EEA). Senza contare che in Italia i costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria si stimano fra i 47 e i 142 miliardi di euro (stima al 2010).
In Cina, dove il problema dello smog è ormai cronico, sono stati avviati diversi progetti di riduzione degli inquinanti, come ad esempio quello messo a punto Istituto per l’ambiente dall’Accademia delle scienze: una torre alta 100 metri in grado di assorbire le diverse sostanze inquinanti presenti nell’aria.
Un progetto sperimentale, lanciato dal 2015 e completato lo scorso anno, ma che ha già fornito dati positivi nella città di Xian: la qualità dell’aria è migliorata “sensibilmente” in un’area di 10 km quadrati e nei primi sei mesi ha prodotto “10 milioni di metri cubi di aria pulita”.
La città è capoluogo della provincia dello Shaanxi e conta quasi 9 milioni di abitanti.
Il funzionamento della torre è semplice: l’aria inquinata è aspirata alla base della struttura, sfruttando energia solare, e salendo verso l’alto è filtrata più volte, per poi uscirne fuori pulita.
L’aria trattata registra una riduzione del 15% delle polveri sottili (PM 2.5%). L’obiettivo è realizzare una nuova più grande torre, alta fino a 500 metri e con un diametro di circa 200 metri, in grado di lavorare su una superficie urbana di 30 km quadrati. I ricercatori stimano che una struttura del genere è pienamente in grado di purificare l’aria di un piccolo centro urbano.
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