Internet spaziale, gli operatori satellitari tradizionali cambiano pelle per rispondere alla sfida di Starlink

  ICT, Rassegna Stampa
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Operatori satellitari tradizionali sul chi vive per l’avvento sulla scena di nuovi agguerriti player come Starlink e Kuiper, pronti a mangiarsi in un sol boccone il mercato della connettività spaziale. Si può leggere anche così l’operazione chiusa in settimana dalla lussemburghese SES che ha rilevato la rivale americana Intelsat per per 2,8 miliardi di euro, dando così vita ad un colosso globale dei satelliti.

Ses-Intelsat se ne parlava da un anno

Una fusione di cui si parlava da un anno che si concretizza in un momento di grande trasformazione e sviluppo per il settore, che sta vivendo la forte accelerazione impressa dagli enormi investimenti di Elon Musk tramite la sua costellazione Starlink e di Jeff Bezos, fondatore di Amazon tramite i satelliti di Kuiper.

Lanciata negli anni ’60 come un consorzio intergovernativo incaricato di promuovere le telecomunicazioni internazionali via satellite, poi privatizzato all’inizio degli anni 2000, Intelsat possiede più di 50 satelliti geostazionari.

L’alleanza dei due più grandi operatori storici satellitari conferma il big bang che attraversa attualmente l’industria dei satelliti delle telecomunicazioni.

Per il Lussemburgo, il momento è storico

Il piccolo stato delle Ardenne, che negli anni ’80 si affidava alla trasmissione via satellite per dimenticare la crisi dell’acciaio, diventa oggi la tana del numero uno mondiale delle telecomunicazioni spaziali.

Per quanto tempo? Senza dubbio in modo temporaneo, scrive Les Echos in un’analisi del settore, dato che l’appetito dei miliardari americani per il mercato spaziale di Internet è feroce. La costellazione Starlink di Elon Musk conta circa 25mila nuovi abbonati a settimana, mentre il fondatore di Amazon Jeff Bezos inizia a mettere in orbita la sua costellazione Kuiper, con l’obiettivo di avere il pieno servizio entro la fine del 2026.

SES, convertirsi all’Internet spaziale per rispondere a Starlink

Per il momento è la SES lussemburghese ad acquistare l’americana Intelsat, il principale fornitore di servizi spaziali del governo degli Stati Uniti, e non viceversa, ha esultato il primo ministro lussemburghese Luc Frieden. “Il mercato degli operatori satellitari sta attraversando una trasformazione fondamentale”, ha ammesso. Anche SES, cresciuta con la diffusione dei segnali televisivi, deve ora convertirsi all’Internet spaziale. Sempre meno persone ricevono il segnale TV via satellite e sempre più persone necessitano di maggiore connettività.

Un processo di trasformazione che sta attraversando l’intero settore, con cui dovranno fare i conti un po’ tutti i player fra gli altri Sky, spingendo gli operatori satellitari televisivi tradizionali ad abbracciare il cambiamento e la trasformazione verso il paradigma di operatori di connettività spaziale.

Il rullo compressore Starlink

La lotta per conquistare il mercato spaziale di Internet si preannuncia dura. Gli investitori sono cauti, come dimostra il calo del prezzo di SES. Gli investitori si chiedono se le sinergie di costo annunciate dai due operatori, la cui redditività è in calo, saranno sufficienti per far fronte alle sfide poste dalla concorrenza di Starlink e dall’imminente ingresso sul mercato della costellazione di Kuiper di Jeff Bezos.

L’intero settore dei satelliti per telecomunicazioni sta attraversando un momento di grande esplosione. I produttori storici, abituati a produrre sofisticati satelliti per telecomunicazioni in piccole quantità, devono rivedere la propria organizzazione industriale di fronte a SpaceX o Kuiper che scelgono la produzione di satelliti in catena di montaggio. Ricordiamo che Airbus ha speso 600 milioni di euro in accantonamenti per la sua divisione spaziale nel 2023 e Thales Alenia Space ha annunciato l’eliminazione di 1.400 posti di lavoro.

Gli operatori storici stanno raccogliendo le forze

Eva Berneke, direttrice generale di Eutelsat, che ha appena acquistato OneWeb, la prima costellazione Internet dispiegata in orbita bassa, sa che ha poco tempo per reinventarsi. “Nessuno vuole il monopolio di Elon Musk. La nostra costellazione spaziale è quasi completa”, ha confidato recentemente a Les Echos, contando sull’apertura quest’estate dei mercati indiano e mediorientale per OneWeb.

Secondo previsioni ragionevoli, nel 2030 il fatturato dei servizi Internet spaziali dovrebbe raggiungere i trenta miliardi di dollari. Nella battaglia, la potenza di fuoco di Elon Musk minaccia di prendere tutto. Starlink contava 2,6 milioni di abbonati il ​​mese scorso e, secondo uno studio della banca Morgan Stanley, ne avrà 23 milioni nel 2035. Il suo sviluppo potrebbe essere ostacolato dalle ambizioni cinesi nel settore, ma è chiaro che i mezzi messi in campo da SpaceX, Amazon o Pechino, in particolare per collegare direttamente il segnale satellitare agli smartphone, non sono paragonabili a quelli del binomio SES-Intelsat. Per rimanere al centro del gioco, il nuovo SES avrà bisogno del sostegno della politica spaziale europea.

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