La Bielorussia sta espandendo le sue capacità strategiche con il dispiegamento del sistema missilistico russo “Oreshnik” sul suo territorio, una mossa che combina simbolismo geopolitico e un significativo potenziale militare. Oreshnick è un sistema missilistico intermedio ipersonico di recente sviluppo e testato in Ucraina.
Il presidente Alexander Lukashenko ha ordinato personalmente l’operazione, secondo il capo di Stato Maggiore delle forze armate bielorusse, generale Pavel Muraveiko.
Muraveiko ha dichiarato che la decisione di Lukashenko va oltre il compito logistico di dispiegare il sistema. La direttiva prevede anche lo sviluppo di piani operativi dettagliati per il suo potenziale utilizzo, sottolineando l’integrazione dell ‘”Oreshnik ” nella strategia di difesa complessiva della Bielorussia. I suoi commenti sono giunti dopo una riunione del Consiglio di Sicurezza in cui la questione sarebbe stata al centro dell’attenzione, in linea con le crescenti tensioni regionali.
Una delle incognite principali rimane il numero esatto di sistemi da consegnare. In questa fase, ha spiegato Muraveiko, questa informazione è nota solo al Presidente russo Vladimir Putin. Ciò ha alimentato le speculazioni sull’entità delle future consegne e sugli obiettivi del programma congiunto tra Minsk e Mosca.
Lo stesso Lukashenko ha sottolineato che il sistema missilistico “Oreshnik ” è un prodotto degli sforzi congiunti tra Bielorussia e Russia, aggiungendo che la parte russa sta fornendo i sistemi gratuitamente.
Ha inoltre dichiarato che la Bielorussia mantiene l’autonomia nel determinare gli obiettivi dell ‘”Oreshnik ‘ , affermando che se la situazione lo richiede, Minsk e Mosca agiranno in coordinamento –’premeremo il pulsante insieme ”, come ha detto il presidente.
Il sistema “Oreshnik ” ha attirato l’attenzione degli analisti per il suo potenziale di rafforzamento dell’equilibrio militare nella regione. Il sistema è descritto come altamente mobile e capace di un rapido dispiegamento in uno scenario di conflitto.
Inoltre, il suo potenziale dispiegamento in Bielorussia potrebbe spostare le dinamiche di sicurezza nell’Europa orientale, in particolare tra le tensioni in corso tra Russia, NATO e Paesi vicini. Ad essere particolarmente interessata sarebbe la confinante Polonia, con cui vi sono state tensioni relativamente al rispetto dei confini reciproci.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha precedentemente annunciato che la produzione in serie dell ‘”Oreshnik ” raggiungerà nuovi livelli entro il 2025, suggerendo che le attuali consegne potrebbero segnare solo l’inizio di un’iniziativa molto più ampia.
Secondo gli esperti, la mossa rappresenta un passo attentamente calcolato volto non solo a rafforzare la cooperazione militare tra i due Paesi, ma anche a inviare un chiaro messaggio alle potenze occidentali.
Anche se i dettagli del dispiegamento sono ancora da definire, è evidente che l’integrazione dell ‘“Oreshnik” nell’arsenale militare bielorusso segna un altro capitolo nell’intricata partita a scacchi della sicurezza regionale.
Il 21 novembre 2024, la Russia ha intensificato le sue capacità di attacco missilistico con il dispiegamento del sistema missilistico sperimentale Oreshnik in un attacco mirato all’Ucraina.
Questo missile, lanciato dall’impianto di produzione missilistica Yuzhmash di Dnipro, fa parte di una serie di test che hanno messo in prima linea le armi avanzate della Russia.
Il missile Oreshnik è stato lanciato in una configurazione ipersonica non nucleare, segnalando il suo potenziale come strumento formidabile nel crescente arsenale russo. L’attacco segna il primo utilizzo in combattimento del missile balistico a raggio intermedio [IRBM], dotato di veicoli di rientro multipli a bersaglio indipendente [MIRV].
Le riprese successive all’attacco mostrano le inconfondibili scie di questi MIRV che scendono su Dnipro, causando danni significativi a varie strutture civili, tra cui un centro di riabilitazione. Sono stati riportati due feriti.
Il dispiegamento del missile Oreshnik segue la più ampia strategia della Russia di testare nuovi sistemi d’arma in un conflitto attivo, una mossa destinata non solo a rafforzare le sue capacità operative, ma anche a proiettare forza in una regione sempre più dominata da armi fornite dall’Occidente.
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