In uno scehrzo del destino, dopo molto lamentele da parte della NASA per i detriti spaziali lasciati dai vettori cinesi, ora è la Cina che si lamenta per i frammenti lasciati nello spazio dai satelliti americani.
Sono stati rilevati altri detriti dal satellite per le comunicazioni Intelsat 33e che si è disintegrato nell’Oceano Indiano, minacciando centinaia di satelliti in orbita geostazionaria, compresi quelli gestiti dalla Cina. Un satellite Boeing esploso per motivi non ancora chiariti.
Il satellite di 6.600 kg (14.600 libbre) – costruito dalla Boeing per Intelsat, con sede in Virginia, per fornire servizi internet e telefonici in Europa, Africa e nella regione dell’Asia-Pacifico – si è disintegrato intorno a mezzogiorno di sabato, ora di Pechino, secondo quanto riferito dalla US Space Force.
Inizialmente sono stati individuati circa 20 frammenti, ma il numero è salito a più di 80, secondo quanto riferito da aziende commerciali e dall’agenzia spaziale russa Roscosmos.
Secondo Intelsat, il satellite, che si trovava a circa 36.000 km di altezza sopra la Terra quando si è frammentato, era grande più o meno come un container da trasporto e aveva avuto problemi ai propulsori e alla propulsione fin dal suo lancio nel 2016.
Lunedì l’azienda ha dichiarato che sta collaborando con Boeing e le agenzie governative per analizzare i dati e le osservazioni dell’“anomalia” che ha portato alla perdita totale del satellite.
L’astronomo di Harvard Jonathan McDowell, che segue le attività spaziali, ha dichiarato che l’alta quota del satellite ha reso la rottura più difficile da monitorare, ma c’è stato “sicuramente” un rischio per altri satelliti.
“È difficile valutare quanto sia grave”, ha dichiarato giovedì al South China Morning Post via e-mail. Secondo McDowell, l’incidente potrebbe essere stato causato da una collisione con detriti spaziali o da un evento interno, come l’esplosione del sistema di propulsione.
L’orbita geostazionaria – dove era posizionato l’Intelsat 33e – è molto più lontana dell’orbita terrestre bassa, che ospita la maggior parte dei veicoli spaziali, tra cui la Stazione Spaziale Internazionale e la stazione spaziale cinese Tiangong.
La Cina ha diverse serie di satelliti in orbita geostazionaria, tra cui i satelliti meteorologici Fengyun e la rete di navigazione BeiDou, oltre ai satelliti di comunicazione Zhongxing per uso civile e militare.
Quest’anno sono stati lanciati verso l’orbita geostazionaria anche tre “satelliti internet ad alta orbita” cinesi, di cui però non si sa molto.
Secondo McDowell, l’ultimo incidente è probabilmente di dimensioni simili al grave incidente spaziale avvenuto in Cina in agosto, quando lo stadio superiore di un razzo Long March 6A è esploso in orbita terrestre bassa.
Il Comando spaziale statunitense e le società di monitoraggio commerciale stimano che l’esplosione, avvenuta durante il dispiegamento del primo lotto di satelliti per la costellazione internet a banda larga Qianfan, abbia generato più di 700 detriti spaziali.
“Entrambi gli incidenti si collocano nella parte peggiore di ciò che abbiamo visto nello spazio. C’è sicuramente un rischio per altri satelliti”, ha detto McDowell.
L’effetto Kessler è una delle maggiori minacce poste dai detriti spaziali, ma è meno probabile che si verifichi nell’orbita geostazionaria, a causa del volume molto più grande e delle velocità relativamente più basse tra gli oggetti.
Lo scienziato della Nasa Donald Kessler ha descritto nel 1978 come la densità degli oggetti nell’orbita terrestre bassa potrebbe diventare così alta che le collisioni di detriti genererebbero ancora più detriti, portando a una reazione a catena che potrebbe rendere inutilizzabili alcune orbite. Una situazione disastrosa che potrebbe rendere difficile se non impossibile, l’uso commercale dello spazio.
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