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Gli stati Ue sono preoccupati, l’Europa punta ad accelerare sui rimpatri
C’è molto timore alla riunione dei ministri dell’Interno europei e forte preoccupazione per il peggioramento della guerra in Medioriente. “L’accordo di Schengen non è morto ma è rotto”, sentenziano Germania e Austria mentre la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson non può che certificare che il ritorno dei controlli alle frontiere “danneggia la libertà di circolazione”. Ed è per evitare tutto ciò che Bruxelles vuole accelerare su quella che ormai “è una priorità, i rimpatri volontari assistiti degli irregolari che sono una minaccia alla sicurezza”. Il primo Consiglio Affari Interni, dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, vede la sua agenda stravolta. Prima della riunione a 27, nove Paesi membri si sono incontrati a colazione per fare il punto sulle misure antiterrorismo. “La questione riguarda il sistema di Dublino, gli scambi di informazioni, i controlli alle frontiere”, osserva il ministro svedese Gunnar Strommer. L’ombra di un nuovo scontro tra Nord e Sud d’Europa torna a comparire all’orizzonte con l’aggravarsi del susseguirsi delle notifiche sulle sospensioni di Schengen che diversi Paesi membri stanno inviando o invieranno a Bruxelles. “Ci può essere un effetto domino”, spiega il ministro croato Davor Božinović.
Il governo di Giorgia Meloni ha già inviato la notifica in merito al confine con la Slovenia. Ma “all’Ue ho precisato che si tratta di una misura che si ripromette di essere temporanea, proporzionata” come sottolinea il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Di fronte a questo quadro l’Ue, per ora, punta ad una soluzione: rimpatriare il prima possibile i sospetti jihadisti. Venerdì, su convocazione del coordinatore per i rimpatri, avrà luogo una riunione ad hoc con il gruppo di alto livello che rappresenta tutti i 27. Bruxelles vuole azzerare la discrezionalità dei Paesi membri e accelerare con gli accordi con i paesi terzi. Il modello resta quello tunisino. Nel frattempo, aumenta il pressing del Consiglio Ue sull’Eurocamera affinché assuma la posizione negoziale sulle norme sui rimpatri, ferme in commissione per le riserve finora espresse dai Popolari. L’obiettivo di Commissione e Consiglio è chiudere i negoziati su rimpatri e Patto sulla migrazione entro il semestre spagnolo. “Dopo i temi tecnici per l’attuazione” prima delle Europee rischiano di non esserci, è l’avvertimento di Madrid.
Da Bruxelles Fitto si dice ottimista sul Pnrr
Per il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto “Il lavoro fatto è stato faticoso e complesso ma oggi posso dire che ci sono tutte le condizioni per poter guardare con ottimismo al futuro anche dal punto di vista dell’attuazione” del Pnrr. “Il nostro obiettivo è incassare la quarta rata entro la fine dell’anno e puntiamo anche a presentare a Bruxelles il raggiungimento degli obiettivi della quinta rata” entro il 31 dicembre. In occasione di un incontro con i rappresentanti delle principali aziende organizzato dal Gruppo di iniziativa italiana (Gii), Fitto ha sottolineato che quella del Pnrr “non è una sfida del governo Meloni ma dell’intero Paese”. Ed è una “scommessa importante per l’Ue” poiché dal suo successo dipende anche quello del piano Next Generation Eu e della prima operazione fatta attraverso la creazione di debito comune. Alla presenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio, Federica Favi, il ministro ha evidenziato “la collaborazione molto positiva con la Commissione Ue che ci ha consentito di estrapolare la quarta rata dalla revisione del piano”.
Una collaborazione in cui rientra anche l’incontro avuto ieri nella capitale belga con la task force Ue proprio sulla quarta rata e la revisione globale del Pnrr. Fitto ha avuto un colloquio anche con il commissario al bilancio Johannes Hahn sulla revisione del quadro finanziario pluriennale, un tema che sarà sul tavolo del prossimo vertice Ue. L’aggiornamento degli obiettivi del Pnrr attualmente all’esame di Bruxelles dovrebbe tra l’altro consentire di mobilitare 19-20 miliardi per investimenti destinati alla riduzione dei consumi attraverso l’incentivazione di interventi di efficientamento energetico per famiglie e imprese. E per interventi infrastrutturali sulle reti concordati con i grandi stakeholders italiani dell’energia. Fitto ha poi posto l’accento sulla necessità di puntare sulla qualità delle iniziative previste dal Pnrr per sostenere la crescita e contribuire così alla gestione del debito. In questo contesto si inquadra anche il progetto per la creazione di una grande Zona economica speciale nel Mezzogiorno che ha già ricevuto un primo via libera dalla Commissione Ue e che dovrebbe consentire di introdurre una strategia per l’attrazione di investimenti e il rilancio del Sud.
Approvato il ddl antiviolenza sulle donne in Commissione e lunedì sarà in Aula
Arresto in flagranza differita, ristori, e sul piano della prevenzione rafforzamento dell’ammonimento sui reati spia e dell’utilizzo del braccialetto elettronico, con il carcere in caso di manomissione, infine la distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi frequentati dalla vittima. La commissione Giustizia della Camera ha dato via libera al disegno di legge del governo per il contrasto della violenza sulle donne. La commissione ha dato il via libera al provvedimento, dando mandato al relatore, il presidente della commissione Ciro Maschio (FdI) a riferire in Aula, dove il testo arriverà lunedì prossimo. Si astiene l’opposizione, che chiede più risorse e sollecita uno stanziamento al Mef. Il ddl, proposto dai ministri Eugenia Roccella, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, approvato in estate dal Cdm, va a integrare il Codice rosso. È una ulteriore stretta per contrastare la violenza di genere.
Secondo i dati del Viminale, sono 94 le donne vittime di omicidio da inizio anno, di queste 77 uccise in ambito familiare/affettivo. “La celerità con cui il Parlamento, con uno sforzo corale, sta procedendo all’esame del ddl del governo contro la violenza sulle donne è un segnale importante e denota consapevolezza dell’urgenza di contrastare la piaga dei femminicidi”, ha sottolineato la Roccella, per la quale si tratta di un provvedimento “salvavita”, anche se “certo non esaurisce il nostro impegno a tutela delle donne ma rappresenta un passaggio cruciale”. Nel passaggio in commissione sono stati recepiti con riformulazione due emendamenti dell’opposizione, spiega il relatore Ciro Maschio. “C’è stato un lavoro di responsabilità da parte delle opposizioni a fronte di un testo che riprende in parte quello del governo Draghi”, sottolinea l’ex ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti, che avrebbe voluto inserire nel provvedimento anche l’ipotesi del fermo di indiziato nelle situazioni di alto rischio. Bocciati gli emendati di Avs e M5S sull’educazione affettiva nelle scuole.
Salvini insiste: in piazza il 4 novembre. Critiche da Fdi, Fi e dalle opposizioni
Il leader della Lega Matteo Salvini chiama a raccolta gli italiani e le italiane, “ma anche le straniere e gli stranieri per bene, che credono nella convivenza pacifica, nella libertà, nella sicurezza e nei diritti”. Lo fa invitandoli alla manifestazione “a difesa dei valori occidentali” convocata per sabato 4 novembre, che però continua ad essere al centro delle polemiche raccogliendo l’altolà anche da parte degli alleati di Fdi e Fi. Uno stop che però non ferma il leader leghista che nel pomeriggio, da Bolzano, ha difeso l’iniziativa rimarcando l’importanza di una manifestazione che, quando è “per la pace, per i diritti, per la libertà, per il rispetto delle donne”, “è sempre giusta”. “Noi non andremo in piazza il 4 novembre contro qualcuno. Ci sono tanti stranieri che sono regolari in Italia, ci sono tanti islamici che non sono fanatici, terroristi e che non hanno la guerra nel sangue e che saranno benvenuti in piazza”, ma per Salvini “tacere significa arrendersi” e “io non mi arrendo alla violenza”.
Lo stop di FdI e FI è arrivato già prima della replica del ministro. Da FdI, è la vicecapogruppo alla Camera Augusta Montaruli che sottolinea come sia meglio evitare situazioni “di rischio in una fase come quella che stiamo attraversando. È un principio generale che vale per tutti, in ogni stagione e in ogni epoca”, spiega. Da FI, il vicepresidente alla Camera Giorgio Mulè non parla “di un errore”, ma scandisce bene che si tratta di “una questione di opportunità”. La preoccupazione è “che andare in piazza in questo momento, inconsapevolmente, possa attirare elementi esagitati, fomentare chi non crede nei nostri valori e provocare forti contestazioni. È il tempo che è sbagliato”. Secondo l’esponente di Forza Italia il rischio è “che qualche infiltrato voglia fare casino, contestare e provocare scontri”. Netta e unanime la condanna dell’iniziativa leghista da parte delle opposizioni.
È tensione tra Iv e Azione dopo l’avvio della separazione
Arriva il nuovo strappo di Matteo Renzi nei confronti di Carlo Calenda, che parte con la votazione, assente Azione, del cambio di nome del gruppo del Senato. E continua con la richiesta di separazione alla Camera. Un’iniziativa che porta scompiglio nell’ex Terzo Polo e che dovrebbe accelerare l’addio formale tra i due partiti. Politicamente il Terzo Polo non è mai nato, IV e Azione si sono presentate insieme alle elezioni nel 2022, ma sono rimaste due realtà distinte. E la prospettiva di una lista unica alle Europee è tramontata da tempo. Ma i parlamentari convivono ancora negli stessi gruppi di Camera e Senato. Finora e per poco. Perché, con un paio di mosse, Iv prima ha ottenuto il cambio del nome del gruppo al Senato, facendo scomparire il riferimento ad Azione, e poi ha chiesto la costituzione di un gruppo autonomo alla Camera. “Ufficializziamo la separazione delle strade”, ha scritto Renzi. “Per Azione non vi è alcun problema ad accettare la richiesta di Renzi di sciogliere i gruppi”, gli ha risposto Carlo Calenda, che però ha presentato un ricorso sul cambio di nome a Palazzo Madama.
In serata, il presidente del Senato Ignazio La Russa “ha disposto che gli uffici operino un approfondimento sulla vicenda” e “si è riservato” di convocare per mercoledì un incontro fra esponenti di Iv e Azione “per verificare la possibilità di un componimento amichevole”. Alla Camera Iv ha 9 deputati e Azione 12, compresi Ettore Rosato ed Elena Bonetti che, dopo l’addio ai renziani, hanno confermato di voler camminare con Calenda. Alla luce dell’inferiorità numerica, i renziani hanno scelto la via dritta, scrivendo al presidente della Camera Lorenzo Fontana per comunicargli l’intenzione di costituire un loro gruppo. I numeri per farlo Iv non li ha, come non li ha Azione, ma entrambe le forze confidano nella possibilità di ottenere una deroga. Al Senato il percorso è stato più articolato: il presidente Enrico Borghi di Iv, ha convocato il gruppo per votare un cambio del nome, da “Azione-Iv” a “Iv-Il Centro-Renew europe”. Il via libera c’è stato grazie al fatto che, per protesta, i parlamentari di Azione non si sono presentanti. Al momento IV e Azione sono impegnati nel non comparire come i colpevoli della rottura ma la realtà rimane e, probabilmente dalla prossima settimana, i due partiti saranno definitivamente divisi aprendo una nuova fase. Azione con ogni probabilità, sebbene con dei distinguo, rimarrà nel campo delle opposizioni. Non così certo invece il posizionamento di IV specie al Senato.
Domenica si vota alle suppletive a Monza, duello Galliani-Cappato
Sono otto i candidati per le elezioni suppletive del collegio uninominale numero 6 della Lombardia del Senato (Monza) rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi. Si voterà domenica 22 ottobre dalle 7.00 alle 23.00 e lunedì 23 ottobre dalle 7.00 alle 15.00 in 55 Comuni della provincia di Monza e Brianza e sono oltre 600mila i cittadini aventi diritto. Adriano Galliani, storico amico del fondatore di FI e vicepresidente vicario e amministratore delegato del Monza Calcio, corre per il centrodestra (FdI, FI, Noi Moderati e Lega). Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, fondatore e co-presidente di Eumans ed ex europarlamentare radicale, è candidato della lista civica Con Cappato, sostenuto tra gli altri da Pd, M5S, Avs, Azione, +Europa, Psi e Libdem. Cateno De Luca, sindaco di Taormina (Messina) e leader di Sud chiama Nord, si presenta con la lista Sud con Nord. Per Democrazia sovrana popolare è in corsa, invece, il medico no-vax Daniele Giovanardi, fratello dell’ex ministro centrista Carlo. Fra i candidati, ci sono anche Giovanna Capelli per Unione popolare, Domenico Di Modugno per il Partito comunista italiano, Andrea Brenna per la lista Democrazia e sussidiarietà e Lillo Massimiliano Musso per Forza del popolo. Il risultato appare scontato a favore del centrodestra ma ogni elezione porta con sé le sue incognite e in questa potrebbe pesare moltissimo l’astensionismo.
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