La Giornata Parlamentare. Meloni vede Orban. Urso: per l’auto 750 milioni ma niente incentivi. La Lega insiste sulla rottamazione delle cartelle 

  ICT, Rassegna Stampa
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Meloni vede Orban: asse comune per accelerare sui Paesi sicuri

Il Governo italiano punta sulle nuove norme europee in materia di migrazione e asilo per agevolare i rimpatri. Ma il Patto entrerà in vigore solo dal giugno 2026 e nel frattempo spera di accelerare una definizione a livello Ue dei Paesi d’origine sicuri, meno stringente di quella su cui finora è andato a sbattere il progetto del Cpr in Albania. Su questo fronte Giorgia Melonirinsalda l’asse con Viktor Orban in un incontro di un’ora e mezza a Palazzo Chigi, chiuso non da dichiarazioni alla stampa come a giugno ma da un comunicato congiunto: in una lunga nota i leader condividono “l’importanza di esplorare” nuove forme di contrasto ai flussi irregolari, “nel rispetto del diritto Ue e internazionale, sulla base del percorso avviato dall’accordo Italia-Albania”, e soprattutto “l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall’Ue, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri”. 

Nel comunicato ci sono anche le “congratulazioni” della leader dei Conservatori al primo ministro ungherese, esponente di punta dei Patrioti, “per la riuscita” del semestre di presidenza Ue, “in particolare per l’adozione della dichiarazione di Budapest sulla competitività, oltre all’apertura del primo capitolo dei negoziati di adesione con l’Albania e i progressi fatti con Bulgaria e Romania per quanto riguarda l’ampliamento dell’area Schengen”. Giudizio diametralmente opposto quello delle opposizioni, come dimostra anche la protesta di +Europa davanti a Palazzo Chigi durante l’incontro: “No ai servi di Putin in Europa”, il tenore dei cartelloni esposti mentre Riccardo Magi rimarcava che Orban ha usato il suo ruolo “in modo abusivo e contro gli interessi dell’Europa”. 

Il Ministro Urso rilancia: per l’auto almeno 750 milioni ma niente incentivi

Il Governo sta lavorando per incrementare il fondo automotive e raggiungere una cifra che sia “almeno equivalente o anche superiore” alle risorse del vecchio fondo, ovvero 750 milioni di euro. Sono risorse che non serviranno per gli incentivi, ma andranno alle imprese a sostegno dei loro investimenti produttivi. È l’impegno del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che chiede a Stellantis di riaffermare la centralità dell’Italia nel piano industriale e dice di aspettarsi “novità concrete in questa direzione” nel tavolo convocato per il 17 dicembre. 

Ma il suo intervento in Parlamento riaccende la polemica politica con il M5S che attacca il Ministro accusandolo di “risatine durante il question time” che aveva tra i temi proprio Stellantis. “Il Governo venga a farsi un giro ai cancelli” dice il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte mentre il Movimento ribatte alle accuse del Ministro che aveva sottolineato che durante il Governo Conte “Stellantis presentò e chiese l’esercizio della golden power, perché allora fu chiesto dall’azienda ritenendolo doveroso, l’esercizio della golden power, e fu quel Governo a lavarsene le mani ritenendo le procedure non esercitabili. Ma l’azienda presentò la richiesta, questa è la verita”. La ricostruzione è rigettata dai pentastellati. 

Intanto, sul fronte industriale, a rendere possibile il cambio di passo invocato da Urso con Stellantis potrebbe essere proprio l’uscita anticipata di Carlos Tavares visto che tra i motivi della rottura con il board del gruppo c’è stato, oltre al ritardo nel lancio dei prodotti, anche “il rapporto conflittuale creato con tutte le principali controparti: fornitori, dealer, sindacati e governi”, come spiega Doug Ostermann, responsabile finanziario di Stellantis all’Industrials & Autos Week di Goldman Sachs. Il presidente John Elkann, che ha assunto direttamente le redini di Stellantis, è partito proprio da questo “nuovo corso” nelle relazioni politiche, ma non solo, ha subito sentito la premier Giorgia Meloni e il Ministro Adolfo Urso, ha inviato un videomessaggio ai lavoratori e ha iniziato un giro delle fabbriche. Il suo braccio destro Jean-Philippe Imparato, che al Mimit guiderà la delegazione dell’azienda, incontrerà il 12 dicembre i sindacati metalmeccanici a Torino. 

La Lega insiste sulla rottamazione delle cartelle e presenta una pdl

La Lega rilancia e avverte che da gennaio riproporrà la sua storica battaglia sul fisco, con una rottamazione quinquies delle cartelle, un intervento in formato maxi, con la rateizzazione in 10 anni (e non in 5) e rate mensili: 120 mesi per mettersi in regola su quanto dovuto al fisco, senza interessi e sanzioni. Nonostante per ora il Governo abbia chiuso all’ipotesi, la Lega deposita una proposta di legge e “farà il possibile per chiedere l’approvazione del provvedimento quanto prima”, insiste Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive della Camera, che ha firmato il testo con il sottosegretario al Mimit Massimo Bitonci. L’emendamento dello stesso tenore alla manovra non sarà portato avanti, dopo lo stop del Mef; “Aspettiamo i dati del concordato, poi a inizio anno prossimo rilanceremo la proposta”, annuncia il capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari illustrando i capisaldi slide alla mano. 

Nei giorni scorsi il viceministro Maurizio Leo aveva chiuso all’ipotesi di una nuova rottamazione, proposta avanzata anche da FI al decreto Fiscale in Senato e non approvata. Ora la Lega rilancia, smina il campo della manovra con la promessa però di riparlarne a gennaio. Non nel proroga termini, che pure dovrebbe arrivare sul tavolo del Governo nel Cdm di lunedì, ma con una proposta di legge, sulla quale al momento gli alleati della maggioranza non si pronunciano. Intanto si allungano i tempi per la legge di Bilancio: la data probabile per l’approdo in Aula sarebbe il 16 dicembre e non il 13 come formalmente previsto. Nel frattempo, il Governo cerca di mettere a posto i tasselli sui ritocchi promessi, tra cui l’annunciato intervento sull’automotive. 

C’è fibrillazione nella Lega in vista del congresso lombardo

C’è sempre più fibrillazione nella Lega in vista del congresso lombardo del prossimo 15 dicembre. La novità è il passo indietro, non senza qualche veleno, di Cristian Invernizzi, che si era aggiunto all’ultimo momento nella corsa per la segreteria regionale che ora vede in campo soltanto il capogruppo dei senatori Massimiliano Romeo e il deputato e coordinatore dei Giovani Luca ToccaliniMatteo Salvini continua a sperare che alla fine si arrivi a una candidatura unitaria, anche se i tempi sono sempre più stretti. Invernizzi, ex parlamentare del Carroccio un tempo vicino a Salvini che lo scelse come commissario del partito in Calabria, era stato chiaro: “Mi candido per parlare di tutto ciò che non va nella Lega”. Negli ultimi tempi era diventato piuttosto critico e, insieme a un’altra ventina di dissidenti, aveva inviato una lettera a Salvini che per chiedeva al segretario, tra le altre cose, il perché della candidatura del generale Roberto Vannacci

“Siamo a sei giorni dalla presentazione delle firme e non abbiamo neanche i moduli. Non riconosco più il mio partito” si sfoga Invernizzi annunciando il ritiro della sua candidatura non senza risparmiare qualche bordata: “Un tempo eravamo una macchina da guerra organizzativa. Adesso organizziamo un congresso regionale peggio di un’elezione per la bocciofila…”. Adesso la strada sembra spianata per Massimiliano Romeo, in vantaggio nel voto dei delegati eletti lo scorso week-end in tutte le province lombarde. La soluzione più probabile, a questo punto, sembra quella di andare al congresso con la sua sola candidatura. Tutto dipenderà anche dalla volontà di Toccalini, fedelissimo di Salvini e appoggiato dal cerchio magico del segretario che, a sua volta, vorrebbe evitare di arrivare al congresso con una Lega spaccata in più parti. L’elezione di Romeo a segretario della Lega lombarda aprirebbe poi una nuova partita, questa volta tutta romana, legata alla sua successione nel ruolo di capogruppo a Palazzo Madama; quello che sembra chiaro è che il congresso regionale rischia di lasciare strascichi pesanti in Lombardia. 

Alla Camera

Dopo che ieri è stata votata la fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’approvazione definitiva del decreto fiscale. A seguire esaminerà il disegno di legge sulla disciplina della magistratura onoraria

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali, con la Giustizia, dibatterà sulle pdl in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale. La Esteri ascolterà Vina Nadjibulla, Vicepresidente della Asia Pacific Foundation of Canada, sulle tematiche relative alla proiezione dell’Italia e dei Paesi europei nell’Indo-pacifico. La Bilancio non esaminerà la legge di bilancio così da consentire alle forze politiche di confrontarsi in vista dell’inizio della discussione delle proposte di modifica previsto per la settimana prossima. (Segui la legge di bilancio sulla pagina dedicata di Nomos). La Cultura, con la Lavoro, dibatterà sul decreto in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Esaminerà la pdl di delega per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria. 

La Ambiente dibatterà sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al Codice dei contratti pubblici e sul decreto, se approvato dal Senato, per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico. La Affari Sociali esaminerà la pdl per l’istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione del melanoma cutaneo e altre disposizioni per la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia e la risoluzione per potenziare l’assistenza alle persone con allergie respiratorie. La Agricoltura esaminerà la pdl per l’istituzione dell’Albo nazionale delle imprese agromeccaniche e disciplina dell’esercizio dell’attività professionale di agromeccanico. 

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato il decreto flussi, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per dibattere sul decreto per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione d’interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico. Come di consueto alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà, con la Giustizia, il ddl sicurezza. La Giustizia esaminerà il decreto giustizia, il ddl sulla responsabilità dei componenti del Collegio sindacale, il ddl sull’autopsia obbligatoria in caso di morte avvenuta in carcere, il ddl sull’attribuzione del cognome ai figli, il ddl sulla responsabilità per dolo o colpa grave nell’esercizio della professione forense e il ddl sul procedimento sommario per l’effettiva realizzazione del credito. 

La Ambiente e Lavori Pubblici, con la Industria, dibatterà sulla legge per la concorrenza 2024 approvata ieri dalla Camera.La Affari Sociali esaminerà il ddl in materia di lavoro, il ddl sulle prestazioni sanitarie, il ddl sulla sicurezza lavoro e tutela vittime amianto e tumori professionali, il ddl per la tutela persone affette da patologie oculari cronico-degenerative, i ddl per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante, il ddl sul salario minimo, i ddl per la tutela delle persone affette da epilessia, i ddl sui disturbi del comportamento alimentare, i ddl per l’inserimento lavorativo persone con disturbi dello spettro autistico e il ddl per le semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale.

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