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Al via il vertice Ue su nomine e agenda strategica
Il Consiglio europeo che si svolge oggi e domani a Bruxelles sarà un “incontro particolarmente significativo, con un programma sostanziale e decisioni cruciali che determineranno il nostro percorso da seguire”. Lo spiega il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella sua lettera di convocazione ai leader dei 27. Tre sono le decisioni particolarmente importanti del vertice: “In primo luogo, adotteremo l’Agenda strategica. Fedele al suo ruolo previsto dai Trattati, il Consiglio europeo” con questa agenda “definirà le priorità e fisserà gli orientamenti strategici dell’Unione per i prossimi cinque anni, guidando così il lavoro della prossima legislatura”. “In secondo luogo, determineremo la via da seguire per quanto riguarda le riforme interne e, in terzo luogo, concorderemo le nomine istituzionali”, ovvero il nuovo presidente del Consiglio Ue, il nuovo Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, e la designazione del candidato o della candidata presidente della Commissione europea, che dovrà essere poi confermata dal voto in plenaria del Parlamento Ue.
Quest’ultimo punto, che in principio ci si poteva attendere fosse quello più controverso, dovrebbe essere facilitato dall’accordo di coalizione già raggiunto in videoconferenza dai sei capi di Stato e di Governo incaricati dei negoziati a nome dei tre gruppi politici europei Ppe, S&D, e Renew, che hanno indicato il loro sostegno per la triade formata dall’ex premier socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio Ue, da Ursula von der Leyen (Ppe) come presidente designata per un secondo mandato alla Commissione Ue e dalla premier estone Kaja Kallas (liberale) come Alto Rappresentante. L’accordo tra le tre grandi famiglie europee ha inevitabilmente provocato dei malumori tra chi, come Giorgia Meloni, non ha partecipato alla decisione e gli effetti sono ancora tutti da vendere.
Si sa che il premier ungherese Viktor Orbán è fortemente contrario alla coalizione Ppe-S&D-Renew. Che cosa farà Meloni non è chiaro, e dipenderà dall’atteggiamento dei leader negoziatori. Qualche altro Paese potrebbe opporsi all’accordo, ma, a meno di colpi di scena, sembra improbabile che possa mancare la maggioranza qualificata (55% dei Paesi, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue) necessaria, e sufficiente, per approvare le tre nomine. Giorgia Meloni dovrà decidere, nel suo ruolo di rappresentante dell’Italia, se restare nei giochi del Consiglio europeo, accettando di sostenere le nomine concordate, magari in cambio di un portafogli importante come promesso da von der Leyen. L’alternativa sarebbe astenersi o votare contro, confermando la sua avversità a qualunque accordo con i Socialisti, ed esigendo invece una maggioranza diversa che comprenda i Conservatori, ciò che appare impossibile, alla luce delle chiare discriminanti poste dai gruppi S&D e Renew contro qualunque forza di destra. Il vertice inizierà oggi alle 14.00 con un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
In particolare, questo Consiglio Ue sarà l’occasione per accogliere con favore l’adozione di quadri negoziali e lo svolgimento di conferenze intergovernative con Ucraina, Moldova e Montenegro. Si tratta di “passi storici” nel sostenere il rispettivo percorso di questi Paesi verso l’adesione all’Ue. Il vertice affronterà anche la crisi del Medio Oriente e sembra condivisa la richiesta di una piena attuazione dei termini della proposta di cessate il fuoco stabilita nella risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il rispetto e l’attuazione degli ordini della Corte internazionale di giustizia. Il Consiglio europeo si occuperà poi del tema della sicurezza e della difesa, dove però gli Stati membri sono divisi tra quelli che prospettano nuovi strumenti, compreso il debito comune, per finanziare una vera e propria politica industriale europea della Difesa, e quelli fortemente contrari all’ipotesi come Germania e paesi nordici. Un altro punto, meno controverso ma su cui l’Ue è ancora in ritardo, è quello dell’Unione dei mercati dei capitali. L’agenda prevede anche una discussione sull’immigrazione. Infine, potrebbe affrontare il tema della Georgia, che, con la sua legislazione che reprime le Ong e i media, sta prendendo una direzione che va in senso opposto a quello delle raccomandazioni dell’Ue per poter andare avanti verso il processo di adesione.
Dopo l’esclusione dalla trattativa in Ue Meloni alza la voce
Alla vigilia del primo Consiglio Ue della nuova legislatura comunitaria, Giorgia Meloni si presenta alle Camere per le sue comunicazioni e tuona contro la “conventio ad excludendum” che, secondo la presidente del Consiglio, si starebbe attuando a Bruxelles ai danni dell’Italia: una “logica dei caminetti” che il Governo italiano ha contestato e che “non intende accettare”. “C’è chi sostiene che i cittadini non siano abbastanza maturi per prendere determinate decisioni e che l’oligarchia sia in fondo la sola forma accettabile di democrazia. Ma io non sono di questo avviso. Noi siamo convinti che il popolo abbia sempre ragione”. Nel mirino della premier, quelle “classi dirigenti europee” che “anche in questi giorni sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto” nel voto di giugno. Il riferimento è all’accordo preliminare tra i tre gruppi europeisti (Ppe, socialisti e Renew) sui top jobs. Un pacchetto chiuso, preconfezionato che la Meloni contesta nel metodo e nel merito e che definisce una “mancanza di rispetto”.
La presidente del Consiglio denuncia il “precedente” che a suo giudizio si starebbe creando sui top jobs: “Non è mai accaduto” che incarichi una volta considerati “neutrali” venissero immaginati “in una logica di maggioranza e opposizione”. La premier assicura che il suo Paese nel risiko delle nomine “porterà a casa il risultato” senza andare in giro “con il cappello in mano”. Sul punto arriva anche il sostegno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in occasione della colazione di lavoro al Quirinale con Meloni e i Ministri non manca di far sentire la propria voce: “Non si può prescindere dall’Italia”. Obiettivo della premier è ottenere una vicepresidenza per l’Italia e un Commissario con deleghe pesanti: da tempo si fa il nome del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. Gli ostacoli sul sentiero della trattativa, però, non sono pochi.
Le opposizioni attaccano Meloni sul rischio d’isolamento dell’Italia
Le opposizioni attaccano Giorgia Meloni sul modo con cui si è mossa a Bruxelles dopo le Europee. L’occasione sono state le comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio europeo. E così, uno dopo l’altro, sono intervenuti un po’ tutti: la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente del M5S Giuseppe Conte, Angelo Bonelli per Avs, Riccardo Magi per Più Europa, Matteo Renzi al Senato per Iv e anche Carlo Calenda. Hanno dominato i toni del sarcasmo: “Trovo positivo che la presidente del Consiglio si accodi a chi come noi l’Europa vuole cambiarla e non uscirne”, ha detto Schlein preparando l’affondo: “Mi aspetto che nella discussione” in Ue “porti le priorità del Paese e non della sua famiglia politica, perché spesso le due cose non coincidono”. Il ruolo della premier anche di capo dell’Ecr è stato più volte nel mirino: “Ci aspettavamo le comunicazioni della presidente del consiglio italiana, abbiamo invece ascoltato il comizio della leader del partito dei conservatori”, le ha detto Riccardo Magi.
Anche l’esclusione dai top job, dai ruoli che contano in Ue, è stata tirata in ballo spesso: “Lei ha detto che non farà inciuci con questa sinistra” le ha ricordato Schlein, “Siamo noi a non essere disponibili. Se poi i socialisti in Europa hanno più voti di voi, non vi lamentate se non vogliamo allearci con gli antieuropeisti”. Per Giuseppe Conte la “Meloni vada in Europa con forza a prendersi un posto di prestigio nella Commissione. Visto che si tratta di un incarico di prestigio, non lo affidiamo a un parente. Per una volta applichiamo il principio di meritocrazia”. Sarcastico anche Matteo Renzi: Meloni “ci ha raccontato una storia fra la grande statista e la piccola fiammiferaia. La grande statista che vuol cambiare il mondo e la piccola fiammiferaia che si lamenta perché non l’hanno chiamata ai caminetti. Forse non è che non hanno rispetto per l’Italia, ma non vogliono lei e le sue idee politiche”.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato le mozioni sul Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), la pdl per l’istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane e bocciato la pdl per il sostegno finanziario del Ssn, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno lunedì prossimo alle 10.30 con l’esame del decreto coesione.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali, con la Giustizia, si confronterà sul ddl in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, delle vittime dell’usura e sull’ordinamento penitenziario. A seguire, esaminerà la pdl per l’istituzione della Giornata nazionale per il diritto al divertimento in sicurezza e lo schema di decreto legislativo sulla resilienza dei soggetti critici. La Esteri proseguirà e audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impegno dell’Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni. La Bilancio dibatterà sul decreto coesione.
La Finanze esaminerà il ddl per la proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di Testi unici. La Cultura si confronterà sul decreto in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/2025 e in materia di Università e ricerca. La Ambiente si confronterà sul decreto sulla semplificazione edilizia e urbanistica. La Politiche dell’Ue svolgerà delle audizioni sull’Atto Ue sull’efficacia dei processi d’attuazione delle politiche dell’Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e d’investimento europei per il Sistema-Paese
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per l’approvazione del ddl di delega al Governo in materia di florovivaismo. Come di consueto giovedì alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà i ddl sulle elargizioni e benefici in favore delle vittime dell’incuria e dibatterà sui ddl per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane. La Giustizia svolgerà delle audizioni sul ddl sull’intelligenza artificiale. Esaminerà il ddl per il contrasto alla surrogazione di maternità, il ddl sul legittimo impedimento del difensore e il ddl sui reati di violenza sessuale contro le donne nei conflitti armati. Infine, svolgerà delle audizioni sul ddl per il processo telematico. La Politiche dell’Ue dibatterà l’Atto Ue sui servizi di sicurezza gestiti e quello sul quadro di sostegno per il trasporto intermodale di merci.
La Finanze proseguirà il confronto sul ddl sulle agevolazioni fiscali start-up, sullo schema di decreto legislativo recante gestori di crediti e acquirenti di crediti e sullo schema di decreto legislativo sulle disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell’Unione. La Cultura esaminerà il ddl sul riconoscimento del titolo di dottore di ricerca conseguito in università non italiane e il ddl per l’istituzione della Giornata nazionale del formatore. La Industria e Agricoltura esaminerà il decreto su agricoltura e imprese d’interesse strategico. La Affari Sociali svolgerà delle audizioni sul decreto per la riduzione delle liste d’attesa.
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