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Meloni incontra Michel sulla nuova agenda strategica dell’Ue
Oltre un’ora di faccia a faccia per discutere del futuro dell’Europa, tra obiettivi da centrare, scadenze da rimodulare e scenari da definire, anche a livello d’incarichi di vertice: ieri c’è stato il bilaterale a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, un incontro che rientra nel quadro delle consultazioni in corso tra i leader europei in vista della definizione della nuova agenda strategica Ue 2024-2029. Michel riferirà gli esiti delle sue consultazioni al Consiglio europeo straordinario della prossima settimana in cui presenterà una traccia aggiornata che poi inizierà a essere discussa a livello tecnico in vista dell’adozione formale da parte del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Nel corso del bilaterale a Chigi, tra le future priorità d’azione dell’Ue da parte italiana sono stati indicati in particolare il rafforzamento della competitività e della resilienza economica europea, la gestione comune del fenomeno migratorio, la collaborazione in ambito sicurezza e difesa nonché la politica di allargamento. Meloni ha inoltre sottolineato, quale precondizione per raggiungere questi obiettivi, la necessità di assicurare risorse comuni adeguate a sostegno degli investimenti.
Tra le risorse competitive dell’Ue su cui investire, poi, Meloni ha indicato il settore agricolo auspicando allo stesso tempo una rapida attuazione della revisione della Politica agricola comune (Pac) e delle misure volte ad alleviare la pressione finanziaria sugli agricoltori concordate al Consiglio Ue di marzo. Sono state inoltre discusse le ulteriori iniziative che l’Ue potrà intraprendere a sostegno della stabilità del Libano, tema che il Consiglio Ue della prossima settimana affronterà su richiesta italiana. Al termine del colloquio Michel si è soffermato in particolare sul tema migranti spiegando che con Meloni “abbiamo concordato che la gestione efficiente della migrazione è una priorità. Con il Patto su migrazione e asilo adottato mercoledì dal Parlamento europeo, l’Ue sta riformando il suo sistema. L’attuazione è ora fondamentale, consentendo anche rendimenti efficienti. E continuiamo a rafforzare i partenariati con i Paesi terzi, anche attraverso opportunità di migrazione legale”.
Rispetto all’ipotesi di spostare i termini del Pnrr oltre il 2026 come proposto dal titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, il presidente del Consiglio Ue si è invece mostrato prudente: “Penso che tra le opzioni utili per assicurarsi che il denaro del Next Generation Eu venga consegnato e usato in Italia e negli altri Stati membri ci sia anche la possibilità di chiedere un allungamento dei tempi o altre procedure facilitate. Penso sia davvero importante fare tutto il possibile per garantire che i soldi possano essere erogati. Non voglio anticipare, vorrei essere attento e cauto, perché dobbiamo entrare più nei dettagli con la Commissione europea e con gli Stati membri”. Il dossier Pnrr sarà certamente tra quelli che dovranno gestire i prossimi vertici europei.
Tajani rilancia il partenariato strategico con la Cina
La Via della Seta per l’Italia è un’esperienza chiusa, ma il governo di Giorgia Meloni non ha intenzione di indebolire i rapporti con la Cina. L’obiettivo è “inaugurare una fase nuova investendo sul partenariato bilaterale”, nel solco di un’intesa sottoscritta esattamente 20 anni fa, ha spiegato il vicepremier Antonio Tajani, che ha accolto a Verona il ministro del Commercio di Pechino Wang Wentao. Il Veneto è stato scelto non a caso per ospitare la Commissione economica mista e un forum tra imprenditori: è un “territorio a forte vocazione industriale e orientato all’export”, da dove è partito Marco Polo per costruire un ponte tra Oriente e Occidente, ha ricordato il titolare della Farnesina. Dall’università Ca’ Foscari, Tajani ha sottolineato “la solidità dei rapporti storici e culturali tra Italia e Cina”, che nel tempo si sono declinati anche in una fruttuosa relazione economica, culminata con la firma nel 2004 di un accordo di partenariato strategico. Roma, adesso, lavora perché Pechino “rimanga il nostro principale partner commerciale in Asia”, in una fase in cui “le esportazioni continuano a crescere”, ha aggiunto Tajani. Il dialogo e gli scambi Roma-Pechino non si articoleranno più attraverso i canali della Belt and Road Initiative, perché a dicembre l’esecutivo Meloni non ha rinnovato il memorandum che era stato firmato dal primo governo di Giuseppe Conte nel 2019, una scelta strategica per superare l’anomalia di un legame così strutturato con il Dragone, unico caso nel G7, a fronte di benefici economici inferiori alle attese.
Per dare sostanza a questa nuova modalità di scambi il ministro degli Esteri ha riunito la Commissione Economica Mista, cui oggi seguirà un business forum, occasioni di confronto su settori come agroindustria, e-commerce, investimenti, farmaceutico e biomedicale. Il vicepremier ha definito “positiva” la prima giornata di lavori a Verona, annunciando che le due parti hanno deciso di convocare ogni anno una sessione della Commissione economica e ogni sei mesi una riunione delle Pmi a livello tecnico, per favorirne l’internazionalizzazione. A Pechino, tra le altre cose, è stato chiesto di facilitare maggiormente l’accesso delle imprese italiane alle gare pubbliche in Cina. Guardando poi alle opportunità nel settore del turismo, Tajani ha citato ad esempio i Giochi Olimpici invernali del 2026: per il vicepremier “sarebbe utile incrementare il numero dei voli” dalla Cina, ed in quest’ottica i due Governi incoraggiano la creazione di un collegamento diretto Venezia-Shanghai.
La Lega stoppa la frenata sull’autonomia: si va avanti
Torna alta la tensione politica sulle riforme istituzionali, premierato e autonomia differenziata, una tensione sia all’interno della maggioranza sia tra questa e le opposizioni che stanno cercando di impedire l’approvazione dei due provvedimenti bandiera di FdI e Lega prima delle elezioni europee. Il partito di Matteo Salvini è riuscito a impedire uno slittamento dell’approdo in Aula dell’autonomia che avrebbe inibito l’approvazione da parte della Camera prima della tornata elettorale, uno scenario che non sarebbe dispiaciuto a Fi, in un’ottica di sorpasso dell’alleato nelle urne. Il Pd, come ha ribadito il capogruppo in Senato Francesco Boccia riunendo i propri parlamentari, è impegnato contro le due riforme, e anzi si è lamentato del fatto che sul premierato solo Pd e Avs si sono battuti, mentre M5S si è limitato a presentare 20 emendamenti. Sul premierato, che è all’esame della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, mancano da votare una dozzina di emendamenti e il via libera della Commissione giungerà puntuale il 23 aprile.
Nella medesima Commissione, alla Camera si svolge la discussione generale sull’autonomia differenziata nella quale si sono iscritti tutti i deputati di Pd, M5s e Avs in un tentativo di ostruzionismo. L’obiettivo è far saltare l’approvazione in Commissione del ddl Calderoli il 24 aprile, data già decisa. Il Pd di Elly Schlein aveva chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana tempi più lunghi di esame e un’apertura era giunta in mattinata dal presidente della Commissione Affari costituzionali Nazario Pagano, di Fi. Questi aveva ipotizzato un leggero slittamento dell’approdo in Aula, dal 29 aprile al 6 maggio, pochi giorni, ma sufficienti a mettere in discussione l’approvazione da parte della Camera del ddl: infatti, se le urne sono convocate un mese dopo, l’8 e 9 giugno, è pur vero che le sedute d’Aula si fermeranno due settimane prima per la campagna elettorale. La Lega ha subodorato e in Commissione il capogruppo Igor Iezzi ha bloccato tutto. Si rispetterà dunque l’attuale cronoprogramma, ha stabilito Pagano anche se questo non ha smorzato i sospetti della Lega nei confronti di Fi; uno slittamento dell’autonomia metterebbe a rischio anche il premierato in Senato cose come da intesa tra Meloni e Salvini di dieci giorni.
A Milano Salvini apre il G7 trasporti a Milano
Al via a Milano il G7 dei Trasporti. Padrone di casa il ministro Matteo Salvini che già in mattinata ha avuto due incontri bilaterali, anche se la cerimonia di apertura è iniziata alle 16.000. Il vicepremier ha avuto modo di confrontarsi con i suoi omologhi del Canada Pablo Rodriguez e dell’Ucraina Oleksandr Kubrakov. Secondo quanto riferito dal Mit, “con il canadese è stata l’occasione per approfondire soprattutto i temi di green deal e decarbonizzazione, con chiari riferimenti al dossier delle auto elettriche cinesi che danneggiano il mercato italiano. A proposito d’infrastrutture e trasporti, i due ministri hanno parlato delle rispettive esperienze in fatto di ferrovie e di collegamenti marittimi con particolare riferimento alla crisi nel Mar Rosso”.
Il vicepremier e il ministro ucraino hanno invece parlato soprattutto di emergenza elettrica alla luce degli attacchi alle centrali energetiche; “Focus anche sulla ricostruzione”. I grandi operatori italiani, ma anche internazionali, legati al mondo dei trasporti si sono incontrati invece a Lombardia G7: nella sede della regione i numeri uno di Fs, Autostrade per l’Italia, Msc, Acea, Webuild, Ita, Grimaldi, ma anche il Ceo di Msc e i rappresentati italiani di Amazon e Dhl Express si sono confrontati sulle sfide italiane della mobilità, legati alla globalizzazione e alle regole europee. Alessandro Morelli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica, ed Edoardo Rixi, viceministro ai Trasporti, hanno evidenziato il lavoro del Governo sugli investimenti per trasformare l’Italia in un hub commerciale strategico europeo.
Conte strappa in Puglia. Forte irritazione di Schlein
Dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto Bari e la Regione Puglia, con nelle ultime ore l’arresto col fratello Enzo di Alfonso Pisicchio, Commissario dell’Arti (Agenzia regionale della tecnologia) ed ex assessore in Comune e poi in Regione, il leader del M5S Giuseppe Conte arriva nel capoluogo pugliese e in conferenza stampa annuncia: “Lasciamo i nostri posti in giunta, rimettiamo tutte le deleghe”. Così, Rosa Barone dà le dimissioni dall’assessorato al Welfare, Cristian Casili lascia la poltrona di vicepresidente del Consiglio regionale, Grazia Di Bari molla la delega alla Cultura e i consiglieri escono dalla maggioranza. Conte spiega la scelta davanti ai microfoni: “Stiamo leggendo pagine di politica che sono anche di cronaca giudiziaria che fanno tremare i polsi. Non facciamo sconti a Giorgia Meloni e soci e alle forze che operano all’interno del nostro campo politico. Vogliamo dare un’assoluta scossa, è il momento di fare pulizia, tabula rasa”. Il Presidente del Movimento lancia poi l’idea di un Patto per la legalità per dire no ai candidati “impresentabili” e chiedere più trasparenza e zero conflitti d’interesse, che consegna subito dopo a Michele Emiliano che ribadisce: “L’amministrazione regionale è schierata sin dal primo giorno contro ogni forma di malaffare, contro le mafie, sempre pronta a denunciare irregolarità, a trasmettere in Procura notizia di ogni situazione opaca, è costante nel costituirsi parte civile nei processi”.
Il Pd, con Elly Schlein in testa, lavora incessantemente per praticare questi principi”. La segretaria rende nota la sua “forte irritazione” e chiede a Michele Emiliano di “aprire un netto cambio di fase in Puglia”. Già nei giorni scorsi a Bari Schlein aveva detto che “bisogna tenere lontani trasformisti e interessi sbagliati, e che serve rispetto per la comunità democratica fatta da tanti amministratori e militanti che hanno gli anticorpi per scardinare la cattiva politica”. Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni chiede uno sforzo in più ai vertici della Regione: “È arrivato il momento che il presidente Emiliano produca un’iniziativa di discontinuità. Da noi nessun ultimatum ma non si può far finta di niente. Bisogna discutere del tema e farlo sottraendolo allo scontro elettorale”. Il capogruppo di FdI alla Camera Riccardo Foti attacca: “In Puglia i fatti investono direttamente e indirettamente anche la giunta Emiliano e quindi anche e soprattutto il Pd. Occorre voltare pagina”. La spallata di Conte arriva dopo le polemiche con il Pd legate alla corsa per le elezioni comunali di Bari e l’annullamento delle primarie fra Vito Leccese, sostenuto dai dem, e Michele Laforgia, un nome, quest’ultimo, su cui il presidente M5S insiste.
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