Le continue novità di OpenAI creano troppa confusione nel mercato dell’AI generativa

  ICT, Rassegna Stampa
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Modelli su modelli, un superamento continuo di benchmark e la promessa di rivoluzionare mondo e società. Eppure di concreto oggi dell’hype dell’AI generativa abbiamo beneficiato ben poco. Imprese di tutto il mondo, di qualsiasi settore, dicono di aver adottato una qualche forma di intelligenza artificiale generativa. A parte che bisognerebbe chiedere a ognuna cosa sia davvero per loro la GenAI ma la sensazione è che più del clamore iniziale adesso la corsa sia a non restare indietro nella forma, ossia nel dire che si è saliti su di un treno che non va perso, anche a livello concettuale.

La concretizzazione del tanto fumo che circonda l’AI è rappresentata da OpenAI, l’azienda che più di altre ha contribuito al consolidamento della tecnologia. Nonostante i 5 miliardi di dollari in perdite, la startup non smette di annunciare novità, anche non direttamente legate al suo nome. L’ultima è Figure 02, il primo robot umanoide potenziato da ChatGpt.

Con un finanziamento di 675 milioni di dollari nell’ultimo round di febbraio, Figure ha pubblicato un video trailer del robot.

Il fondatore della startup, Brett Adcock, ha scritto sul suo account di X che Figure 02 è “il robot umanoide più avanzato del pianeta”. Adcock, un imprenditore che in precedenza aveva fondato le startup Archer Aviation e il marketplace di assunzioni Vettery, ha creato Figure AI nel 2022. Nel marzo 2023, l’azienda è uscita allo scoperto per presentare Figure 01, un robot umanoide multiuso progettato per far fronte alla carenza di manodopera a livello globale eseguendo attività in vari settori quali produzione, logistica, magazzino e vendita al dettaglio.

Figure e OpenAI, un robot per l’industria

Con un team di 40 esperti, tra cui il dott. Jerry Pratt come CTO, Figure AI ha completato la costruzione a grandezza naturale dell’umanoide in soli sei mesi. Adcock immagina che i robot migliorino la produttività e la sicurezza assumendo lavori pericolosi e indesiderati, contribuendo in ultima analisi a un futuro più automatizzato ed efficiente, sostenendo che non saranno mai trasformati in armi.

L’azienda, che oltre a OpenAI annovera tra i suoi investitori e sostenitori NVidia, Microsoft, Intel Capital e Bezos Expeditions (il fondo privato del fondatore di Amazon Jeff Bezos), ha siglato un accordo con BMW Manufacturing all’inizio di quest’anno e ha mostrato le sue integrazioni con GPT-4V di OpenAI, il modello di visione precedente alle ultime versioni, GPT-4o e GPT-4o mini.

Tecnologia sopravvalutata

C’è chi ritiene che l’IA generativa rivoluzionerà il lavoro e la società in modi per i quali non siamo preparati o che non possiamo ancora immaginare; alcune previsioni rasentano addirittura l’apocalittico. Altri riconoscono l’enorme potenziale ma credono che il suo sviluppo e impatto sul business seguiranno uno schema simile a tutte le altre tecnologie trasformative: ci sarà un periodo di clamore durante il quale si pensa che le possibilità siano infinite, che poi si placherà, con le persone che diventeranno più realistiche sul potenziale e sui limiti della tecnologia.

Come dimostra OpenAI, l’intelligenza artificiale generativa nella sua forma attuale, così sofisticata ma accessibile a tutti, è solo agli inizi e il suo pieno potenziale non è ancora pienamente compreso. Ma continuare a presentare nuovi progetti senza perfezionare quelli esistenti non è un modo funzionale per lasciare alle organizzazioni il tempo di integrarla nei loro flussi. Il rischio è di mettere su piazza tante, troppe, iniziative, che finiscono per creare solo confusione.

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