Yarix ha incontrato la stampa a Milano per presentare i risultati del nuovo Y-Report 2023, un’analisi approfondita sullo stato della sicurezza informatica in Italia ottenuta elaborando le informazioni raccolte durante l’attività quotidiana del SOC dell’azienda, integrate con i dati provenienti da incidenti registrati da aziende non clienti, che però si sono rivolte a Yarix per risolvere situazioni di emergenza.
Yarix è un’azienda italiana specializzata nella sicurezza informatica, nata nel 2001 a Montebelluna in provincia di Treviso e acquisita nel 2015 da Var Group, in un’operazione di fusione sinergica che ha mantenuto la dirigenza e l’autonomia operativa.
Nonostante la nascita nel cuore del Nordest, l’azienda si rivolge prevalentemente a clienti di grandi dimensioni e quindi lavora molto anche nel Nordovest; nel corso degli anni le operazioni si sono estese in tutta Italia, e anche all’estero, grazie anche all’integrazione in Var Group.
Yarix offre servizi di sicurezza avanzati, grazie in particolare al lavoro del suo Extended SOC, che ha gestito oltre 28.000 incidenti di sicurezza di varia entità, a cui abbina Threat Intelligence, Incident Response e Red Teaming.
Mirko Gatto, CEO di Yarix & Head of Digital Security Var Group, ha commentato: “Nel 2022 abbiamo osservato un affinamento delle tecniche delle organizzazioni cybercriminali, che ricorrono a strumenti sempre più sofisticati sia per fare breccia nelle aziende che per evadere le misure di sicurezza schierate in difesa”.
“All’aumento del livello di specializzazione della catena di attacco, la community di sicurezza informatica è chiamata a contrapporre una difesa su due fronti, proattivo e reattivo, per garantire una gestione dell’incidente tempestiva ed efficace”, ha proseguito Gatto.
Attacchi in crescita
Il report è basato sugli incidenti di sicurezza rilevati e analizzati dall’azienda, sintetizzati da oltre 175.000 eventi intercettati. Gli esperti di Yarix hanno visto una crescita impetuosa negli attacchi durante il 2022, che collocano il nostro Paese al quinto posto nella poco invidiabile classifica dei bersagli dei ransomware.
Yarix ha evidenziato come l’andamento delle minacce nel corso dell’anno abbia mostrato un picco molto significativo nell’ultimo trimestre dell’anno, probabilmente in seguito alla pubblicazione di alcune importanti vulnerabilità che sono state sfruttate dagli attori malevoli.
Se si analizza invece i settori più colpiti, GDO (12%) e Moda (11%) sono risultate le vittime preferite dei criminali informatici, seguite dal sistema bancario e finanziario (10%) e dall’Industria Chimica (9%). Il Manufacturing (23%), l’industria dei Servizi (14%) e il Food and Beverage (11%) sono invece i settori che hanno fatto registrare più incidenti di livello alto o critico.
Dati interessanti emergono anche dall’attività di Incident Response, che ha visto Yarix impegnata a gestire quasi un evento di livello grave alla settimana. I vettori di ingresso utilizzati dagli attaccanti sono in gran parte quelli consueti: nelle prime tre posizioni si trovano infatti RDP, Citrix e Vpn, tre tecnologie legate a vario titolo alla connessione remota ai sistemi aziendali.
Threat intelligence
Il team che indaga sulle tendenze in atto nella criminalità informatica ha segnalato diverse novità interessanti: innanzi tutto, molti ransomware hanno visto aggiornamenti tecnici per colpire in maniera più efficace i server ESXi su macchina virtuale.
Inoltre, diversi gruppi hanno preso la decisione “etica” di non colpire più il settore della sanità, in alcuni casi fornendo addirittura il decryptor per recuperare le informazioni cifrate.
Un’altra tendenza molto evidente è la creazione di vere e proprie filiere criminali, con gruppi specializzati nella creazione di kit malware offerti poi as-a-service ad altri attori, o ancora attori specializzati nella violazione dei sistemi che rivendono gli accessi ad altri team.
Notevole è risultato il mercato delle credenziali compromesse, che vede purtroppo l’Italia al quinto posto a livello europeo, preceduta solo da Polonia, Francia, Germania e Spagna.
L’infostealer più diffuso nel nostro Paese è risultato di gran lunga Redline, che è responsabile di quasi una 4 violazioni su 5 (79%), seguito da Vidar e Raccoon.
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