“LOL – Chi ride è fuori”: analisi di un fenomeno mediatico

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Inutile negarlo: “LOL – Chi ride è fuori” è il programma del momento. Il game-show di Amazon Prime Video, il cui format è ripreso dal tv show “LOL – Last One Laughing“, prevede che dieci comici di fama nazionale (e, in alcuni casi, internazionale) rimangano chiusi in una stanza per sei ore con due unici obiettivi: non ridere né sorridere, pena l’eliminazione, e far ridere gli altri concorrenti. Monitorati da Fedez e da Mara Maionchi, le dieci star della comicità italiana hanno dato il meglio di sé, tra gag slapstick, monologhi di stand-up comedy, imitazioni e, soprattutto, improvvisazioni. Il bello di LOL – Chi ride è fuori è proprio la sua semplicità: si tratta di un gioco, all’apparenza infantile, dove chi ride per primo viene eliminato. La genialità del programma è stata invece quella di trascinare e far “convivere” all’interno di una stessa stanza una moltitudine di artisti poliedrici e diversi tra loro: dal più chiassoso e demenziale Frank Matano (la cui comicità per anni è consistita nel fare scherzi telefonici e candid camera dove emanava peti davanti a ignari passanti) al più artistico Elio, che con il suo gruppo musicale ha portato per oltre vent’anni una ventata di comicità genuina, raffinata e mai banale, passando per il caratterista Angelo Pintus,  l’eclettico Lillo e la camaleontica Caterina Guzzanti. La scelta del cast è dunque più che lodevole, dal momento che sono stati scelti diversi concorrenti di età e scuole comiche diverse. Il risultato è uno spettacolo a tratti esilarante, a tratti surreale, a tratti anche leggermente trash. Alcuni comici hanno brillato anche ben oltre le aspettative, mentre altri (soprattutto gli stand up comedians, purtroppo) non hanno particolarmente eccelso: in generale, è stato il trionfo degli improvvisatori e dei caratteristi dalla battuta pronta.

Il pubblico italiano, attirato dalla novità, ha accolto il programma con enorme entusiasmo, anche se non sono mancate le polemiche, le quali hanno denunciato ad esempio che molti degli sketch mostrati erano copiati dalle edizioni straniere del programma. Si può dire dunque che tra spettatori entusiasti e detrattori inacerbiti e burberi, LOL – Chi ride è fuori ha diviso la rete. Il problema è che se i secondi appartengono alla categoria dei bastiancontrari che devono ostinatamente andare contro tendenza e rendere nota la loro opposizione verso un fenomeno che ha accalappiato la curiosità e il divertimento delle masse, i primi hanno mostrato forse troppo euforia verso un format sicuramente divertente, ma che è stato esageratamente innalzato e incensato come se fosse il non plus ultra della comicità. Sono infatti spuntati come funghi meme e tormentoni sui social che adattano in più contesti le battute più divertenti del programma. Ma il punto è che le battute di LOL – Chi ride è fuori, astratte dal loro contesto, quello del game-show, possono risultare poco divertenti, e non diventano altro che semplici macchiette/tormentoni abbastanza insipidi. Quello che fa ridere è, a mio umile parere, il principio di immedesimazione, ovvero il contesto in cui avvengono tali gag, che è quello di una casa (una sorta di Grande Fratello comico, se vogliamo) in cui chi ride perde e in cui tali battute prendono vita per fare ridere gli altri concorrenti. Il problema che si è venuto a creare è la cosiddetta (o almeno così la chiamo) Legge della Nutella, riassumibile nella formula “La Nutella è buona ma dopo quattro-cinque cucchiaiate stomaca e fa salire la nausea“. Nel caso specifico è successo che tutti su Facebook hanno cominciato a scrivere “So Lillo” o “Hai cagato?” e di conseguenza una battuta nata in un determinato contesto sta cominciando a perdere di significato.

Per spiegarla in termini più semplici, basta ricordare una vecchissima (ma, per quanto riguarda i contenuti, sempre attuale) puntata dei Simpson (05×12 Bart diventa famoso) in cui il giovane Bart  diventa appunto famoso per aver, involontariamente, creato la frase tormentone “Non sono stato io“, che tanta ilarità provoca nei suoi coetanei ma anche negli adulti. Chi ha visto tale puntata, ne ricorda sicuramente bene il finale: dopo un po’ la frase diventa stucchevole e nessuno ride più, perché ovviamente il troppo storpia. Inutile sforzarsi per tentare di trovare analogie con le frasi suddette…

In conclusione, “C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé” diceva Oscar Wilde in tempi nient’affatto sospetti. E di sicuro LOL – Chi ride è fuori è riuscito a far parlare tanto di sé, al punto tale che sui social si parla più di questo programma che di pandemia e di COVID-19. Più di qualcuno ha fatto partire il “totocomico” per pronosticare i concorrenti di una futura (assai probabile) seconda edizione del game-show. Ma la domanda che viene da sé è una sola: LOL riuscirà a conquistare in futuro il pubblico del Belpaese o ci ricorderemo di questo programma come di una divertente novità?

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