La Commissione Europea non perde un colpo. L’ultima mossa volta a indagare le pratiche digitali dei colossi americani sul mercato continentale riguarda Meta. Il commissario per il Mercato interno, Thiery Breton, ha spiegato in pochi e semplici passaggi il perché dell’apertura di una procedura nei confronti dell’azienda. “Non siamo convinti che Meta abbia fatto abbastanza per rispettare gli obblighi del Digital Services Act nel mitigare i rischi di effetti negativi sulla salute fisica e mentale dei giovani europei sia su Facebook che Instagram”. Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg aveva già fornito alcune delucidazioni sul finire dello scorso anno, ossia dopo essere stato messo in guardia sulle possibili violazioni a danno della tutela dei minori.
A Breton, fa eco su Linkedin Veronique Ciminà, Legal Officer dell’unità DSA della Commissione Europea: “I procedimenti – ricorda – riguardano vari settori. Ad esempio il rispetto da parte di Meta degli obblighi di legge sulla protezione dei dati in materia di valutazione e mitigazione dei rischi causati dalla progettazione delle interfacce online di Facebook e Instagram, che possono sfruttare le debolezze e l’inesperienza dei minori e causare comportamenti di dipendenza. Poi la questione dei requisiti del Digital Service Act in relazione alle misure di mitigazione per impedire l’accesso dei minori a contenuti inappropriati, in particolare gli strumenti di verifica dell’età, che potrebbero non essere ragionevoli, proporzionati ed efficaci”.
Ciminà tira in ballo anche i dubbi su come Meta abbia attuato misure “adeguate e proporzionate” per garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e protezione per i minori, in particolare per quanto riguarda le impostazioni predefinite nei sistemi di raccomandazione.
Non solo multa
Andando nel concreto: cosa rischia Meta? La multa, per chiunque violi le norme del DSA, prevede somme fino al 6% del giro d’affari annuo globale delle società e, in caso di recidiva, il divieto di operare in Europa. Ma il fine non è solo economico: il regolatore, con modus operandi del genere, intende mettere pressione a piattaforme del genere affinché queste adottino pratiche a difesa degli utenti, in modo particolare i minori. Non è un caso se poco meno di un mese fa, il 22 aprile, la stessa Commissione aveva avviato un’indagine nei confronti di TikTok, che in risposta si era vista costretta a rivedere alcune funzionalità lanciate in Francia e in Spagna, relative a d un programma a premi sull’app Lite.
La risposta di Meta
Non si è fatta attendere la risposta di Meta a seguito delle dichiarazioni provenienti da Bruxelles: “Vogliamo che gli adolescenti abbiano esperienze online sicure e adatte alla loro età. Per questo nell’ultimo decennio abbiamo sviluppato oltre 50 strumenti e policy pensate proprio per proteggerli. Questa è una sfida che tutto il settore si trova ad affrontare e siamo pronti a condividere maggiori dettagli sul nostro lavoro con la Commissione Europea” le parole di un portavoce.
Vale la pena ricordare che Meta sta affrontando un’altra indagine relativa alla pubblicità politica in Unione Europea mentre il suo diretto rivale, X, è nel mezzo di un’analisi circa la moderazione dei contenuti, la gestione della privacy e la trasparenza dei post pubblicitari.
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