L’introduzione della web tax al 3% dei ricavi per tutte le Pmi che operano online prevista nella Legge di Bilancio sarebbe un danno incalcolabile per le piccole e medie imprese e per le startup italiane e il mondo dell’informazione e un vantaggio enorme, invece, per le Big Tech della Rete protagoniste di una elusione fiscale già segnalata da più parti, che sottrae al nostro paese in maniera iniqua centinaia di milioni di euro. È per questo che Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori, con l’appoggio del presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, hanno organizzato una conferenza stampa in Senato per proporre di fatto lo stralcio della web tax dalla Manovra e per proporre, invece, l’innalzamento della Web Tax per le Big Tech già in vigore dal 2020, dal 3% al 5% esentando: al contrario le Pmi e le imprese del comparto editoria. “Matteo Salvini convinca il ministro Giancarlo Giorgetti a stralciare la misura dalla Legge di Bilancio”, ha detto Ruvolo. Una misura quella della Web Tax, che, come il canone Rai e l’innalzamento dell’Irpef, di fatto ha spaccato la maggioranza, visto che Forza Italia la critica e anzi la vuole riservare soltanto alle Big Tech.
Web Tax al 3% estesa? Misura controversa che spacca la maggioranza
Il Governo stima di ricavare appena 51,6 milioni di euro dalla Web Tax per tutti al 3%, una cifra esigua per una manovra da 30 miliari di euro. La proposta di Confimprenditori, che sarà rilanciata da Forza Italia, è di aumentare l’aliquota della web tax dal 3% al 5%. Se nel 2021 la web tax ha portato circa 250 milioni di euro nelle casse dello Stato italiano, un aumento dal 3% al 5% per le Big Tech rappresenta un incremento del 66,7% sull’aliquota con un incasso di circa 166,7 milioni di euro su base annua.
Ruvolo (Confimprenditori): ‘L’estensione della Web Tax alle Pmi sarebbe la chiusura di migliaia di startup’
“L’estensione della Web Tax alle piccole e medie imprese significherà la chiusura di migliaia di aziende e startup italiane impegnate nel settore tecnologico. L’approccio proposto dal ministro Giancarlo Giorgetti ci appare frettoloso e potenzialmente dannoso. Non possiamo permetterci di trasformare un’opportunità di equità fiscale in un freno allo sviluppo economico del Paese gravando le imprese che già pagano le tasse in Italia di un’ulteriore imposta inizialmente pensata per le BigTech”. Lo ha detto il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, presentando in conferenza stampa al Senato con il presidente dei Senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, il Report del Centro Studi di Confimprenditori su “L’impatto della Web Tax sulle PMI”.
“In Italia circa il 35% delle PMI ha dichiarato che una tassa sui ricavi digitali potrebbe compromettere la loro capacità di competere con le grandi multinazionali, e il 60% ha sottolineato che una tassazione più elevata sulle piattaforme online sarebbe dannosa per il settore e-commerce. Le piccole imprese italiane pagano 24,6 miliardi di euro di tasse all’anno, mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia versano solo 206 milioni di euro. Questo nonostante le PMI generino un fatturato complessivo 90 volte superiore rispetto alle big tech, che però pagano imposte 120 volte inferiori”.
“La pressione fiscale effettiva sui piccoli imprenditori italiani sfiora il 50%, mentre per le big tech è del 36%. Affinché le PMI possano continuare a prosperare, è fondamentale adottare politiche fiscali che favoriscano la loro crescita, anziché ostacolarla. La nostra proposta è di aumentare l’aliquota della Web Tax sulle Big Tech dal 3% al 5%, una misura che potrebbe generare entrate aggiuntive significative per le casse dello Stato italiano. Nel 2021, la Web Tax ha portato circa 250 milioni di euro nelle casse dello Stato italiano. Un aumento dal 3% al 5% rappresenta un incremento del 66,7% sull’aliquota con un incasso di circa 166,7 milioni di euro su base annua”.
Gasparri: “Su Web Tax serve omogeneità fiscale anche in Ue“
“Forza Italia ha chiesto di correggere la norma sulla web tax contenuta in Manovra. La neutralità fiscale sostenuta dagli americani significa colpire nello stesso modo tutti, grandi e piccoli. Ma così si crea un’ingiustizia. Le tasse sono inevitabili, ma noi ci stiamo battendo perché siano eque. Non vogliamo una estensione demagogica, perché una start-up di giovani o una piccola impresa non sono la stessa cosa di Amazon, Google o Facebook. Una differenziazione ci deve essere. Su questo anche l’Europa dovrebbe essere più severa e lo dico da europeista, perché appoggia il banditismo fiscale dei giganti della rete con la complicità di alcuni Stati membri che ne ospitano le sedi fiscali a tassazioni agevolate, come fa l’Irlanda. Anche in Europa serve un’omogeneità fiscale e bisogna distinguere le dimensioni produttive per una politica fiscale equa”. Così Maurizio Gasparri, capogruppo di FI al Senato in occasione della presentazione al Senato del Report del Centro Studi di Confimprenditori su ‘L’impatto della Web Tax sulle PMI’.
Gasparri (FI): ‘Web Tax soltanto alle Big Tech? E’ una questione di equità fiscale’
“Con Confimprenditori condividiamo una battaglia che va al di là dell’emendamento della Legge di Bilancio – ha detto Maurizio Gasparri, presidente dei Senatori di Forza Italia in Senato – E’ una questione di equità, su cui Landini e i sindacati dovrebbero fare una giornata di sciopero generale contro le Big tech. Un player come Amazon crea danni enormi a tutti i negozi di vicinato che si trovano in città e zone rurali del paese”. In altre parole, secondo Gasparri, il beneficio apparente del prezzo più conveniente per il consumatore distrugge di fatto l’intero tessuto di negozi di vicinato del nostro paese. Un danno sociale ed economico accompagnato dalla perdita di migliaia di posti di lavoro a causa di un player che nel nostro paese paga briciole di tasse spegnendo invece le vetrine delle nostre città e dei nostri borghi.
Gasparri (FI): ‘Sono contrario alla desertificazione dei negozi causata da Amazon’
“Il problema è la disuguaglianza fiscale – aggiunge Gasparri – Forza Italia chiede di non tassare le nostre startup e le nostre Pmi. Una differenziazione va fatta, tanto più che si tratta di una questione non italiana ma europea. Purtroppo, come dimostra il caso dell’Irlanda sede europea dei principali colossi della Rete che grazie al suo regime fiscale favorevole dal 2008 al 2023 ha visto un aumento del 120% del PIL, l’Unione Europea appoggia questo banditismo fiscale dei giganti del web. Airbnb ha subito una multa di 500 milioni di euro in Italia ma non l’ha mai pagata perché ha sede in Olanda. Dov’è l’Europa?”.
Il problema in Italia è che il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti appoggia la neutralità fiscale, propugnata dagli Stati Uniti, secondo cui tutti i player della Rete devono essere tassati allo stesso modo. “Ma con questa neutralità fiscale si crea una ingiustizia – aggiunge Gasparri – Le tasse sono giuste ed inevitabile, ma devono essere eque. Partiamo dai colossi del web che non pagano le tasse in Italia e che occupano le nostre autostrade digitali in lungo e in largo senza pagare alcun pedaggio”.
Garofalo (Key4biz): “Web Tax all’editoria? Un ulteriore ‘mazzata’ al settore, un pericolo per il pluralismo dell’informazione”
Un altro aspetto su cui si sta battendo anche il Sottosegretario all’Editoria Barachini è l’esclusione dalla Web Tax delle società editoriali. Una battaglia ricordata da Luigi Garofalo, direttore di Key4biz nel suo intervento, durante la conferenza stampa al Senato: “Per anni ci siamo battuti per introdurre in Italia la Web Tax ma per le Big Tech, perché non era più tollerabile la loro elusione fiscale. Ed ora la web tax potrebbe diventare il nostro spauracchio? No! Per cui la Web Tax già in vigore dal 2020 è giustissima, è una norma di equità sociale perché obbliga i giganti del web a pagare finalmente le tasse. E noi come giornale online italiano queste tasse già le paghiamo e non possiamo essere ora oggetto anche della Web Tax, che ripeto è nata per le Big Tech”.
Perché contrari? Qual è l’impatto negativo sul settore dell’editoria e del mondo dell’informazione? La motivazione di Garofalo: “La Web Tax anche all’editoria potrebbe essere la mazzata decisiva per far chiudere altri giornali, settore già sono in profondo rosso: ci sarebbe, quindi, una forte attacco al pluralismo dell’informazione”.
Una Web Tax indiscriminata al 3% per tutte le Pmi innovative e all’editoria online sarebbe inoltre un danno al processo di digitalizzazione del Paese. “Si toglierebbero risorse a chi fa innovazione, alle imprese impegnate che fanno eCommerce o che scelgono la migrazione al Cloud e nell’adozione di nuovi servizi digitali – ha aggiunto Garofalo – sarebbe davvero un controsenso, mentre si dichiarano tutti a favore della transizione digitale“.
E poi in che modo si motiva questa nuova versione allargata della Web Tax? Anche le PMI e giornali con servizi digitali devono contribuire ai costi sostenuti dalle società di Telecomunicazioni per le reti. “Ma questo contributo economico non deve essere chiesto a noi”, ha scandito Garofalo, “ma a chi consuma tanta, tantissima banda delle reti di Telecomunicazioni a causa dell’enorme traffico dati che generano e quindi questo contributo in più deve essere chiesto alle Big Tech e agli hyperscaler, che nel 2023 (come si vede dalla grafica seguente) hanno prodotto il 55% del volume del traffico su Internet. E nelle ore di punta durante i video in streaming si arriva anche al 60%”.
Per MAMAAN si intende: Meta, Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet-Google e Netflix.
Questo dato è tratto dalla recente presentazione del presidente di Asstel al tradizionale Forum annuale delle Tlc quindi un dato conosciuto bene alle società delle Telecomunicazioni in Italia.
Le Telco avevano chiesto che questo contributo per i costi delle reti venisse chiesto ai Giganti del Web, da qui un emendamento del Mimit alla legge Concorrenza. Poi la lobby dei giganti del web è riuscita a spuntarla. “E ora il Governo viene a chiedere a noi piccoli del web la web tax? NO. Noi non ci siamo e ci stiamo battendo per non farla approvare in questi termini”, ha aggiunto Luigi Garofalo. “E poi”, ha concluso il direttore di Key4biz, “quest’anno parte anche la Global minimum tax, per far pagare a livello internazionale alle Big Tech una tassa minima del 15%. Che facciamo, in Italia ritorniamo indietro e rifacciamo una norma solo italiana? Ci batteremo anche a livello europeo, nel caso, per far bocciare la Web Tax anche a PMI innovative e all’editoria e mondo dell’informazione”.
Le PMI pagano 24,6 miliardi di euro di tasse all’anno, le Big Tech 206 milioni
Le PMI italiane già versano la bellezza di 24,6 miliardi di euro all’anno di tasse, mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia versano soltanto 206 milioni di euro, secondo l’area studi di Mediobanca. Questo, si legge nel report di Confimprenditori, nonostante le Pmi generino un fatturato complessivo 90 volte superiore rispetto alle Big Tech, che però pagano imposte 120 volte inferiori. La pressione fiscale effettiva sui piccoli imprenditori italiani sfiora il 50%, mentre per le Big tech è del 36%.
La Global Minimum Tax introdotta nel 2024 per tassare almeno al 15% i profitti delle grandi imprese con fatturato superiore a 750 milioni di euro è pensata per riequilibrare questa disparità- Tuttavia il gettito per l’Italia sarà modesto, pari a 381 milioni nel 2025 e 500 milioni entro il 2033 mentre in paesi come Estonia e Malta l’applicazione della Global Minimum Tax è stata rinviata fino al 2030.
Manovra, Pagano (Pd): “Su Web Tax misureremo buone intenzioni di FI
“Siamo stati i primi a proporre l’introduzione di una web tax per i colossi che fanno miliardi di utili. Francesco Boccia quando era al governo si è molto adoperato su questo ma una cosa è tassare i gruppi multinazionali, un’altra è colpire tanti piccoli negozi di prossimità che per non perdere gli utili si sono reinventati anche con un commercio online”. Lo sottolinea il capogruppo Dem in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, parlando della manovra e della web tax. “Su questo – aggiunge – misureremo le buone intenzioni di FI e di quella parte della maggioranza che a mezza bocca dice di tutelare i piccoli commercianti e le piattaforme che hanno messo in piedi”.
VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA
“Stralcio dalla Legge di Bilancio della Web Tax estesa alle PMI”, è il titolo della conferenza stampa che si è svolta oggi 2 dicembre in Senato, nella Sala Caduti di Nassyria, su iniziativa del senatore Maurizio Gasparri, con la partecipazione del presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, e del nostro direttore, Luigi Garofalo.
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