Mentre Trump accusa Huawei, la tlc firma con Putin accordo sul 5G

  ICT, Rassegna Stampa
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Mentre Donald Trump cerca in Europa di convincere gli alleati a ‘bannare’ Huawei (tre giorni fa ne ha parlato anche con il governo britannico), la tlc cinese ha firmato un importante accordo con l’amico-nemico del presidente degli Stati Uniti, Vladimir Putin, “per sviluppare la rete 5G in Russia entro il prossimo anno”. L’intesa è stata siglata a Mosca, a margine dell’incontro tra il leader russo e quello cinese Xi Jinping, con il principale operatore della telefonia mobile MTS: l’accordo è finalizzato allo “sviluppo delle tecnologie 5G e al lancio pilota delle reti di quinta generazione nel 2019-2020″.

Deve far riflettere questo contratto firmato tra Huawei e la Russia, che evidentemente non considera, diversamente dagli Usa, la società di telecomunicazioni cinese come “agente di spionaggio della Cina” e quindi un rischio per la sicurezza nazionale. Sicurezza nazionale che la Federazione vuole garantire dando vita alla sua rete Internet ‘personale’. Sarà possibile realizzarla grazie all’approvazione da parte del Parlamento russo della legge “Programma nazionale di economia digitale”, che entrerà in vigore il primo novembre prossimo.

La Rete Internet ‘sovrana’ è stata presentata come “un’infrastruttura indipendente che garantisca il buon funzionamento del segmento russo di Internet in caso di pericoli alla sicurezza, all’integrità e alla sostenibilità di Internet e alle reti di telecomunicazione”.

Dunque, se Huawei rappresentasse un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati la Russia non avrebbe mai stipulato un accordo per sviluppare il 5G. Un’ulteriore conferma che la tech war scatenata da Trump è in realtà una questione di geopolitica: gli Usa vorrebbero solo ostacolare l’espansione tecnologica di Huawei, tra le società leader nel 5G a livello globale. Huawei è il simbolo della scalata della Cina per la supremazia mondiale nel settore tecnologico: in questo scenario va anche letto il ban di Trump del 15 maggio scorso, poi sospeso fino al 19 agosto (e può essere anche prorogato).

In Canada fissata per gennaio 2020 l’udienza su estrazione in Usa della figlia del fondatore di Huawei

Nel frattempo, un tribunale canadese ha fissato per gennaio 2020 l’udienza sull’estradizione negli Usa di Meng Wanzhou, direttore finanziario di Huawei e figlia del suo fondatore, Ren Zhengfei. Negli Usa la manager è accusata di aver violato le sanzioni contro l’Iran e di frode bancaria, con quattro capi di imputazione. Era stata arrestata a Vancouver lo scorso primo dicembre su richiesta di Washington. La Corte Suprema della Columbia Britannica ha così accolto la proposta della squadra di avvocati di Meng con la prima audizione di cinque giorni a gennaio 2020 e con l’auspicio di chiudere il processo entro ottobre, secondo quanto riporta la Cbc, Canadian Broadcasting Corporation.

Meng era stata rilasciata su cauzione (6,6 milioni di euro) pochi giorni dopo l’arresto ma le è stato imposto di indossare un braccialetto elettronico e le è stato tolto il passaporto.

“Huawei resta fermamente dalla parte di Meng nella sua ricerca di giustizia ed è fiduciosa sul fatto che la giustizia canadese risolverà la vicenda in modo equo ed efficiente”, ha sottolineato in una nota il vicepresidente della comunicazione di Huawei, Benjamin Howes.

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