Di certo non compare nell’elenco delle prime cento cose, per importanza, che la guerra tra Russia e Ucraina sta portando via, ma è giusto che se ne parli perché i volumi di fatturato sono tali da coinvolgere migliaia di persone che operano nel settore. Anche il mobile gaming sta soffrendo la difficilissima situazione geopolitica, e i dati cominciano a mostrarlo, come quelli raccolti da data.ai e IDC nell’ultimo loro report. Di nuovo, sarà bene ribadire che non si parla solo di divertimenti per bambini, ma di un settore che si prevede ammonterà al 60% del totale dei (tanti) miliardi generati dall’intrattenimento videoludico nel mondo. Tra marzo e aprile 2022, i download settimanali di giochi e la spesa dei consumatori nell’Est europeo sono crollati, a causa degli stop imposti da Apple e Google come parte delle sanzioni verso Mosca: la quota russa nella spesa per i giochi nell’Europa orientale è scesa dal 50% al 10% lo scorso aprile, a fronte di una stabilità tutto sommato diffusa nel resto dell’area. Ma si tratta dell’unico aspetto negativo – ancorché sistemico – di un successo che non mostra altre ombre, anzi, continua a superare ogni record.
Il mobile gaming, più di tutto il resto messo insieme
Per prima cosa, i freddi numeri, assai eloquenti nel far capire di che cifre si sta parlando. 136 miliardi di dollari, è questo il valore del settore del gaming su smartphone o su tablet, per una crescita superiore di 1,7 volte rispetto al mercato del gaming in genere, che arranca per quanto riguarda il fatturato: i videogiochi su PC e Mac arrivano a 42 miliardi, le console casalinghe come PlayStation, XBox e Nintendo seguono poco distanti a 40 miliardi, infine c’è il mercato delle console portatile, a 4 miliardi. Ed è proprio questo uno dei dati che più aiutano a comprendere lo spaventoso successo dei giochi su smartphone: è un mercato 34 volte più grande rispetto agli unici competitor dello stesso segmento, come la Nintendo Switch. Il tutto, nemmeno a dirlo, con tassi di crescita molto più bassi; anzi, il mercato delle console è in leggera flessione da due anni, con la complicità delle recenti difficoltà di approvvigionamento degli ultimi modelli, a causa della carenza planetaria di processori, nonché del comparire di sistemi di subscription pensati per PC e molto convenienti.
Nessuno di questi problemi ferma il mobile gaming, che è davvero decollato quando le connessioni di Internet mobile sono diventate più stabili, più capillari – permettendo di giocare quasi ovunque – e soprattutto molto economiche, anche quando la richiesta di megabyte per scaricare gli applicativi più “pesanti” è nell’ordine di diverse centinaia per ogni singolo titolo: su SOSTariffe.it si possono vedere le migliori offerte di telefonia mobile per trasformare il proprio telefono in una console di ultima generazione a tutti gli effetti.
I perché di numeri che sorprendono
I motivi del successo del settore sono evidenti a tutti: abbiamo sempre uno smartphone con noi, è l’”ammazza-tempo” per definizione durante le code e le attese, ma anche quando decidiamo di staccarci un po’ dal lavoro e dallo studio. Li cambiamo spesso, visto che ogni anno escono modelli nuovi, con tempistiche molto più ravvicinate rispetto alle console o alle schede grafiche per PC, e quindi anno dopo anno riescono a supportare titoli di qualità grafica (e non solo) sempre più impressionanti. I costi sono molto bassi: con 100 euro per uno smartphone di fascia bassa e altri 3-4 per un titolo di qualità (senza considerare quelli gratuiti e con gli opzionali acquisti in-app, in realtà la fetta più grande della torta) ci si può divertire per ore: una situazione ben diversa dai concorrenti, considerando che una console costa sui 400 euro (o più) e un computer da gaming ha un costo ancora più alto.
Infine, è un sistema che si autoalimenta: man mano che il mercato diventa più interessante, sono sempre maggiori gli investimenti da parte delle grandi case dell’intrattenimento videoludico. E se una volta si assisteva a tanti esempi di versione mobile di titoli nati per essere giocati sul PC o sulla console, ormai molti dei giochi più interessanti vengono ideati e creati direttamente per lo smartphone.
Dai giovani ai boomer, l’identikit del mobile gamer
C’è poi un’altra parola magica che va citata, quando si parla di mobile gaming: inclusività, uno dei valori che negli ultimi anni è emerso più prepotentemente nella società soprattutto nei Paesi più avanzati. Per anni i videogiochi sono stati considerati quasi solo una “questione da maschi”, ma il mobile gaming ha fatto avvicinare a questo universo tantissimi nuove giocatrici; e per via della sua rapida e continua evoluzione, è anche il settore più ricettivo ai cambiamenti in questo senso, con una sensibilità particolare anche verso l’universo LGBT.
Si parla nel report di «completa democratizzazione del gioco», grazie alla varietà davvero ampia di proposte, che va dagli open-worldai MMO per semiprofessionisti, senza però dimenticare tanti titoli per il gioco “casual”, da pochi minuti al giorno. È anzi questa una delle modalità che ha contribuito ad amplificare il successo del mobile gaming: ha giocato a favore la quantità di titoli pensati apposta per essere giocati “mordi-e-fuggi”, dedicandoci solo un tempo limitato, basati sul principio degli idle game(eventi che accadono anche mentre non si gioca, con tempi minimi di realizzazione come per la costruzione degli edifici in un building game, e gli stessi tempi accorciabili solo tramite acquisti in-app).
E si allude anche a un’inedita inclusione demografica, da entrambe le estremità dello spettro: da una parte, oggi negli Stati Uniti i 1000 giochi con il fatturato più alto sono diretti alla generazione Z per il 47% (era il 41% due anni fa), ma, ed è questo che sorprende, il segmento che è cresciuto di più è quello degli over 45, dalla Generazione X ai Baby Boomer, che ha portato la quota di giochi diretti a questo tipo di utenti al 31%, con una crescita di ben 7 punti percentuali tra il 2019 e il 2021. Insomma, altro che “ok boomer”: quando si parla di mobile gaming, può capitare che siano i genitori a essere più esperti dei figli.
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