Noam Chomsky: “ChatGPT faciliterà il plagio, così fallisce un intero sistema educativo”

  ICT, Rassegna Stampa
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L’intervista a Noam Chomsky su ChatGPT e le IA generative

Nelle ultime settimane abbiamo imparato a conoscere l’ultima generazione di intelligenza artificiale generativa ChatGPT di OpenAI. Se ne è parlato in ogni contesto, si è dimostrato a cosa può servire e a cosa no, quale può essere il suo potenziale in diversi campi di applicazione e numerosi esperti hanno dato il loro giudizio sulla tecnologia.

Il celebre filosofo e linguista americano Noam Chomsky è stato sentito sull’argomento, anche in veste di scienziato cognitivo e teorico della comunicazione.

In un’intervista rilasciata a edukitchen.net, Chomsky punta il dito sull’IA generativa, non per demonizzarla, ma per chiarire subito alcuni punti chiave rispetto a quanto sta accadendo.

Punto primo. Il saggio e le sue vulnerabilità

Per generazione il saggio, in particolare la saggistica universitaria, ha rappresentato il modello base della pedagogia umanistica, è un po’ lo strumento preferito per insegnare ai ragazzi concetti fondamentali come la ricerca, il ragionamento, il pensiero critico, la scrittura.

L’arrivo sulla scena di ChatGPT rompe questo schema e lo fa in maniera diretta.

Per anni noi professori abbiamo avuto a disposizione programmi informatici dedicati alla ricerca dei casi di libri di saggistica che continuamente vengono plagiati. Ma ora tutto è cambiato, oggi è sempre più difficile individuare un plagio, semplicemente perché oggi è più facile plagiare lavori altrui, grazie alle nuove tecnologie”.

Siamo di fronte ad un plagio ogni qual volta si sfrutta un lavoro editoriale a scientifico altrui a proprio vantaggio, a proprio nome, senza autorizzazione da parte dei proprietari dei diritti di copyright e senza riportare la fonte, che siano libri o pagine web.

ChatGPT è fondamentalmente una forma di plagio high-tech e allo stesso modo un sistema che elude l’apprendimento”, ha proseguito il linguista.

Punto secondo. Il sistema educativo come lo conosciamo è al capolinea?

L’ascesa di questa nuova generazione di IA può essere paragonata a quella dello smartphone: “Gli studenti si siedono in classe, in aula, e tengono gli occhi sul proprio smartphone. Il perché è presto detto, la classe ormai non è più interessante per lui”, ha ricordato Chomsky.

Non solo, “il fatto stesso che il ragazzo preferisca lo smartphone alla classe e al rapporto con il proprio docente significa due cose: la prima è che la tecnologia è vissuta come facilitazione per raggiungere qualsiasi obiettivo, con il minimo sforzo, la seconda, conseguente, è che il sistema educativo con cui siamo cresciuti è realmente sul punto di fallire”.

“Se un sistema educativo non stimola gli studenti, non li interessa, non li interroga su grandi questioni, se non li fa crescere, allora li perderà”, ha sottolineato Chomsky.

Punto terzo. L’IA prenderà il posto di libri e professori, ma che ne sarà degli studenti?

In un articolo pubblicato sul New York Post a fine dicembre 2022, Darren Hick, assistente professore di filosofia della Furman University, ha denunciato (assieme a molti altri colleghi in realtà) l’uso diffuso dell’IA generativa nel produrre lavori in classe o tesine partendo sostanzialmente da un plagio.

L’IA è ormai bravissima nel produrre saggi e contenuti online a partire da vaste library universitaria facilmente accessibili, ma non è impeccabile nello stile.

Come ha spiegato Hick, “ad un certo punto, se letti attentamente, questi saggi manifestano uno stile piuttosto anomalo, perché sembrano scritti da ragazzini particolarmente dotati, ma che impiegano formule strane, come quando qualcuno che sta imparando a scrivere si cimenta in lavori difficili, o comunque sta cercando di modellare il proprio stile”.

L’IA cresce rapidamente, ChatGPT cresce rapidamente, presto sarà più intelligente, più precisa, più raffinata, insomma, sento che il mio posto all’università presto sarà in pericolo”, ha ammesso il ricercatore.

Ma forse, oltre al destino dei libri e dei docenti, dovremmo tutti pensare anche a quello degli studenti. Se i ragazzi iniziassero ad utilizzare massicciamente questa tecnologia cosa davvero impareranno in futuro? In che modo si svilupperà la trasmissione della conoscenza a livello generazionale? Che ne sarà della nostra capacità cognitiva e della nostra memoria?

Se abituiamo i ragazzi a non impegnarsi, a non sforzarsi a ragionare, a non pensare, ad evitare lo sforzo di memoria, che ne sarà della loro capacità intellettiva complessiva e della fondamentale facoltà di pensare, concepire e intendere con la mente? Ricordiamoci che l’intelligenza ha il compito di favorire l’adattamento dell’essere umano ad ogni situazione nuova o potenzialmente avversa, con l’obiettivo di superarla, mettendo in campo pensiero e azione. L’IA è solo un’estensione di questa facoltà del nostro cervello.

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