Nucleare USA sotto cyber attacco, caccia ai mandanti. Biden: “I responsabili pagheranno”

  ICT, Rassegna Stampa
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Continuano gli attacchi informatici all’amministrazione americana e ad alcune delle sue più rilevanti agenzie governative, tra cui l’Agenzia per la sicurezza nucleare degli Stati Uniti.

La cyber offensiva non si ferma

Joe Biden, fresco di elezioni a 46° Presidente degli Stati Uniti d’America, ha subito annunciato in un comunicato che “responsabili e mandanti pagheranno un prezzo sostanziale”, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica.

Preoccupato, il Presidente ha commentato, in una nota ufficiale, che quanto accaduto: “sembra assumere sempre più i connotati di un serio tentativo di violazione della sicurezza informatica nazionale su vasta scala, che potenzialmente poteva colpire migliaia di target strategici, comprese società private o legate alla Pubblica Amministrazione ed enti governativi federali”.

Shaylyn Hynes, portavoce del Dipartimento dell’Energia (DoE) degli Stati Uniti, ha garantito che l’attacco non è andato a buon fine, nel senso che gli autori non sono riusciti ad entrare nel sistema per manometterlo o rubare dati sensibili.

Preoccupazione per l’arsenale nucleare

L’attacco però c’è stato, eccome. Il Dipartimento dell’Energia e la National nuclear security Administration (NnsA), incaricata di gestire l’arsenale nucleare nazionale, si legge su politico.com, hanno registrato “attività informatiche sospette” nelle reti della Federal energy regulatory commission (Ferc), all’interno dei laboratori nazionali Sandia e Los Alamos nel New Mexico e Washington, nell’Office of Secure Transportation dell’NnsA e al Richland Field Office del DoE.

Tanto per capirci, il laboratorio di Los Alamos è quello dove è stato portato avanti il “progetto Manhattan”, per lo sviluppo del programma atomico americano partito nel 1942. È da questi laboratori che uscirono “Little Boy” e “Fat Man”, le bombe atomiche che poi furono sganciate rispettivamente su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

Le indagini e i sospetti su Mosca

Su quanto accaduto stanno indagando sia l’FBI, sia la Cisa (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), sia l’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) e dai primi risultati sembra che i danni principali li abbia subiti la Ferc, la Commissione federale per la regolamentazione dell’energia.

Si suppone che gli hacker abbiano ottenuto l’accesso alle reti delle agenzie federali sfruttando delle vulnerabilità dei software SolarWinds, fornitrice di soluzioni IT per centinaia di clienti governativi e del settore privato.

Fin da subito gli inquirenti hanno sospettato il coinvolgimento di Mosca in questa vasta cyber offensiva informatica, perché il modus operandi sembra molto simile a quello considerato tipico dell’intelligence russa.

Ciò che spaventa di più gli americani (e non solo) è che ad esser preso di mira è stato il cuore nevralgico della sicurezza nazionale, in particolare alcune agenzie governative che più di altre gestiscono direttamente alcune funzioni relative all’arsenale nucleare.

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