“E’ da mesi che denunciamo inascoltati la mala gestione CDP di Open Fiber, un’azienda che fino a quando è stata controllata dall’ENEL aveva raggiunto un valore di 7,3 miliardi di euro e che ci è stata invidiata per il suo modello innovativo wholesale only in tutta Europa. Oggi siamo di fronte solo ad un cumulo di macerie e di debiti stimati nell’ordine di 6 miliardi entro la fine dell’anno. Siamo totalmente contrari al fatto che CDP possa riconoscere una liquidazione milionaria e manleva tombale all’attuale amministratore delegato, che è il maggior responsabile di tale sfascio”. Così il segretario nazionale UDC Lorenzo Cesa.
“Chiediamo – aggiunge Cesa – che vengano fatti immediatamente dei controlli dal nuovo vertice aziendale volti a verificare la correttezza dei bilanci, dei dati aziendali ed il rispetto delle convenzioni e della concessione in essere non solo in termini di obiettivi non raggiunti ma anche di eventuali accordi fatti con società terze non consentiti dalla concessione. Open Fiber ha ignorato il codice etico aziendale e quello di CDP e Macquarie e questo è molto grave per un’azienda pubblica. Adesso bisogna pensare a come risolvere questa patata bollente visto che Open Fiber è solo a metà dell’opera per quanto riguarda le aree bianche, i cui lavori sarebbero già dovuti terminare lo scorso anno, ancora non ha iniziato i lavori nelle aree grigie commerciali ed è solo all’inizio in quelle grigie a fallimento di mercato dove il nostro paese rischia di perdere tutti i soldi del PNRR. L’unica soluzione a questo punto per risolvere il problema di Open Fiber è chiaramente uno spezzatino con la vendita delle aree nere e l’aggregazione delle aree bianche e grigie nella Netco”.
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