Siamo tutti peccatori, questo per definizione biblica. Non siamo che esseri umani, e pertanto imperfetti. Negli anni recenti la situazione è addirittura peggiorata con l’invenzione del peccato ‘ecologico’ in aggiunta a quello classico ‘ecclesiastico’.
Era probabilmente inevitabile che emergesse una sorta di sintesi tra le due ‘fedi’, una sintesi che è stata esplicitata in un nuovo e singolare studio dell’Università di Cambridge in cui si chiede alla Chiesa cattolica di tornare a praticare a livello globale “l’astinenza dalle carni” del venerdì.
Il ‘digiuno’ settimanale era una pratica molto antica del cattolicesimo. Venne formalizzato dal Papa Niccolò I—santificato e ricordato come San Niccolò Magno—verso la fine del IX Secolo, obbligando i cattolici ad astenersi dal consumo per l’appunto delle carni al venerdì come penitenza e in ricordo della crocifissione di Gesù. Restò in vigore fino al Concilio Vaticano II (1962-1965) e all’uscita della costituzione apostolica Paenitemini, che permise ai singoli vescovi di sostituire il costume con altri atti di penitenza, come con la preghiera e le opere di carità.
Nel 2011, dopo una pausa di 26 anni, i vescovi cattolici dell’Inghilterra e del Galles decisero di riesumare la pratica originale, istruendo i fedeli a tornare all’antica usanza. La reazione tra i cattolici del Regno Unito fu ‘mista’, con un livello di adesione di circa un quarto—equivalente, secondo lo studio citato, a una riduzione media pro capite del consumo di carne pari a due grammi alla settimana. Proiettando il pur limitato calo sull’intera popolazione adulta inglese e gallese, i ricercatori calcolano una teorica eliminazione di 46 milioni di porzioni di carne all’anno. Inoltre, secondo gli studiosi, la conseguente trasformazione dietetica eliminerebbe la produzione di 55 mila tonnellate di CO2 annualmente—equivalente al gas serra prodotto da 82,500 voli andata e ritorno tra Londra e New York.
Gli studiosi concludono che: “In termini dell’impatto sulle risorse e sul cambiamento climatico, i nostri risultati sottolineano come una trasformazione dietetica all’interno di un gruppo demografico, anche se costituisce una minoranza sociale, possa avere importanti implicazioni per il consumo e la sostenibilità nell’aggregato”.
Pertanto, “Se il Papa dovesse ristabilire l’obbligo [del venerdì senza carne, ndr] per i cattolici in tutto il globo, o se i vescovi in altri paesi dovessero scegliere di seguire l’esempio dei prelati inglesi e gallesi, allora l’impatto potrebbe essere maggiore di molti ordini di grandezza. Per esempio, se solo i vescovi cattolici degli Stati Uniti aderissero al progetto, allora i benefici sarebbero probabilmente 20 volte maggiori di quelli ottenuti nel solo Regno Unito”.
A occhio e croce, i vescovi americani, pur preoccupati come tutti per il cambiamento climatico, non ci pensano neanche lontanamente. Ci vorrebbe un ritorno ai tempi dei miracoli…
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