Pnrr, rete unica, Cloud nazionale. Le incognite digitali del dopo-Draghi

  ICT, Rassegna Stampa
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PNRR, rete unica, Cloud nella PA, sono tanti i capitoli del digitale a rischio dopo la crisi di Governo che ha portato alle dimissioni di Mario Draghi.

E ora che succede?

Salta il PNRR?

In ballo ci sono 19 miliardi di euro che l’Italia dovrebbe incassare a fine anno previa approvazione di 55 progetti, ma soltanto se riusciremo a rispettare gli stringenti obblighi fissati dalla Commissione Ue. Ce la faremo? Difficile dirlo, i tempi sono molto stretti. Ma senza fondi i progetti restano fermi.

Rete unica, progetto indebolito

E poi c’è il progetto rete unica. Secondo altre voci del settore, il piano rischia ora di impantanarsi per mancanza di una protezione politica sufficiente. Resta da capire quale sarà la posizione del nuovo Governo rispetto ad un dossier che ora come ora dovrebbe invece accelerare, visto che il termine unico per la stipula dell’accordo vincolante fra le parti è fissata al 31 ottobre.

Il treno della rete unica potrà proseguire indipendentemente da quello delle elezioni e del nuovo Governo?

Che ne sarà dei dipendenti della compagnia?

Difficile dirlo.

Il mercato intanto non risparmia il titolo Tim, che alle 13.30 cede il 4,33% a 0,22 euro.

Leggi anche: Pnrr, rete unica e digitale. Gli obiettivi a rischio con la crisi di Governo

Due o tre mesi fermi nella Tlc?

E ancora, nella industry delle telecomunicazioni resterà tutto fermo in attesa dell’insediamento del nuovo Governo? Possiamo permetterci di restare due o tre mesi fermi?

Speriamo di no. Ma il rischio c’è, inutile nasconderlo. “E’ un disastro”, dice un decano del settore che guarda al futuro e immagina possibili scenari legati al nuovo governo.

Chi ci sarà al Mise?

E chi avrà la delega alle Tlc?

I fondi assegnati per i vari progetti del PNRR andranno avanti?

Chi sarà il successore del ministro della Trasformazione digitale Vittorio Colao?

Difficile immaginarlo.

Troppo fresca la ferita istituzionale di un’uscita di scena traumatica da parte di Draghi dopo uno scontro con i partiti senza esclusione di colpi.

Dipende da chi vincerà le elezioni di fine settembre.

Pmi non strategiche con il Governo Draghi

Ma un primo sommario bilancio del Governo Draghi sul fronte del digitale dice che la tendenza a non considerare strategiche né degne di particolare nota le Pmi del digitale è stata una costante. Basti pensare all’uscita del ministro Colao a proposito dei piccoli data center che andrebbero chiusi, che ha fatto saltare sulla sedia decine di imprenditori del nostro paese.

Un trend, quello del taglio dei piccoli player regionali, che potrebbe essere invertito con il nuovo Governo.

Vedremo.

Sul Cloud nazionale una pausa di riflessione?

E’ molto probabile che il tema del Cloud nazionale della PA, la gara del PSN (Piano strategico nazionale) sarà toccato dalla crisi di governo. Uno dei cosiddetti building block della politica del ministro Colao rischia di rallentare la sua marcia.

Secondo alcuni, potrebbe essere un bene. Alla fine non tutti i mali vengono per nuocere e sul Cloud l’Italia potrebbe guadagnare un po’ di tempo utile, per favorire soluzioni condivise a livello europeo senza accelerare troppo i tempi.

Archiviata l’era Colao, potrebbe forse iniziare l’era del Cloud aperto a tutti i player di mercato? Anche quelli più piccoli? Se lo domandano in molti. Tanto più che sull’esito della gara a favore del consorzio Tim-Cdp-Leonardo e Sogei è pendente un ricorso del duo Aruba-Fastweb che in un primo momento si era aggiudicato il duello.

Geopolitica e Tlc: cosa succederà?

Infine, c’è il discorso del posizionamento geopolitico dell’Italia. Cosa cambierà in Europa dopo l’uscita di scena di Draghi? E il nuovo governo italiano come si vorrà posizionare? Questioni aperte non banali in relazione, ad esempio, all’utilizzo di tecnologie extra Ue (cinesi) per le reti 5G.  

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