PNRR, reti ultraveloci e 5G: cosa aspettarsi dalla consultazione sugli aiuti di Stato?

  ICT, Rassegna Stampa
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Si è chiusa ieri la prima mappatura avviata il 25 maggio per la rilevazione delle reti fisse al civico. Si tratta di una mappatura che è stata fatta soltanto sulle aree grigie e sulle aree bianche ai confini con le aree nere. Escluse quindi le aree bianche a fallimento di mercato, dove Open Fiber e Eolo si sono aggiudicata i bandi Infratel.

Chiusa la prima mappatura delle reti fisse

La mappatura appena conclusa è abbinata ai fondi europei del Recovery Plan (PNRR) destinati alla Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” (49,86 miliardi di euro) ed è destinata appunto a mappare il fallimento di mercato nelle aree grigie, pari a circa 8,5 milioni di unità immobiliari.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano destina 6,7 miliardi di euro per i progetti che costituiscono la Strategia per la Banda Ultralarga. Si tratta di risorse che si aggiungono agli investimenti già avviati per realizzare la transizione digitale in favore di cittadini e imprese.

Aperta la seconda mappatura per le reti mobili 4G e 5G

Nel frattempo, venerdì scorso si è aperta un’altra mappatura, che riguarda invece le reti mobili 4G e 5G. All’esito di questa seconda mappatura, sarà fatta una successiva consultazione pubblica sul tema dell’erogazione degli Aiuti di Stato. In questa occasione si dovrà fare il delta fra le infrastrutture esistenti e quelle dichiarate al 2025, perché il nuovo obiettivo molto ambizioso del ministro dell’Innovazione e della Trasformazione Digitale Vittorio Colao è stata l’anticipazione al 2026 dell’obiettivo target europeo 2030 della Gigabit Society (un gigabit al secondo al 100% della popolazione).

Obiettivo realistico per il nostro paese? Non si sa, però questa è la sfida ed è per questo che la richiesta riguarda una mappatura dettagliatissima al 2025 (al numero civico).

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La terza fase dopo la mappatura: consultazione pubblica sugli aiuti di Stato

Una volta che sarà chiusa anche la mappatura delle reti 4G e 5G, che si chiuderà il 26 luglio, si aprirà la consultazione pubblica sugli Aiuti di Stato in relazione al PNRR. Una premessa doverosa è che la copertura fissa non può essere paragonata a quella mobile e che il faro per l’assegnazione dei fondi è l’Antitrust Ue.

Ebbene, secondo l’Antitrust europeo, come abbiamo già scritto nei giorni scorsi su Key4biz, le gare nelle Aree Grigie prevedono uno “step change”  tecnologico e favoriscono il modello wholesale only.

Gli orientamenti dell’UE per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga, recentemente richiamati dal Template (Guiding template: Measures to support the deployment and take-up of fixed and mobile very high capacity networks, including 5G and fibre networks) contenente indicazioni relative alle misure che gli Stati Membri possono adottare per finanziare la copertura e il take-up di reti ad altissima capacità (VHCN) sia fisse che mobili.

Accanto al principio di neutralità tecnologica, il principio cardine sul quale poggia la possibilità di utilizzare risorse pubbliche per il finanziamento di nuove reti è quello dello step change, ovvero del “salto di qualità” in termini di prestazioni, che le reti finanziate devono consentire rispetto alla situazione di connettività corrente.

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Le Aree Grigie: criteri generali

Nelle Aree Grigie NGA del Paese è necessario che l’infrastruttura finanziata garantisca almeno un raddoppio della velocità di download rispetto all’infrastruttura esistente (o pianificata) e almeno un aumento significativo della velocità di upload, che nei casi europei precedenti è sempre equivalso come minimo anche qui ad un raddoppio ed al fatto che le infrastrutture finanziate devono necessariamente garantire “velocità simmetriche”.

Dove c’è il 4G non si può finanziare il 5G, che potrà essere finanziato dove gli operatori che hanno preso la licenza non si erano già impegnati a coprire quell’area.

Le Aree Grigie e l’Italia

Se guardiamo all’Italia, si avvicina la resa dei conti per quanto riguarda la copertura delle Aree Grigie NGA del Paese, ovvero quelle aree dove esiste già o è pianificata nei successivi tre anni una sola rete NGA, ovvero una rete capace di fornire in download una velocità compresa tra un minimo di almeno 30Mbps ed una soglia massima non superiore ai 100Mbps, in conseguenza di conclamate condizioni di fallimento di mercato).

Dal momento che la velocità di benchmark è 100 Mbps, là dove vi fossero reti capaci di fornire velocità superiori, gli aiuti di Stato non sarebbero possibili o almeno non subito e le reti finanziate dovranno garantire almeno 200 Mbps in download e molto probabilmente la stessa velocità anche in upload.

Il caso delle Aree Nere

Relativamente alle Aree Nere NGA, ovvero dove esistono o sono pianificate due o più reti capaci di fornire in download una soglia minima di almeno 30Mbps ed una soglia massima non superiore ai 100Mbps, che il governo italiano ha indicato di voler coprire laddove vi sia un fallimento di mercato (ovvero laddove manchino connessioni interamente in fibra per l’utente finale e la situazione di mercato non evolva verso la realizzazione di reti capaci di fornire velocità superiori a 100 Mbps nel prossimo futuro), la Commissione Europea considera come idonee al finanziamento pubblico reti che forniscano velocità almeno 3 volte superiori (300 Mbps) in download e upload upgradabili a 1Gbps (Paragrafo 72 del Template). Ciò si giustifica in quanto nelle Aree Nere è più probabile che vi siano operatori disposti a investire risorse private per la realizzazione di reti sempre più performanti.

Reti mobili: la concorrenza tra reti fisse e wireless

Anche le reti mobili (4G e 5G, a seconda che nelle aree target vi siano solo reti 2G o 3G) e wireless possono essere finanziate con soldi pubblici, ma nel Template (al Paragrafo 79) la Commissione indica tre possibili soluzioni per evitare problemi di concorrenza fra reti fisse e wireless. Gli Stati Membri potranno decidere di non usare la rete 4G/5G finanziata per fornire servizi FWA, oppure limitare il finanziamento pubblico al solo utilizzo della rete per servizi mobili, consentendo l’utilizzo della rete finanziata per FWA solo laddove gli operatori paghino un prezzo di mercato o finanziare pubblicamente reti FWA, ma solo laddove i requisiti di step change previsti per le reti fisse siano rispettati. In quest’ultimo caso, le reti FWA concorreranno con le tecnologie fisse nelle gare per la copertura delle Aree Grigie e delle Aree Nere NGA.

Il ruolo potenziale dell’FWA 5G

Vista la particolare conformazione orografica del nostro paese, più complessa persino di quella spagnola e francese, il ruolo dell’FWA 5G per la copertura nazionale di alcune zone del paese potrà essere preziosa. Il 5G è una tecnologia wireless che prevede una scalabilità nel tempo enorme dal punto di vista dell’efficienza, sia delle antenne sia dal punto di vista dei terminali a casa degli utenti (le cosiddette CPE).

5G, potenziale sviluppo tecnologico

Ma anche dal punto di vista dello spettro radio. In realtà, i piani di investimento evolveranno di pari passo con l’evolvere della tecnologia, perché è altamente prevedibile che nel giro dei prossimi 5 anni – considerato che fino a 8 anni fa le frequenze del 5G non erano considerate idonee per lo sviluppo mobile mentre oggi sono quelle considerate migliori per fare il 5G – si sta evidentemente parlando di una tecnologia che evolve più di quanto si possa immaginare oggi.

Incentivi fiscali

Inoltre, c’è chi propone di immaginare degli incentivi modulati in base al fallimento di mercato, che spingerebbero gli operatori presenti soltanto marginalmente sul territorio a correre di più e a completare l’infrastruttura su tutto il territorio creando sinergie anche in termini di coinvestimento.

Il meccanismo delle gare è di fatto riservato ai big player sul mercato, perché è difficile per un operatore più piccolo adempiere alle richieste e ai criteri di gare miliardarie. Anche con lotti più piccoli, nelle gare c’è un meccanismo di penale.

Diversamente, con meccanismi di incentivo fiscale o credito di imposta lo Stato cofinanzia un’opera già realizzata. Chi pianifica e realizza un impianto prima degli altri sa che avrà diritto di essere cofinanziato dallo Stato. Il modello da immaginare è quello dell’Ecobonus. C’è anche un altro modello di incentivazione delle infrastrutture di telecomunicazioni basata sul credito d’imposta già esistente che è il meccanismo del Bonus Sud per correggere il fallimento di mercato.

Si potrebbe quindi immaginare un meccanismo ibrido, basato in parte sulle gare e in parte sull’incentivo che tra l’altro è un meccanismo di erogazione automatico. Oppure, un meccanismo per cui se ti aggiudichi la gara godi degli incentivi, però sempre nell’ottica di premiare la partecipazione di tutti i soggetti di mercato.

Semplificazioni fondamentali

Quel che è certo è che per fare in fretta con la copertura del paese sarà necessario proseguire e accelerare sul fronte delle semplificazioni amministrative, autorizzative e di installazione degli impianti. Nel mobile, tra autorizzazioni paesaggistiche, di limiti elettromagnetici ecc. ci vogliono mediamente sei mesi per fare un impianto radio mobile se va tutto bene, ovviamente se c’è lo spazio per installarlo perché a volte il terreno non è di proprietà dell’operatore, ma della tower company.   

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Il tempo stringe. Ed è per questo che il tema delle semplificazioni va sempre tenuto in primo piano così come per quanto riguarda i voucher (seconda fase) l’auspicio è che questa volta finiscano alle imprese visto che i voucher alle famiglie (prima fase) per quasi l’80% sono finiti a TIM anche se nessuno è in grado di dire quante nuove connessioni non esistenti in precedenza sono state create. Quello che è ceto è che c’è stato un movimento di clienti da una parte all’altra per ottenere lo sconto.

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https://www.key4biz.it/pnrr-reti-ultraveloci-e-5g-cosa-aspettarsi-dalla-consultazione-sugli-aiuti-di-stato/364688/