Nonostante i casi milionari, il “livello di galleggiamento” delle cyber estorsioni si mantiene sui livelli dei mesi precedenti. Anche per una scelta strategica.
Spesso le statistiche consentono di comprendere i fenomeni meglio di tanti ragionamenti. Nel caso del fenomeno ransomware, il report pubblicato su Internet da Coveware permette di mettere in luce alcuni elementi decisamente interessanti.
Lo studio, che si riferisce al terzo trimestre del 2021, si apre con un paragone piuttosto azzeccato, che permette di comprendere il perché dell’enorme appeal che i ransomware hanno nel settore criminale. Il paragone con il traffico di cocaina nel 1992 evidenzia, infatti, come il cyber crimine garantisca maggiori profitti rispetto al narcotraffico.
Nella comparazione, però, il fattore più rilevante è probabilmente quello relativo alle “barriere di accesso”, che nel cyber crimine sono praticamente assenti. In altre parole: per guadagnare con i ransomware non è necessario fare accordi con altri criminali, accreditarsi o affrontare guerre tra gang.
Da un punto di vista economico, invece, il report evidenzia un trend in crescita, anche se con un’evoluzione particolare. L’entità media dei riscatti pagati dalle vittime di ransomware è infatti di 139.739 dollari, sostanzialmente identica (+2,3%) al dato del trimestre precedente. A cambiare notevolmente, però, è il dato mediano che si attesta su 71.674 dollari segnando un aumento del 52% rispetto ai tre mesi precedenti.
Cosa significa? Secondo gli autori dello studio, è l’indizio del fatto che i pirati informatici si stanno concentrando su bersagli “medi”, evitando di puntare al “colpo grosso” per mantenere un profilo basso.
Una scelta dettata da ragioni opportunistiche e, in particolare, dalla veemente reazione di alcuni governi (USA in testa) in seguito ai casi che hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, come quello di Colonial Pipeline o Kaseya.
Insomma: i pirati informatici preferiscono continuare ad avere un buon margine di guadagno ed evitare che iniziative come quelle della Counter-Ransomware Initiative, che ha portato a un summit virtuale con la partecipazione di 30 governi da tutto il mondo, possano rovinargli gli affari.
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