Rete unica, Meloni: “Deve essere pubblica”. Ma con quale progetto?

  ICT, Rassegna Stampa
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Importante richiamo di Giorgia Meloni sul progetto di rete unica, nelle dichiarazioni programmatiche del Governo al Parlamento, tema cruciale sul quale Fratelli d’Italia ha condotto una importante battaglia in una condizione di solitudine dettata dal posizionamento di opposizione al governo Draghi. Ci riferiamo al cosiddetto Progetto Minerva, sostenuto dal senatore Alessio Butti, nella veste di responsabile tlc di Fratelli d’Italia.

Tlc centrali nel governo Meloni

La premier nel suo discorso alla Camera dei Deputati ha fatto capire che il digitale e le tlc sono una priorità e sono centrali per l’attività del Governo, secondo il principio della sovranità tecnologica.

“Intendiamo tutelare”, ha detto Meloni, “le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle telecomunicazioni”.

“La transizione digitale”, ha aggiunto, “fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cybersecurity”.  

Dunque, Meloni sulla futura rete unica delle telecomunicazioni ha ribadito quanto più volte detto negli scorsi mesi: sia pubblica e aperta alla concorrenza”ma non è entrata nei dettagli su come risolvere il dossier più importante sulla sua scrivania.

Nessun cenno né al progetto di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che prevede l’acquisizione della rete di TIM da parte di Open Fiber, né al progetto ‘Minerva’, a favore di una rete di telecomunicazioni “unica”, “pubblica” (perché controllata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e wholesale only. Sempre secondo il Progetto ‘Minerva’, l’operazione viene guidata da TIM e non da Open Fiber, con la vendita di TIM Brasil, del parti di rete ridondanti, e con la cessione dei clienti ad altri OLO.

Piace anche in Borsa il Progetto ‘Minerva’. Ieri il titolo TIM a Piazza Affari è arrivato a guadagnare oltre il 4%.

In particolare il mercato guarda alla nomina dei sottosegretari e alle deleghe che verranno assegnate all’interno del nuovo esecutivo aspettando di capire a chi verrà assegnato il ruolo chiave sul tema delle telecomunicazioni.

“Il dipartimento per la trasformazione digitale resta al suo posto, anzi sarà rilanciato”

“Voglio tranquillizzare tutti quanti”, ha spiegato nella replica Meloni, “il dipartimento per la trasformazione digitale resta al suo posto e sarà affidato a un Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri e non perderà neanche un minuto del lavoro fin qui fatto. Anzi, lo rilanceremo ancora di più, perché il PNRR prevede ingenti risorse alla transizione digitale”.

“Una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale

Ma le parole di oggi della premier possono essere lette anche come un messaggio ai francesi di Vivendi: le infrastrutture critiche italiane deve essere in mano pubblica. Per ribadire questo principio, Meloni ha annunciato “vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché il modello degli oligarchi seduti su dei pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia occidentale”. Ma questa clausola di salvaguardia si differenzia dal Golden Power?

Infine, sul MoU per la cessione della rete TIM, è previsto il CdA di Cdp il 27 ottobre e due giorni dopo di TIM. Sul tavolo il rinnovo in esclusiva della trattativa? Ma sembra, ormai, scontato un esito in linea con il differente orientamento del Governo Meloni.

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