Antonio Maria Rinaldi interviene sul tema della riforma del Patto di Stabilità, l’insieme di norme intergovernative creato negli anni della crisi del debito della zone Euro e che NON è parte dei trattati europei perché mai convertito in questi. Si tratta quindi di norme che NON sono di per se parte fondante della UE, ma un patto temporaneo che, fra l’altro, è bloccato dal 2020 a causa del Covid, che ha costretto tutti gli stati a superare i limiti di deficit previsti.
In realtà quella di riformare il patto di stabilità è una velleità: non c’è il tempo per approvarla, non essendoci neppure un accordo di base. Quindi o si tornerà ai patto di stabilità al primo gennaio 2024 oppure si rimanderà tutto di almeno un anno, se non due, essendo il 2024 un anno elettorale. Invece si va avanti con discussioni che sono solo in grado di mostrare la divisione profonda fra le varie posizioni.
Però, al di là delle discussioni sui modi, c’è un problema di base: nessun “Patto di stabiilità”, nessun “Accordo di bilancio” a livello di Euro area avrà senso fino a quando la BCE non diventi una vera banca centrale che garantisca il debito pubbli e operi per guidarne i tassi di interesse, esattamente come tutte le altre nel mondo, dalla FED alla BoJ alla BoE alla Banca Centrale Russa. Fino a che non lo farà ogni “Patto di stabilità” è destinato a fallire. Va da se che se la BCE non prenderà quaasta qualità, che per ora le è perfino vietata dai trattati europei, allora tanto vare sciogliere la moneta unica, la cui presenza risulterà dannosa per l’economia dei singoli paesi.
Guardate cosa sta facendo la Polonia e capirete meglio..
Ecco il vdeo dell’intervento del Prof. Rinaldi, a cui segue il testo dell’intervento
Ecco il testo dell’intervento
Finalmente ho la possibilità di esprimere la mia opinione sulla riforma dei Trattati in quanto non è stata data la possibilità al mio Gruppo ID di avvalersi di un relatore ombra. Pertanto sfrutterò questa occasione per evidenziare un aspetto che reputo essenziale nella auspicabilefutura riforma dei Trattati.
Fra i tanti temi al centro della discussione della riforma dei Trattati, un posto senz’altro centrale lo ricopre la completa rivisitazione della governance economica ed in particolare quella del Patto di Stabilità e Crescita per adeguarla alle effettive esigenze del mondo in cui viviamo rispetto a quello concepito più di 31 anni fa ai tempi di Maastricht. Attualmente le opzioni sul tavolo sono tre:
- procedere con una sua riforma entro l’anno (ipotesi difficile visto i tempi residui),
- ritornare il 1.1.24 con l’applicazione del vecchio
- o prorogare la sospensione ancora per una volta.
Ma l’aspetto che vorrei evidenziare è che qualsiasi versione del Patto di Stabilità e Crescita presente o futuro, in quanto per sua natura accordo intergovernativo, non potrà mai sostituirsi o modificare quanto disposto dai Trattati su cui si fonda l’Unione Europea, cioè Maastricht e Lisbona. Lo stesso testo dell’attuale PSC in vigore dal 1.1.2013 al comma 1 dell’art. 2 dispone,infatti, che “le parti contraenti applicano e interpretano il presente trattato conformemente ai trattati su cui si fonda la UE”.
La citata conformità viene peròmeno considerato che lo stesso PSC sospeso stabilisce all’art.3, n.1, lett.a), che “la posizione di bilancio della Pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo”. Visto che per “bilancio in pareggio” s’intende un indebitamento annuale della Pubblica amministrazione pari allo zero per cento, va ricordato che il Trattato dell’Unione Europea firmato a Maastricht, all’art.104 c) prot. n.5 e dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea di Lisbona nell’art.126 (ex.104), fissano invece al 3 per cento il limite dell’indebitamento annuale.
Appare evidente quindi come il Patto di Stabilità non sia conforme ai Trattati su cui è fondata l’UE, e questo sarebbe già sufficiente a negargli legittimità. È probabilmente questo uno dei veri motivi per il quale il PSC non è stato mai inglobato nel corpus dei Trattati così come era previsto originariamente.
In ultima analisi, queste mie considerazioni, spero contribuiscano a far meglio comprendere che, qualora non vengano modificati i Trattati anche su questi aspetti di governance economica, ad iniziare dalla rivisitazione dei parametri di convergenza unitamente alle funzioni e mandato della BCE rendendola finalmente una Banca Centrale a tutti gli effettie non come ora assimilabile ad un vaso di terracotta fra vasi di ferro, nessun Patto di Stabilità potrà essere di fatto modificato in modo effettivo e produttivo per le economie dell’eurozona.
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