Ripple20: ecco le vulnerabilità che fanno tremare il mondo IoT

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Le 19 falle di sicurezza derivano dall’uso di una libreria sviluppata negli anni ’90 e mettono a rischio centinaia di milioni di dispositivi.

Non c’è pace per il mondo della Internet of Things. Se la sensibilità per una migliore gestione della sicurezza a livello di gestione (ma soprattutto di progettazione) sta crescendo, continuano a emergere problemi e vulnerabilità che impattano in maniera devastante sui dispositivi IoT.

L’allarme arriva ora da JSOF, che in una pagina Web dedicata illustra un “pacchetto” di 19 falle di sicurezza scoperte in una libreria software utilizzata da milioni di device. Lo hanno battezzato Ripple20 e rischia di andare a ingrossare l’arsenale dei pirati informatici specializzati negli attacchi ai dispositivi IoT.

Il componente software in questione è stato sviluppato da Treck nel 1996 e consente l’utilizzo di comunicazioni su protocollo TCP/IP. La libreria è stata utilizzata per fornire una connessione Internet a un’ampia gamma di prodotti, che dalle parti di JSOF stimano in centinaia di milioni.

Ora, però, tutti questi dispositivi si trovano a fare i conti con una raffica di vulnerabilità che, se sfruttate dai cyber-criminali, potrebbero trasformarsi in un vero disastro.

Ripple20

Tra le vulnerabilità scoperte (ma i ricercatori specificano che si tratta solo delle prime di una potenziale lunga serie) ce ne sono alcune decisamente gravi.

La prima (CVE-2020-11896) riguarda un problema nella gestione del componente IPv4/UDP e consentirebbe di avviare l’esecuzione di codice in remoto, con la possibilità di installare un malware. Stesso rischio per una falla in IPv6 (CVE-2020-11897) che consentirebbe la scrittura arbitraria di dati.

Tra le vulnerabilità che possono essere sfruttate da eventuali pirati ce n’è anche una che riguarda il componente IPv4/ICMPv4 della libreria (CVE-2020-11898) e che potrebbe portare al rilascio di informazioni sensibili. Stesse conseguenze per un problema di validazione di input del componente IPv6.

Insomma: quello a cui potremmo assistere è un vero tsunami di attacchi basati su Ripple20. Con un elemento ancora più inquietante. Dal momento che la libreria si colloca all’interno di una filiera piuttosto “lunga”, gli stessi sviluppatori di Treck non hanno idea di quante e quali implementazioni abbia avuto la libreria.

I ricercatori consigliano a tutti i produttori di contattare Treck per ottenere gli aggiornamenti della libreria in questione. Nel loro report, però, segnalano che l’update potrebbe non essere possibile.

Per gli utenti, invece, l’unica soluzione è quella di attendere gli aggiornamenti dei singoli prodotti (sperando che arrivino) e, se possibile, mitigare il rischio impostando dei filtri alla rete. Guardando al panorama degli utilizzatori non professionali, insomma, non resta che incrociare le dita.

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