Raffaele Barberio. Segretario Ugliarolo, lei è stato l’unico sindacalista ad avere il coraggio di sollevare pubblicamente la contrarietà al piano CDP-Macquarie-Open Fiber che prevede la vendita della rete da parte di TIM. In questi giorni la situazione sembra sempre più complessa ed intricata. Perché?
Salvo Ugliarolo. Non è semplice rispondere in modo univoco. Le dico però subito quale è il nostro punto di vista. Siamo sempre più preoccupati per la grave situazione di TIM e per il fatto che CDP-Macquarie-Open Fiber continuino a perseguire, nonostante le critiche, il piano per la vendita della rete da parte di TIM, approfittando di questi giorni di assenza del nuovo governo. Ribadisco il fatto che noi siamo fermamente contrari. La vendita della rete sarebbe la fine di TIM e questo metterebbe a repentaglio migliaia di posti di lavoro. Tutti sanno che TIM non sarebbe in grado di resistere sul mercato solo con la società di servizi e senza avere più la rete.
Raffaele Barberio. Ma Vivendi che è il maggior azionista di TIM vuole che la rete sia venduta. Chi convincerà Vivendi?
Salvo Ugliarolo. Nessuno ha mai capito in questi anni cosa volesse Vivendi e quale fosse la sua strategia. Adesso la situazione sembra più chiara, se è vero che Vivendi vuole vendere la rete e, come tutti dicono, e che vuole utilizzare il ricavato per distribuire un dividendo straordinario agli azionisti. Se questo fosse davvero il piano di Vivendi, ci opporremmo in tutti i modi possibili anche facendo le barricate. È impensabile utilizzare i soldi della vendita della rete di TIM per distribuirli ai soci. Ci ritroveremmo con una società senza più la rete e carica di debiti e di personale in esubero. Esattamente tutto ciò che combattiamo.
Raffaele Barberio. Ma se Atene piange Sparta non ride. Anche Open Fiber è in una situazione disastrosa…
Salvo Ugliarolo. Purtroppo si. La situazione di Open Fiber a guida CDP è disastrosa. Il suo vertice ha dimostrato una evidente incapacità gestionale, ai ritardi delle Aree bianche (appena 2 milioni di unità immobiliari attivabili contro i 6,3 milioni previsti) si sono affiancati adesso quelli delle Aree nere (solo 800 mila nuove unità immobiliari attivabili, contro i circa 1,6 milioni realizzate nel 2019 o 1,25 milioni realizzate nel 2020 in piena pandemia) e le Aree grigie (Open Fiber non ha ancora iniziato). Ritardi che si stanno accumulando e che continuano ad aumentare. Questa è la ragione per cui crediamo che il piano CDP-Macquarie-Open Fiber non possa funzionare. L’abbiamo detto e lo ripetiamo Open Fiber non può più essere il centro dell’operazione “rete” unica e non è assolutamente in grado di gestire la rete di TIM.
Raffaele Barberio. Ma allora che fare?
Salvo Ugliarolo. Noi riteniamo che si debba partire da un punto imprescindibile. TIM deve mantenere la rete. Solo la rete può assicurare un ritorno economico e dei margini adeguati e solo la rete può assicurare la sostenibilità dei posti di lavoro, che è la cosa che più ci sta a cuore. TIM potrebbe poi integrare la rete di Open Fiber dentro di sé e vendere, come è stato già osservato, la parte ridondante della rete nelle Aree nere ad altri operatori, mantenendo cosi la competizione infrastrutturale tanto cara a Bruxelles.
Raffaele Barberio. Allora siete favorevoli al Progetto Minerva?
Salvo Ugliarolo. Non conosciamo ancora tutti i dettagli del Progetto Minerva, ma siamo assolutamente d’accordo sul punto che TIM debba mantenere la rete e che la rete debba tornare ad essere un asset industriale italiano. Siamo interessati e disponibili ad incontrare l’On. Alessio Butti responsabile per Fratelli d’Italia di queste tematiche e ad approfondire tutti gli aspetti del Progetto Minerva. Non abbiamo nessun pregiudizio. A noi quello che interessa è preservare i posti di lavoro ed assicurarci che l’azienda torni a creare ricchezza e lavoro.
https://www.key4biz.it/s-ugliarolo-uilcom-subito-un-confronto-sul-progetto-minerva-preoccupazioni-per-il-futuro-di-tim-e-di-open-fiber/417874/