San Francesco e il Sultano

  ICT, Rassegna Stampa
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James Hansen

San Francesco d’Assisi, nato Giovanni di Pietro di Bernardone all’incirca nel 1181/1182, è convenzionalmente ritratto mentre coccola un agnellino o magari cinguetta con i passeri. È, assieme a Santa Caterina da Siena, uno dei due patroni principali d’Italia. L’attuale Pontefice, Papa Bergoglio, avrebbe assunto il nome del Santo umbro—per la prima volta nella storia della Chiesa—come nome pontificale proprio in suo onore.

Il “poverello d’Assisi” è tuttora noto per la sua scelta di spogliarsi di ogni bene materiale e condurre una vita semplice, minimale, in totale armonia di spirito. C’è dunque qualcosa di contraddittorio, almeno oggi, nell’immaginarlo in viaggio per il Cairo a incontrare il Sultano, Al-Malik al-Kāmilil Governatore d’Egitto e della Siria, come suo zio Saladino prima di lui. Eppure, Francesco fece precisamente questo nel 1219, all’età di 37 anni. Restò in Egitto per diversi mesi, anche se non abbiamo ormai notizie dettagliate di cosa combinò lì.

Quello che stupì comunque i suoi contemporanei fu che tornò sano e salvo. Era infatti in corso la Quinta crociata. Sebbene l’intento della crociata fosse quello di prendere Gerusalemme, si combatté soprattutto in Egitto, allo scopo di occupare un porto importante—Damietta—da scambiare con territori in Terrasanta. AlKāmil aveva già dovuto combattere contro i cristiani nel corso della precedente Quarta crociata, nei Balcani. Entrambe le invasioni cristiane fallirono.

Non si sa cosa si dissero il Santo e il Sultano. Più tardi vari autori vollero supporre che Francesco tentasse di intervenire per riportare la pace—coerentemente con la narrativa su di lui che si stabilì successivamente—ma non ne esistono prove testuali ed è più probabile che cercasse piuttosto di ottenere il permesso per i suoi seguaci di tentare la ‘evangelizzazione’ della popolazione cristiana copta. Il cristianesimo era infatti tollerato in Egitto all’epoca, entro forti limiti—tra l’altro, pagando una tassa e rispettando un divieto assoluto di tentare la conversione dei Musulmani…

Se fu questo lo scopo del suo soggiorno egiziano, allora Francesco fece un buco nell’acqua. Lui ne uscì con la vita, ma pochi mesi dopo la sua visita, nel gennaio del 1220, cinque dei suoi confratelli furono decapitati a Marrakech. Entro la fine del secolo altri 28 Francescani diventarono martiri in Nord Africa e nel Medio Oriente.

Non c’è motivo per pensare che il Santo, andando al Cairo, cercasse il martirio, ma probabilmente era preparato anche a questo. Il suo Cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum) recita “Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare”.

Francesco morì il 3 ottobre 1225 e fu canonizzato nel 1228.

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