L’adesione allo sciopero odierno di Tim contro le ipotesi di smembramento della società, secondo i sindacati è di circa il 70% dei lavoratori. Manifestazioni si sono svolte oggi nelle maggiori città italiane. Lo sciopero, indetto da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, ha coinvolto nel Paese circa 42mila lavoratrici e lavoratori del gruppo.
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Allarme occupazione dei sindacati
“Lo sciopero – commenta Giorgio Serao della segreteria Fistel Cisl – ha avuto una adesione molto alta, continuiamo la mobilitazione con gli incontri con le forze politiche per protestare contro lo spezzatino. La frammentazione dell’azienda rappresenta una mera operazione finanziaria per vendere asset e ristorare gli azionisti delle perdite di questi anni. Riteniamo che Tim debba continuare a essere un campione nazionale e debba guidare l’innovazione infrastrutturale e la digitalizzazione del Paese. Lo smembramento di Tim genera 40mila esuberi tra diretti e indiretti e pregiudica anche la tenuta di tutta la filiera delle telecomunicazioni. Un prossimo appuntamento potrebbe essere la mobilitazione di tutto il settore delle tlc, telco, call center, appalti di rete e fornitori di apparati per difendere il futuro occupazionale di tutti”.
Sulla stessa scia Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil: “I primi dati di adesione ci indicano che le lavoratrici ed i lavoratori di Tim hanno capito bene la posta in gioco. Le adesioni ci risultano al momento al 70%, sara’ difficile anche per la politica continuare a far finta di nulla”. Lo sciopero, aggiunge Luciano Savant Levra, segretario nazionale della Uilcom Uil, “è riuscito perfettamente, è stato un grande segnale di compattezza delle lavoratrici e lavoratori che hanno ben compreso le difficoltà della complicata vicenda. Siamo intorno al 70% di adesioni allo sciopero a livello nazionale. Riteniamo che il Governo e le istituzioni debbano prendere atto ancora più convintamente della protesta contro l’eventuale smembramento del gruppo. Oggi abbiamo ribadito che siamo totalmente contrari allo spezzatino e continueremo a rappresentarlo in ogni contesto possibile”. Domani, secondo quanto apprende Radiocor, i sindacati incontreranno il leader della lega Matteo Salvini.
Tim, Salvini domani mattina incontra i sindacati tlc
Intanto,domani mattina il segretario della Lega Matteo Salvini incontrerà i sindacati delle telecomunicazioni per discutere il dossier Tim. Lo rende noto un comunicato della Lega, nel quale si precisa che l’annunciato incontro con i governatori Fontana e Zaia e con il ministro Gelmini sulle autonomie si terrà nel pomeriggio.
Tim: Landini, no a scorporo, da Governo serve strategia
“La grande mobilitazione di oggi delle lavoratrici e dei lavoratori di Tim non può rimanere senza risposta. Un processo di ristrutturazione che separi la rete dai servizi non sarebbe solo inusuale, ma comporterebbe un dramma occupazionale senza precedenti”. Così in una nota il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
“Siamo ancora una volta a un passaggio delicato e drammatico della storia di Tim e delle telecomunicazioni italiane. L’Italia – prosegue Landini – rischia di rimanere l’unica in Europa a non avere un operatore integrato di servizi e di rete e di perdere quell’”incumbent” indispensabile per traguardare il processo di cambio tecnologico e di digitalizzazione del nostro Paese”. “Il Governo – conclude la Landini – ha il dovere, più che occuparsi della dinamica di mercato, di immaginare la funzione strategica di Tim in Italia e in Europa”.
Tim, per l’Ugl frammentazione è scenario inaccettabile
Lo scenario che si prospetta è assolutamente inaccettabile: una frammentazione del Gruppo in tante società sarebbe un grave rischio per l’ occupazione, oltre che un indebolimento di un importante asset industriale, quello delle telecomunicazioni, salvaguardato in tutti gli altri Paesi. Così in una nota il segretario nazionale Ugl Telecomunicazioni, Stefano Conti. In tutto questo “ sottolinea Conti – notiamo un silenzio da parte del Governo che invece dovrebbe scendere in campo per tutelare un patrimonio economico e tecnologico di tutta la Nazione. Ricordiamo inoltre che i dati legati alla sicurezza nazionale transitano proprio sulla rete che rischia ora di essere consegnata a diverse entità private con tutte le conseguenze che potrebbero derivare da una scelta di questo tipo.
Tim: sit-in davanti Regione Sicilia, appello a politica
Nel frattempo, proseguono le iniziative di mobilitazione a livello locale. Preoccupazione in Sicilia per il piano annunciato dal nuovo ad di Tim e per i possibili esuberi nell’Isola “già in ginocchio per le tante vertenze ancora da risolvere”, affermano i segretari generali regionali della Cgil e Slc Alfio Mannino e Gianluca Patané. In Sicilia sono oltre duemila i lavoratori Tim a cui si aggiungono quelli dell’indotto, che potrebbero essere coinvolti in un riassetto che, con lo scorporo della rete e la scissione dell’azienda in diverse aree operative di business, “comporterebbe – rilevano Mannino e Patané – l’indebolimento della più grande azienda italiana di telecomunicazione”, con un riflesso negativo sull’indotto e la perdita nel Paese di migliaia di posti di lavoro.
“Potrebbe essere l’inizio della fine, di un’azienda storica e leader nel settore”, sottolineano i segretari siciliani di Cgil e Slc, che lanciano un appello alle forze politiche regionali e ai presidenti di Regione e Ars, ai quali hanno chiesto un incontro, “perché tutto ciò sia scongiurato”.
Tim: allarme sindacati, ‘In Calabria 1.000 esuberi’
Si e’ svolta oggi a Catanzaro la manifestazione di protesta indetta nell’ambito dello sciopero nazionale proclamato dalle segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil sulle situazioni lavorative di Tim. Poco meno di 150 i lavoratori che hanno presidiato l’area davanti agli uffici della Regione Calabria, a Catanzaro, chiedendo sostegno all’amministrazione regionale. Francesco Canino, segretario generale Fistel Cisl Calabria, ha sottolineato che “la protesta di oggi si aggancia a quella nazionale perché il nuovo amministratore delegato ha deciso di smembrare questa azienda e noi – ha aggiunto – come sindacati non siamo assolutamente d’accordo. L’unicita’ di Tim serve al Paese perché non possiamo rinunciare ad una grande azienda di comunicazione che sia alla pari con le altre aziende degli altri Paesi europei. Questo progetto presenta molte lacune, partendo da circa 8.000 esuberi che dovremmo affrontare in tutto il gruppo “.
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