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Sono il 15,31% del mercato dei tabacchi, allarme riciclo: dentro hanno il 7% di litio
Nel 2022 i liquidi per le sigarette elettroniche hanno portato nelle casse dello stato 39,7 milioni di euro. Una crescita del 123,40% rispetto all’anno precedente. Nel 2021 infatti il guadagno per il nostro Paese era di 17,8 milioni di euro, parliamo quindi di 22 milioni in più di entrate. Nel corso degli ultimi 3 anni, secondo i numeri riportati nel Libro blu 2022 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la domanda complessiva di (tutti) i tabacchi è aumentata di circa 4,88 milioni di kg.
Una crescita trainata proprio dall’incremento delle sigarette senza combustione, il cui consumo è cresciuto passando da 5,69 milioni di kg nel 2020 a circa 12,35 milioni di kg nel 2022. Nel grafico in apertura la percentuale di fetta di mercato delle “svapo” che sono la seconda tipologia di sigaretta più fumata: coprono il 15,31% del mercato, in crescita dall’11,75% del 2021. Le sigarette al primo posto rappresentano il 74,65%.
Tabacchi, le sigarette “classiche” perdono il 3,03% di fetta di mercato
A fumare le sigarette elettroniche sono principalmente gli (ex) fumatori di sigarette classiche, infatti quella della sigaretta per antonomasia è la quota di mercato che ha perso di più rispetto al 2021, anno in cui copriva il 77,67%: una diminuzione del 3,03%. Calano, anche se di meno, i fumatori di tabacco trinciato che passano dal 6,73% del 2021 al 6,37% del 2022. Sostanziale stabilità per gli altri fumatori: dopo la sigaretta e il tabacco trinciato il prodotto più consumato è il “cigarillo” o “sigaretto” preferito dal 2,o8% dai consumatori di tabacco, viene poi il sigaro con l’1,22%. La pipa non è ancora andata completamente fuori moda e vale lo o,32% del mercato. Resiste ancora il tabacco da fiuto, con lo 0,06%.
Cosa c’è dentro le sigarette elettroniche che fumano 1,2 milioni di italiani
Inventate in Cina, le e-cig si sono diffuse in Occidente dal 2006. Chiamate anche “svapo” per via del vapore che emettono, contengono nicotina in una miscela con acqua, glicole propilenico, glicerolo e aromatizzanti. In Italia, circa il 2,4% della popolazione, pari a 1,2 milioni di persone fa un uso occasionale o regolare di sigarette elettroniche. Sul mercato esistono diverse forme di dispositivi, ma tutti includono un inalatore, un atomizzatore (che serve a riscaldare il liquido) e una batteria che alimenta l’atomizzatore. La quantità di nicotina può essere regolata individualmente e quindi permettono anche un uso a “zero nicotina”. Un bene per la salute?
Gli aromi delle e-cig sono innocui?
Diversi studi hanno evidenziato la presenza di sostanze dannose nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche. Il glicole propilenico, utilizzato per i fumogeni cinematografici che vediamo anche ai concerti rock, è generalmente considerato innocuo, ma le cose cambiano se viene inalato. Il fumo prolungato di questa sostanza può irritare le vie respiratorie, causare tosse e, in rari casi, provocare asma e riniti. Ma il rischio principale è il fatto che il riscaldamento di glicerina può generare formaldeide e acetaldeide, sostanze cancerogene. Per quanto riguarda gli aromi, gli studi sono ancora in corso dato che la materia è recente: molti di questi “profumi” li mangiano quotidianamente ma fumarli è cosa diversa. Uno dei più comuni è il diacetile, un sottoprodotto naturale della produzione di birra, che viene usato per dare ai poc-corn il classico gusto “burroso”.
Sigarette elettroniche usa e getta: con il litio buttato si possono fabbricare 6mila Tesla
Ma oltre alla salute il danno è all’ambiente. Negli Usa i fumatori gettano via cinque vaporizzatori usa e getta ogni secondo, nonostante le “svapo” contengano batterie riutilizzabili agli ioni di litio. In un anno si arriva a 150 milioni di dispositivi che insieme contengono abbastanza litio per circa 6mila Tesla. E in Italia? Con un numero stimato di 13,5 milioni di pezzi “fuma e getta”, emerge uno spreco di litio tra le 4 e le 8 tonnellate, abbastanza per produrre 650 batterie per auto elettriche all’anno. Più precisamente una sigaretta elettronica usa e getta ha un contenuto di litio del 7%, che vuol dire almeno 0,6 grammi di litio per ogni dispositivo “svapo”.
Mercato globale del litio, il 65% è prodotto in Cina
Nel 2021 la produzione globale di litio è stata di 540mila tonnellate, ma le previsioni indicano una carenza di approvvigionamento entro il 2025. La domanda globale infatti, in base ai dati del World Economic Forum, supererà 3 milioni di tonnellate entro il 2030: troppo per accontentare la richiesta di litio di tutti i produttori di veicoli elettrici. Nel contesto delle lavorazioni dei materiali chiave delle batterie, la Cina occupa una posizione di rilievo, gestendo circa il 65% della produzione mondiale di litio. In confronto, Stati Uniti, Germania e Polonia detengono quote di mercato meno significative, rispettivamente il 6,7%, 5,4% e 3,2%. Lo sbilanciamento della produzione e lo spreco delle batterie delle e-cig significano due cose: aumentare la produzione interna dei paesi occidentali attraverso catena di riciclo. Per questo a luglio 2023 è stato introdotto un nuovo regolamento europeo: i produttori dovranno occuparsi del recupero di almeno il 63% degli scarti della produzione di batterie usa e getta, percentuale che nel 2027 sarà portata al 73%.
I dati si riferiscono al: 2023
Fonte: Agenzia delle dogane e dei Monopoli
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