“Ogni limitazione nell’uso dei social network comprime inevitabilmente la libertà di espressione, con riflessi ulteriori quando oggetto di ‘censura’ siano idee politiche; incidendo dunque su libertà che costituiscono la pietra angolare della democrazia”. Con l’affermazione di questo principio, il Garante Privacy, Antonello Soro, è intervenuto sulla decisione di Facebook di chiudere le pagine, anche su Instagram, di CasaPound e Forza Nuova.
“…un potere di rimozione di contenuti ritenuti illeciti esercitato ad esempio da Facebook, rispetto ad alcuni profili riconducibili a CasaPound – inscritto tutto all’intero della logica ‘negoziale’ del rispetto dei termini di servizio – ha un impatto rilevantissimo sui diritti fondamentali”, ha scritto Soro sul Messaggero.
Il Garante Privacy ha anche affermato che una decisione di questa natura, che riguarda i diritti fondamentali, non può essere delegata “in maniera più o meno neutra, agli algoritmi”, pur riconoscendo che “la responsabilizzazione dei gestori promossa ad esempio nel contrasto dell’hate speech, del terrorismo o a tutela del copyright è certamente positiva, in quanto minimizza il rischio di un uso illecito – in senso lato – della rete, in quella che è stata a ragione definita l’eta del risentimento”.
Allora è legittimo che un soggetto privato quale Facebook limiti un diritto fondamentale, sulla base di valutazioni complesse quali quelle relative al carattere istigativo dei contenuti? Secondo Antonello Soro l’ultima parola deve essere affidata all’autorità giudiziaria e non unicamente alle società private che controllano i social network: “E’ indispensabile che la composizione, in ultima istanza, di diritti fondamentali quali dignità e libertà di espressione sia sempre affidata all’autorità pubblica, impedendo tanto derive in senso lato ‘censorie’, quanto il rischio che la rete, da spazio di promozione dei diritti di tutti, divenga il terreno su cui impunemente violarli”.
La segreteria nazionale di Forza Nuova ha dato mandato al proprio ufficio legale di procedere contro Facebook Italia per il reato di diffamazione e per tutti i reati relativi all’attentato alle libertà di opinione commessi a danno del movimento.
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