“Nessuno spegne nulla (il riferimento è a Spid n.d.r.), ma appare chiaro come sia necessario dare luogo a un serio processo di razionalizzazione del sistema di identità digitale attraverso un unico sistema di accesso a tutti i servizi della Pubblica amministrazione e per il servizio sanitario. È un processo irrinunciabile”. Questa è la strada su cui sta lavorando il Governo ed è stata ribadita nell’Aula della Camera dei Deputati dal Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, rispondendo a un’interpellanza urgente presentata da Chiara Appendino (M5S) sul paventato addio allo Spid.
“Nessuno, mai, ha ipotizzato di fare a meno di un sistema pubblico di identità digitale“
“Tengo a rassicurare il Parlamento e i cittadini”, è l’inizio dell’intervento di Butti, sul quanto l’identità digitale “sia importante per il Governo. Temo che l’identità digitale sia stata oggetto di propaganda politica: a volte ci si innamora degli acronimi e quindi ricordo che Spid significa sistema pubblico di identità digitale. Nessuno, mai, ha ipotizzato di fare a meno di un sistema pubblico di identità digitale. L’identità digitale deve essere sicura, semplice, accessibile a tutti, costruita su sistemi certi. Ritengo doveroso ricordare che sin dall’inizio del mio mandato ho lavorato per l’identità digitale, per prorogare insieme ad Agid le convenzioni in essere, che scadevano il 31 dicembre e sono state prorogate al 30 aprile e saranno ulteriormente prorogate”.
Butti ha chiarito che l’obiettivo del Governo sia “valorizzare le esperienze e giungere a un sistema unico di identità digitale, come più volte ribadito. Come è noto in Italia coesistono infatti tre strumenti di identità digitale, nati in tempi diversi per rispondere a esigenze diverse e che si fondono su tecnologie completamente diverse:
- abbiamo la Cie, a controllo statale;
- abbiamo lo Spid, il cui accesso è abbastanza semplice che ha finora funzionato egregiamente ma che è a controllo privato;
- e poi c’è la carta nazionale dei servizi, che il cittadino trova integrata sulla sua tessera sanitaria ma che ha tassi di utilizzo bassissimi quale strumento di accesso ai servizi on line”.
“Lavoriamo a una unica identità digitale che punti poi a convergere nell’eID Wallet“
“Nessuno spegne nulla, ha incalzato Butti, “il successo diffusivo dei due sistemi principali sin qui adottati, Cie e Spid, nonché l’esperienza positiva maturata dai cittadini con l’utilizzo quotidiano di Spid, rappresenta un patrimonio su cui costruire ogni soluzione innovativa per il futuro. L’Italia deve avere un unico sistema di identità digitale: questa razionalizzazione non è certamente attuabile in tempi brevi ma richiede gradualità di interventi”. Un processo, ha evidenziato il Sottosegretario “non attuabile in tempi brevi con la necessità di interventi sul piano tecnico, amministrativo e giuridico e che punta poi a convergere nell’European Digital Identity Wallet”.
“Nessuna sostituzione quindi”, ha precisato Butti, “ma una transizione verso un modello unico: nessun rischio di sperpero di risorse pubbliche ma anzi conseguiamo risparmi significativi evitando duplicazioni di identità digitali che forse si sarebbero potute evitare sin dall’inizio”.
“Sarà più semplice avere la CIE, con meno costi e attese”
Infine, ha annunciato Butti, “sono in corso le attività per facilitare l’utilizzo di Cie anche in mobilità, grazie all’attivazione dei livelli 1 e 2 di sicurezza, come già offerto da Spid. Sarà semplificato il procedimento per la sua emissione, riducendo i tempi di attesa e i costi per i cittadini, garantendo il passaggio verso lo standard e-Wallet in fase di formazione in ambito europeo”.
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