Si è parlato degli enormi problemi energetici del Sud Africa, legati all’incapacità dell’azienda di stato Eskom di far fronte alla domanda con i propri impianti superati e insufficienti. Ora i blackout sono diminuiti, non per una migliore efficienza di Eskom, ma semplicemente perché il governo ha rinunciato agli standard minimi ambientali, riattivando centrali inquinanti, e perché la gente si è dotata di pannelli solari.
Ora il problema drammatico è diventata la logistica, con la società di stato Transnet, che controlla ferrovia, gasdotti e porti. Secondo una “roadmap” di svolta commissionata dall’Operazione Vulindlela (“sgombrare il sentiero” in isiZulu), il programma di riforma rapida della Presidenza e del Tesoro nazionale sul sistema logistico sudafricano, il tonnellaggio generale di Transnet ha raggiunto il suo picco nel 1983 e ora opera a circa il 30% di quello. Il problema non è l’aumento della domanda, ma l’offerta che è scomparsa, cancellata dall’inefficienza e dalle ruberie.
L’unico sistema funzionante ora per la spedizione di minerali, carbone, merci in container e veicoli ai porti è il camion. E così il numero di camion pesanti immatricolati nel Paese è aumentato del 72% dal 2007, alla faccia dell’economicità e dei consumi. Tutta merce che un tempo viaggiava in treno nei mezzi della società stata.
Il crollo del trasporto ferroviario di merci in Sudafrica ha colpito duramente gli esportatori di materie prime. L’industria mineraria rappresenta il 7,5% del prodotto interno lordo del Sudafrica e dà lavoro a quasi mezzo milione di persone, secondo il Consiglio dei Minerali, un organismo che rappresenta i minatori. I problemi dei minatori sono quelli dei sindacati e, quindi, quelli del partito di governo, l’ANC.
Secondo i minatori le perdite per l’inefficienza dei trasporti sono state di 1,4 miliardi di Dollari nel 2021 e oltre 2 miliardi nel 2022. Al solo più grande produttore di ferro l’inefficienza di Transnet è costat 600 milioni di dollari. Tutto questo, alla fine, costa posti di lavoro nelle miniere: si parla di piani di ristrutturazione con 4 mila licenziamenti, e questo ha ricadute politiche.
In Sudafrica, ciò che danneggia le miniere danneggia il Tesoro. Il 1° novembre, il ministro delle Finanze rilascerà una dichiarazione di bilancio a medio termine. Probabilmente annuncerà un forte scostamento dal bilancio di febbraio – fino a 50 miliardi di rand – e i fallimenti di Transnet ne sono una causa significativa. Il Tesoro ha ragione a preoccuparsi. Ci sono 516 miliardi di rand di prestiti nazionali ed esteri in scadenza nei prossimi tre anni, cioè 27 miliardi di dollari….
Tutto ciò spiega l’improvviso interesse politico per Transnet. Il piano di risanamento dell’Operazione Vulindlela prevede che il Tesoro si faccia carico di circa la metà del debito di Transnet, pari a 130 miliardi di rand, e che inietti altri 47 miliardi di rand per il rinnovo delle infrastrutture, un boccone amaro per il ministro delle Finanze Enoch Godongwana, che ha cercato di tenere sotto controllo le finanze pubbliche. I dettagli non sono ancora stati resi noti e il piano non è stato approvato, ma se verrà accettato, il prezzo del ministro sarà senza dubbio una stretta condizionalità e una liberalizzazione a tappeto dell’accesso alla rete logistica.
Nel governo molti si opporranno alla privatizzazione della rete e dei servizi di trasporto e, magari, a ragione, ma qualcuno deve trasportare la merce, oppure le miniere e le attività commerciali chiudono. Se la Transnet non ce la fa, dovrà farlo qualcun altro. I favori al governo dovrà farli qualcun altro.
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