Tassare il traffico generato su Internet sarebbe un grave danno per la trasformazione digitale dell’Europa. Questo il messaggio di un paper appena pubblicato, realizzato da Brian Williamson, nel paper ‘An Internet traffic tax would harm Europe’s digital transformation’ per conto della CCIA (Computer & Communications Industry Association), che si esprime contro l’ipotesi di una tassa sul traffico online ispirata da un report realizzato da Axicon per conto dell’Etno, l’associazione che raccoglie le principali telco europee, su cui la Commissione Ue sta invece meditando.
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La tesi della CCIA, basata su dati empirici, è ricca di dati e riscontri che la Commissione Europea, in particolare la Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager vorrà certo considerare per non adottare in modo avventato decisioni “punitive” nei confronti delle Big Tech. Decisioni che rischiano di trasformarsi in un boomerang per l’innovazione digitale europea e che non rilancerebbero affatto gli investimenti. Anzi.
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Telco vs OTT: ma senza app niente traffico
Il documento appena pubblicato dalla CCIA confuta la tesi della tassa sul traffico, che colpirebbe di fatto le Big Tech che producono la gran parte del traffico senza tuttavia ai costi di realizzazione e manutenzione delle nuove reti in fibra e 5G sostenuti dalle telco.
Scrive Brian Williamson nel suo report contro la traffic tax: “È stato proposto da alcune società di telecomunicazioni che i grandi fornitori di contenuti e applicazioni paghino alle società di telecomunicazioni un contributo sulla base del fatto che il traffico Internet impone costi alle società di telecomunicazioni e che i fornitori di contenuti e applicazioni hanno un potere contrattuale asimmetrico in relazione al trasporto del traffico. Si afferma inoltre che lo status quo è inefficiente e iniquo e che un prelievo sosterrebbe gli investimenti nella rete”.
La crescita del traffico un vantaggio per le telco
“Tuttavia i costi incrementali del traffico sono bassi e in calo – prosegue il paper della CCIA – i fornitori di contenuti e applicazioni investono in reti di transito come i cavi in fibra ottica sottomarini e, soprattutto, la crescita del traffico comporta un’opportunità di guadagno per le società di telecomunicazioni. La domanda è buona, non negativa, sia per le telecomunicazioni che per gli investimenti in rete”.
Inoltre, aggiunge Williamson, “in relazione al potere contrattuale è stato esaminato il mercato e non sono state trovate prove di potere asimmetrico e abusi da parte dei fornitori di contenuti”.
“Non vi è nulla di inefficiente o ingiusto nel modo in cui viene attualmente gestito il traffico Internet e non vi è alcuna giustificazione per un’imposta sui fornitori di contenuti e applicazioni di grandi dimensioni. Piuttosto che promuovere gli investimenti, una tassa sul traffico Internet scoraggerebbe lo sviluppo e l’uso di applicazioni e quindi ridurrebbe le ragioni commerciali per gli investimenti in rete. La tassa proposta danneggerebbe la trasformazione digitale dell’Europa”, precisa.
CCIA, crescita del traffico un bene per le telco
In sintesi, il report della CCIA conclude che la crescita del traffico è un bene per le telco.
Dare più soldi alle telco per le nuove reti tassando il traffico e le app sarebbe uno svantaggio maggiore per la industry delle Tlc.
Tassando il traffico Internet si ridurrebbe lo sviluppo, l’adozione e l’uso di contenuti e applicazioni, da cui peraltro dipende il business case per l’investimento di rete.
Una tassa sul traffico Internet si estenderebbe ben oltre il suo punto di applicazione iniziale, influendo negativamente su coloro che utilizzano il cloud.
Inoltre, una tassa sul traffico Internet sarebbe controproducente per raggiungere gli obiettivi digitali della Commissione Europea, fra cui l’adozione di soluzioni cloud, AI e Big Data da parte del 75% delle aziende dell’Unione nonché la crescita digitale di settori come fintech, sanità, gaming e settori creativi.
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