La complessa vicenda di EncroChat riguarda le prove che sono state acquisite dalla polizia transalpina (e autorizzate da un tribunale francese), con il supporto di un team di esperti dei Paesi Bassi. Prove che, nel caso specifico, sono state trasmesse a Berlino mediante un ordine europeo di indagine.
Oggi, nell’ambito di tali procedimenti penali in corso in Germania per traffico illecito di stupefacenti realizzato sfruttando il servizio di EncroChat – piattaforma online di tipo criptato utilizzata dagli esponenti di alcune associazioni criminali per comunicare in via riservata mediante smartphone appositamente modificati –, la Corte di giustizia dell’Ue puntualizza in una nota le condizioni risultanti dalla direttiva che riguarda l’ordine europeo di indagine penale sulla trasmissione e sull’utilizzo delle prove.
Nel corso del 2020, EncroChat era stata smantellata ma nel tempo – come emerge dalle incessanti, nuove strategie messe in campo dalla Commissione europea – il modello di business dei gruppi della criminalità organizzata continua a rendersi molto più complesso e pervasivo. E l’allerta rimane altissima.
Cosa prevede la sentenza
Come riporta la Sentenza nella causa C-670/22, un ordine europeo di indagine volto a ottenere la trasmissione di prove già raccolte da un altro Stato membro può – a specifiche condizioni – essere adottato da un pubblico ministero. La sua emissione non richiede che siano rispettate le condizioni applicabili alla raccolta di prove nello Stato di emissione.
Ciò nonostante, deve sussistere l’opportunità di un controllo giurisdizionale successivo relativo al rispetto dei diritti fondamentali delle persone interessate. C’è di più. Una misura di intercettazione eseguita da uno Stato membro sul territorio di un altro Stato membro, infatti, deve essere notificata in modo tempestivo a tale Stato. Inoltre, a determinate condizioni, il giudice penale deve escludere gli elementi di prova raccolti se la persona interessata non è in grado di svolgere le proprie osservazioni su di essi.
Criptofonini anti intercettazione
Come anticipato, la polizia transalpina è riuscita – con l’ausilio di esperti dei Paesi Bassi e l’autorizzazione di un tribunale francese – ad infiltrarsi nel servizio di telecomunicazioni cifrate EncroChat (utilizzato su scala mondiale, attraverso crypto-phone, per traffico illecito di stupefacenti).
Presentati ai clienti come una garanzia di completo anonimato e di totale discrezione sia dell’interfaccia crittografata sia del dispositivo in sé, i criptofonini venivano venduti intorno ai 1.000 euro ciascuno, con abbonamenti semestrali da 1.500 euro (non veniva eseguita alcuna associazione tra dispositivi o SIM e il conto del cliente), e con supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Gli stessi dispositivi – sui cui erano disabilitati il Gps, la fotocamera, il microfono e la porta Usb – presentavano un doppio sistema operativo, cosicché il sistema crittografato non fosse rilevabile.
https://www.key4biz.it/encrochat-la-corte-ue-si-esprime-sulla-trasmissione-e-sulluso-di-prove-nei-procedimenti-transfrontalieri/488539/