The crazy man, la gara dei leader a chi è più folle

  ICT, Rassegna Stampa
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La ‘teoria del folle’ è il nome moderno per una tecnica di governo molto antica—adoperata da ogni monarca e despota che abbia mai coltivato ad arte la propria reputazione per gli eccessivi e pericolosi scatti di rabbia davanti ad ogni ostacolo alla sua volontà.

James Hansen

La sua codifica attuale come “The Madman Theory” risale alla Presidenza dell’americano Richard Nixon nella prima metà degli anni Settanta, quando–pur molto gravemente indebolito dallo scandalo Watergate–dovette tentare di condurre in porto una difficile trattativa con i vietnamiti del Nord per ottenere un accordo che permettesse agli Usa di uscire dal terribile pantano che fu la guerra del Vietnam.

Si decise allora—come raccontò il suo principale collaboratore, H.R. Haldeman—di provare a convincere la controparte vietnamita che Nixon fosse talmente disperato per la sua posizione da essere capace di gesti inconsulti ed estremi—per l’appunto ‘folli’—nel caso in cui non fosse riuscito a ottenere forti concessioni da Hanoi.

L’applicazione del principio a Vladimir Putin è evidente, specialmente perché la propaganda occidentale da tempo lo descrive come un pazzo maniaco, capace di ogni nefandezza. Non è però insano di mente, un vero folle non sarebbe mai stato capace di restare incollato alla scivolosa poltrona della Presidenza russa per vent’anni. Gioca, è vero, con un altro mazzo di carte rispetto ai gusti occidentali, ma ciò non vuol dire che sia davvero pronto a ‘premere il grilletto’ nucleare. Cosa farebbe poi?

Una sua grossa difficoltà è legata al fatto che il bluff del gas naturale è fallito. A sorpresa forse, sia la Germania sia la Francia sarebbero riuscite a portare il loro stoccaggio di gas per l’inverno ad oltre il 90 percento del fabbisogno previsto con settimane d’anticipo rispetto ai tempi previsti.

A questo punto la guerra in Ucraina è più un conflitto politico che militare. L’unica arma in qualche modo ‘intermedia’ che rimane ai russi è quella di una fuga, modesta ma misurabile, di materiale radioattivo da un impianto nucleare degli ucraini—da attribuire immancabilmente a questi ultimi—allo scopo di terrorizzare l’opinione pubblica del vicino Occidente democratico…

D’altro canto, i due paesi più fermamente convinti nel loro sostegno all’Ucraina—gli Usa e la Gran Bretagna—sono sostanzialmente fuori dalla ‘gittata’ della mossa. In tutto ciò, l’inetto ma imprevedibile Joe Biden—architetto della precipitosissima fuga americana dall’Afganistan—è davanti ad elezioni molto incerte in cui il suo partito deve battere ad ogni costo l’inaccettabile Donald Trump. Non potrebbe anche Biden fare il pazzo? È terribile assistere, lontani ed inermi, a una partita di poker tra Occidente e Russia in cui noi non siamo che le fiches

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