Ti presento Cedar: gli hacker libanesi che hanno violato centinaia di server

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Il gruppo APT legato al governo di Beirut avrebbe compromesso più di 250 server nel corso dell’ultimo anno usando due diversi malware in una versione aggiornata.

Non solo le grandi potenze: anche paesi che siamo normalmente abituati a considerare “outsider” possono dire la loro nel campo della guerriglia informatica. In questo caso, a farlo è il Libano.

Un report pubblicato da ClearSky Security chiarisce i contorni della vicenda: protagonisti i pirati informatici del gruppo Cedar, che secondo i ricercatori della società di sicurezza avrebbero creato nuove varianti di due malware.

Il primo, che i ricercatori definiscono come una web shell, è stato battezzato con il nome di Caterpillar, mentre il secondo (Explosive RAT) sarebbe un classico trojan che consente di rubare informazioni dal computer compromesso e controllarlo a distanza.

I due malware sarebbero stati utilizzati per colpire dei bersagli negli USA, nel Regno Unito; in Egitto; Giordania; Israele e nei territori sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. In tutto 250 vittime, che il gruppo di pirati informatici sarebbero riusciti a infiltrare nel corso degli ultimi 12 mesi.

Cedar

Secondo i ricercatori, la nuova ondata di attacchi portata da Cedar si avvantaggerebbe di alcuni aggiornamenti nei due malware.

Per quanto riguarda Explosive RAT, gli hacker avrebbero sfruttato una serie di exploit basati su nuove vulnerabilità (come quelle che affliggono i sistemi Oracle) e avrebbero dotato il malware di una serie di nuove caratteristiche che variano da tecniche di offuscamento all’uso di sistemi di comunicazione crittografati.

Caterpillar, che sarebbe una variante derivata da una web shell open source chiamata ASPXspy, verrebbe invece utilizzato per sottrarre informazioni sensibili dai sistemi colpiti, come le credenziali per l’accesso alle funzionalità di amministrazione.

Da un punto di vista complessivo, in realtà, gli attacchi portati dal gruppo Cedar sembrano aver sfruttato una serie di vulnerabilità ben conosciute e il successo dei pirati informatici nell’infiltrarsi nei sistemi colpiti è da ascrivere più alle colpe di un mancato aggiornamento di software e sistemi operativi che a un’effettiva efficacia dei malware.

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