Tim-KKR, attesa per il Cda. Battaglia finale in consiglio?

  ICT, Rassegna Stampa
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Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,8%, mette sotto pressione l’ad Luigi Gubitosi, che con una mossa da cavallo rimette nelle mani dei soci le deleghe alla vigilia del Cda di oggi originariamente richiesto dal socio francese per mettere in mora i vertici aziendali. Oggi però sul tavolo il piatto forte sarà l’offerta non vincolante del fondo americano KKR per il 100% dell’azienda.

Un’offerta amichevole, prodromica ad un’Opa vera, che per ora è soltanto sulla carta.

Cda cosa bolle in pentola

Oggi pomeriggio i 15 membri del consiglio di Tim decideranno se dare o meno il via libera a KKR per la due diligence richiesta, per un periodo di 4 settimane, che il fondo Usa ha richiesta prima di formalizzare o meno un’offerta vincolante.

I consiglieri potrebbero anche discutere di nuovo di un cambiamento nella gestione del gruppo, che peraltro l’ad Gubitosi ha messo in conto mettendo in qualche modo le mani avanti con l’offerta spontanea delle deleghe “per il bene superiore della società”, secondo una lettera di Gubitosi inviata al Cda e letta dall’Ansa.

C’è da dire però che il passo indietro di Gubitosi non implica le dimissioni dal Cda. In altre parole, Gubitosi potrebbe rimettere le deleghe ma mantenere il suo posto in Cda.

In caso dovesse concretizzarsi oggi al consiglio di amministrazione di Tim il passo indietro di Gubitosi, si rafforza, secondo varie fonti, la candidatura di Pietro Labriola, attuale Ceo di Tim Brasil, come suo successore. Ovviamente l’eventuale ingresso di Labriola, il cui nome circola da settimane tra i possibili candidati, è condizionato, a meno che non si trovino altre soluzione, al passo indietro di uno dei 15 consiglieri di Tim per consentire la cooptazione del manager. Labriola, forte dei risultati ottenuti in Brasile, secondo diverse fonti, è apprezzato in maniera trasversale.

Vivendi e Gubitosi ai ferri corti

Vivendi e l’ad Luigi Gubitosi sono ormai ai ferri corti e quest’ultimo ha preferito disinnescare a priori il rischio di essere sfiduciato in consiglio, offrendo il suo passo indietro per permettere al consiglio di amministrazione di valutare più facilmente l’offerta di KKR.

La pazienza di Vivendi è ormai al limite. Tim ha emesso due profit warning in poche settimane e, secondo Reuters, gli auditors e il comitato rischi dell’azienda si riuniranno oggi prima del consiglio per discutere un’ulteriore revisione al ribasso delle previsioni. C’è insomma il rischio di un nuovo downgrade dell’outlook finanziario in arrivo.

I problemi di Tim

I problemi di Tim sono in parte legati al mancato decollo degli abbonamenti di Timvision, dopo l’accordo con DAZN per la Serie A in streaming, che pesa per circa un miliardo in tre anni sulle casse di Tim per l’esclusiva.

Nel frattempo, si rincorrono nuove voci secondo cui KKR potrebbe rivedere al rialzo il prezzo dell’offerta, fissato a 0,505 centesimi per azione, e considerato insufficiente visto il prezzo medio d’acquisto di Vivendi intorno a un euro e intorno a 0,70 centesimi da parte di Cdp, secondo azionista con il 9,8%.

Secondo Bloomberg, KKR potrebbe spingersi fin sugli 0,90 qualora dovesse rendersi necessario per convincere Vivendi, principale azionista di Telecom con il 23,9%.

Il governo italiano arbitro

Vivendi dispone di soli due rappresentanti in consiglio, si tratta dell’ad Arnaud de Puyfontaine e di Franck Cadoret. Ma tre altri amministratori indipendenti sono considerati vicini a Vivendi. Per giungere a sfiduciare Gubitosi servirebbero quindi altri tre consiglieri, fra cui quello della Cdp (il presidente Gorno Tempini) che finora si è sempre professata contraria alla sostituzione dell’ad.

La rimozione di Gubitosi complicherebbe la proposta avanzata da KKR, condizionata al benestare del Cda di Tim e all’approvazione del governo italiano.

Ad oggi, il governo sembra vedere di buon occhio le avances del fondo americano, a patto che rispetti alcuni paletti fissati dal premier Mario Draghi, fra cui a quanto pare la separazione della rete che dovrebbe restare con una presenza pubblica nella sua compagine.

Cosa ha detto il premier Mario Draghi

Due giorni fa il premier Mario Draghi, in conferenza stampa sulle misure del super green pass, ha detto che “Siamo ancora ai primissimi passi in cui molte cose devono essere valutate, quello che il governo ha fatto e che ha detto è che ha tre priorità nell’analizzare questa offerta e il futuro di Tim: la protezione dell’occupazione, la seconda è la protezione della tecnologia, di grandissimo valore, che è all’interno del gruppo Tim sotto le varie società, la terza è la protezione della rete”. “All’interno il governo valuterà questa offerta e varie prospettive future per la società”.

Cosa farà Cdp?

Cdp ha fatto sapere ieri che non intende cedere quote dagli asset strategici in cui è presente. Vivendi dal canto suo non vuole mettersi in aperta opposizione al governo italiano, consapevole degli appelli all’italianità in corso nel paese. Vivendi sa anche che KKR non è piombata sul dossier Tim senza aver sondato il governo italiano.

Dal canto suo, il Governo ha fatto sapere che non intende discutere pubblicamente dell’offerta di KKR senza la presenza di un’Opa ufficiale e vincolante. Il governo peraltro ha diritto di veto attraverso il golden power ed è presente indirettamente in Tim con il 9,8% detenuto da Cdp.

I sindacati, infine, hanno chiesto al Governo di giocare un ruolo più attivo affermando inoltre che Vivendi ha creato “e alimentato tensioni all’interno dell’azienda, finalizzato da anni ad indebolire il management”.

E’ di oggi, infine, l’indiscrezione rilanciata oggi dal Sole 24 Ore che il presidente di Open Fiber Franco Bassanini sarebbe in uscita. A sostituirlo Barbara Marinali, già membro dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti.

La manager che dal 2021 siede nel cda della società di costruzioni Webuild- che è partecipato dalla Cdp, è senior advisor del ad di Snam Marco Alverà, dal settembre 2020. Dal 2013 al 2020 la Marinali è stata un componente del primo Consiglio dell’Autorità di regolazione dei trasporti.

L’ipotesi di una società della rete, formata dagli asset di Open Fiber e dalla rete Tim confluite in un veicolo terzo, non sembra allo stato così peregrina.  

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