Tim-KKR, piccoli azionisti italiani fiduciosi ‘Ma il prezzo è troppo basso’

  ICT, Rassegna Stampa
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Piccoli azionisti italiani fiduciosi che questa sia la volta buona e che, in un modo o nell’altro, l’attuale struttura di Tim stia davvero per cambiare.

“Oggi se ne parla, siamo su tutti i giornali, le cose questa volta cambieranno davvero”. Questo il sentiment dei piccoli investitori, fiduciosi che qualcosa dovrà pur succedere: “stavamo sprofondando, e ora invece le cose si muovono finalmente”, dicono, sottolineando che alcune banche d’affari come ad esempio UBS – sempre molto critica verso la compagnia Tlc – hanno cambiato idea alzando il rating della società alla luce degli ultimissimi avvenimenti, alzando il target.

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L’offerta di KKR ha smosso le acque

 L’offerta amichevole, per quanto non vincolante del fondo americano KKR ha “smosso le acque” dopo mesi di stasi intorno al Tim. Un interessamento concreto per la compagnia Tlc che secondo alcuni piccoli azionisti del forum Investing.com rappresenta, finalmente, “un po’ di linfa” per il titolo che da troppo tempo ristagna sui minimi intorno alla soglia di 0,30 centesimi.

Dopo l’assestamento al ribasso di ieri, anche oggi il titolo ha ripreso a galoppare, su voci di un possibile rilancio da parte di KKR, guadagnando in mattinata fino al 9,30% a 0,47 centesimi, dopo l’exploit di lunedì quando schizzò fino al 30%. Siamo ancora al di sotto del prezzo di 0,505 fissato dall’offerta di KKR, ma ci stiamo avvicinando.

Ma cosa pensano i piccoli azionisti dell’ipotesi ‘delisting’?

Impraticabile, anche perché gli altri grandi soci hanno acquistato le loro azioni ad un prezzo medio molto superiore: Vivendi a circa 1 euro, CDP a circa 0,70 centesimi. Forse una controfferta a 0,80 centesimi potrebbe cambiare le cose?

Asati fa il prezzo

E cosa pensano del prezzo fissato da Asati pari a 0,70-0,80 centesimi per ipotizzare la vendita?

I piccoli azionisti per così dire “incastrati” con investimenti azionari in Tim hanno una media di prezzo di acquisto proprio in quel range, 0,70-0,80 centesimi, quindi l’ok al delisting a 0,505 non è ipotizzabile.

In altre parole, il prezzo offerto da KKR sul 100% di Tim pari a 0,505 centesimi è giudicato troppo basso, per non dire “ridicolo” da parte di gran parte dei piccoli azionisti che preferiscono mantenere i titoli e rischiare piuttosto che cedere ad un’offerta considerata incongrua.

La pensa così un 10% circa degli investitori di Tim, secondo stime, che si trovano in questo range di investimento fra 0,70 e 0,80 centesimi.

Niente delisting senza placet Vivendi

I movimenti che si sono registrati in questi giorni, con un record di scambi vicino ai due miliardi di lunedì scorso, gli 800 milioni di scambi di ieri sono chiamati i “pizza e birra”, scambi veloci mordi e fuggi intra day per piccoli realizzi di 300-400 euro dopo mesi di stallo.

Ma in generale, il piccolo azionista ora come ora non vende. Senza il placet di Vivendi, poi, il delisting non si può fare perché serve l’ok della maggioranza.

Secondo i piccoli azionisti di Investing.com, Vivendi non accetterà l’offerta di KKR a 0,505 centesimi per azione, ma potrebbe cominciare a ragionare se l’offerta fosse aumentata intorno a 0,80 centesimi.

Il prezzo non è giusto

L’offerta a 0,505 centesimi è considerata quasi offensiva da parte dei piccoli azionisti, nonostante tutti i problemi di Tim.

Il ragionamento è questo: se KKR che ha rilevato per 1,8 miliardi di euro il 37,5% di Fibercop, la rete secondaria di Tim, valutandola quindi nel suo complesso 7 miliardi di euro, ora si vorrebbe prendere tutta Tim per 11 miliardi, a netto del debito? Questa valutazione, secondo i piccoli azionisti di Investing.com, non sta né in cielo né in terra.

E’ questo il punto, insieme a fatto che i piccoli azionisti auspicano il cambio di vertice in Tim, in linea con quanto dichiarato da Matteo Salvini, leader della Lega che si è schierato apertamente pro-Vivendi a favore del cambio dell’ad Luigi Gubitosi. Al contrario, Pd e M5S sono più orientati per un nuovo vertice a trazione americana.

I piccoli azionisti non sono interessati a questioni di geopolitica, cederebbero anche all’arabo di turno, l’importante è recuperare l’investimento.

Contro Opa in arrivo?

Ci sono poi diverse voci sul fatto che nei prossimi giorni, a breve, arriverà una contro Opa da parte di Vivendi. Altri fondi, si è parlato di CVC e Advent, sarebbero pronti a sostenere una contro Opa. L’interesse dei fondi c’è. Tim controlla il 60% della rete fissa in Italia.

Ma che fine faranno i dipendenti? E’ questa la domanda che fanno i sindacati. Il Governo Draghi ne è pienamente consapevole ed anche per questo che c’è chi sostiene che tutta questa vicenda sia sta orchestrata con il benestare del Governo Draghi.

Fanta-finanza?

Può darsi. Ma è pur vero che domani ci sarà l’incontro Draghi-Macron.

Sempre domani c’è il Cda di Cdp e venerdì, dulcis in fundo, quello straordinario di Tim.

Alcuni pensano che Cdp potrebbe fare una contro Opa per poi procedere allo spezzatino degli asset di Tim. La Cassa si terrebbe la rete, mentre tutto il resto potrebbe andare sul mercato. I dipendenti in larga misura sono associati alla rete.

Un altro aspetto da tener presente, secondo i piccoli azionisti, è la concorrenza necessaria con Open Fiber per le gare nelle aree grigie e l’erogazione dei fondi del Pnrr. Ma perché le gare possano procedere senza intoppi, secondo i piccoli azionisti, è necessario che CDP faccia una scelta di campo ben definita: il nodo della sua partecipazione in entrambe le società va in qualche modo risolto.

Questa storia, secondo i piccoli azionisti, verrà sciolta entro Natale.

Vedremo.

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