Titanic e negazionismo

  ICT, Rassegna Stampa
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James Hansen

La nave che appare nell’immagine qui sopra è la RMS Titanic, a Southampton, Inghilterra, mentre partiva per il viaggio inaugurale sulla rotta di New York che, pochi giorni dopo – il 15 aprile 1912 – finì con il suo affondamento in quello che è certamente il più noto e il più studiato disastro marittimo della storia. Il naufragio, dovuto a uno scontro notturno con un iceberg, costò la vita a 1518 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio; solo 705 riuscirono a salvarsi.

Un altro disastro minore è quello del mini-sommergibile Titan, imploso con cinque persone a bordo mentre scendeva recentemente a visitare il relitto del transatlantico sul fondo. La tragedia ha fatto tornare in auge il tema e ha scatenato una nuova ondata ‘negazionista’ sui social da parte di quelli che credono per vari motivi che l’affondamento del Titanic altro non sia che una balla, un falso storico.

Le loro giustificazioni sono insensate, ridicole, e non meritano di essere riprese qui. Il fenomeno rivela però, ancora una volta, come la società occidentale abbia ormai i nervi a fior di pelle – e come Internet e i social media abbiano ‘massificato’ le chiacchiere una volta ‘da bar’.

L’attuale negazionismo è anche una reazione alla maniera in cui i governi hanno gestito l’emergenza Covid, troncando e censurando ogni dibattito sui meriti delle politiche di lockdown e sull’efficacia o meno dei vaccini, contando su una sorta di terrorismo propagandistico per controllare le popolazioni. La pandemia è superata, ma stiamo ancora pagando il prezzo delle tante ‘palle ufficiali’ raccontate in quei giorni. Passato il peggio, è sembrato a molti che ora una parola vale quanto un’altra…

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