Usa-Cina, tech war sui chip. Biden firma 52 miliardi per semiconduttori. Le strategie dei due Paesi

  ICT, Rassegna Stampa
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Joe Biden è convinto che questo investimento aiuterà gli Stati Uniti a vincere “la competizione economica nel 21esimo secolo“, che si gioca su chi sarà il leader dei microchip avanzati. Usa e Cina si contendono la supremazia. 

“Purtroppo, oggi produciamo a malapena il 10% dei semiconduttori e lo 0% di questi microchip avanzati”, ha detto Biden, firmando, ieri, il disegno di legge bipartisan “Chips and Science Act”, approvato dal Congresso proprio in chiave anti-cinese. Su un totale di 280 miliardi di dollari di aiuti per rafforzare l’innovazione scientifica e tecnologica degli Stati Uniti, il “Chips and Science Act” dedica 52,7 miliardi per la produzione e la ricerca nazionali nel settore dei semiconduttori per i prossimi 10 anni. 

La corsa a chi produce gli avanzatissimi e richiestissimi chip, quelli con componenti più piccoli di dieci nanometri

C’è la corsa a chi produce gli avanzatissimi e richiestissimi chip, quelli con componenti più piccoli di dieci nanometri, essenziali per far funzionare i dispositivi informatici più sofisticati. 

Ad oggi è Taiwan ad avere il monopolio. La sua Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) infatti, da sola, ha il 54% di tutte le quote di mercato del mondo dei semiconduttori. Tutte le società che producono hardware, schede grafiche, processori, acquistano i “wafer” di Tsmc: AMD, Apple, ARM, Broadcom, Marvell, MediaTek e Nvidia per dirne qualcuna tra le più grandi.

Samsung è l’unica rivale al mondo di Tsmc. Le due aziende sono le uniche fonderie in grado di produrre gli avanzati e gettonati chip a 5 nanometri. Ma Tsmc è un passo avanti e sta per immettere sul mercato una versione più avanzata a 3 nanometri.

Ricordiamo che il Chips and Science Act impedisce alle aziende che ricevono finanziamenti federali di “espandere materialmente la produzione di chip più avanzati di 28 nanometri in Cina (e in Russia) per 10 anni”.

La Cina sta tentando di superarci e di produrre anche lei questi microchip”, ha spiegato Biden. “Non mi meraviglia che il Partito Comunista Cinese abbia fatto attivamente lobbying con le imprese Usa contro questa legge. Gli Usa devono guidare il mondo nella produzione di questi chip avanzati: e questa legge farà esattamente questo”, ha detto il presidente degli Stati Uniti.

Pechino contro il Chip Act: “È coercizione economica” 

La Cina ha espresso subito la propria “ferma opposizione” al “Chip and Science Act”. Pechino lo considera un esempio della “coercizione economica” messa in campo dagli Stati Uniti, in merito alle misure protettive riguardo agli investimenti. Nel dettaglio, il governo cinese critica il provvedimento per le “restrizioni ai normali investimenti e alle attività economiche e commerciali di aziende rilevanti in Cina”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. “Le cosiddette ‘misure protettive’ della legge”, ha aggiunto il portavoce, “hanno un forte colore geopolitico e sono un altro esempio della coercizione economica degli Stati Uniti”.

Biden ha affermato che “questa legge non distribuisce assegni in bianco alle aziende”.

Cambia la strategia di Pechino per accelerare la produzione e indipendenza dei semiconduttori?

Questa strategia è stata, invece, usata fino ad oggi dalla Cina. Infatti, gli investimenti a pioggia, attraverso il China Integrated Circuit Industry Investment Fund, su progetti senza neanche basi commerciali e non solo su società specializzate in semiconduttori hanno portato a una serie di fallimenti la strategia di Pechino per accelerare la produzione di chip in Cina con l’obiettivo di essere indipendente dai fornitori esteri come TSMC di Taiwan, Samsung della Corea del Sud o ASML dei Paesi Bassi. Tutti Paesi alleati degli Stati Uniti…

Nei chip avanzati, secondo gli esperti, Pechino è indietro anni a confronto dei migliori produttori di Taiwan. Ma gli incentivi in parte hanno funzionato in Cina. Secondo le autorità taiwanesi, tra il 2014 e il 2019, il 7% della forza lavoro impiegata nei microchip ha lasciato l’isola per lavorare in Cina.

Nel 2020 Pechino ha annunciato esenzioni fiscali per attirare le società di chip più avanzati. Ma non basta. Il mese scorso almeno quattro alti dirigenti associati al fondo statale per semiconduttori sono stati accusati di corruzione dalla principale istituzione anticorruzione cinese. Queste indagini per corruzione potrebbero rivelarsi positive per l’industria dei semiconduttori cinese, secondo esperti e analisti, perché mette in evidenza la limitazione dei finanziamenti guidati dalla politica e possono spingere Pechino a far guidare il fondo da esperti del settore. Basterà per tenere testa agli Usa?

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