Violati più di 20.000 account di enti del governo italiano

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La notizia arriva da Group-IB. Le credenziali di accesso agli account sono in vendita sul Dark Web. Coinvolte in tutto 30 nazioni nel mondo.

È una campagna internazionale, ma ha preso di mira in maniera particolare il nostro paese. Quello descritto da Group-IB, in definitiva, potrebbe essere uno dei più clamorosi attacchi rivolti contro enti pubblici e organizzazioni governative.

Il report pubblicato su Internet dalla società di sicurezza russa parla di 40.000 account violati che fanno riferimento a siti Internet di 30 nazioni diverse. A sorprendere è la distribuzione geografica: il 52%, infatti, sarebbe relativo a utenti italiani.

Tra i paesi coinvolti ci sono anche Arabia Saudita, Portogallo, Israele, Georgia, Romania, Norvegia e molti altri. Per quanto riguarda il nostro paese, il report di Group-IB fa riferimento al Ministero della Difesa e al Ministero degli Esteri.

Difficile capire se la vicenda riportata dalla società di sicurezza abbia una qualche connessione con la compromissione delle caselle PEC avvenuta lo scorso mese, ma una prima stima basata sui numeri (ai tempi si era parlato di oltre 90.000 account violati) farebbe pensare al contrario.

governo italiano

Quello che è certo è che le credenziali di accesso per il login ai siti sono attualmente in vendita sul Dark Web e che il database in questione  sembra essere il frutto di una campagna di spionaggio portata avanti per mesi con strumenti diversificati ed estremamente sofisticati.

I ricercatori, infatti, sostengono che le credenziali siano state rubate utilizzando alcuni trojan (come Azorult, usato anche nella campagna di truffa a luci rosse) e spyware (Pony Formgrabber) che avrebbero consentito ai pirati informatici di rastrellare le credenziali per l’accesso ai servizi Internet di ministeri e agenzie governative.

Le vittime sarebbero principalmente impiegati pubblici e militari, ma anche “civili” che collaborano con i soggetti compromessi negli ultimi 18 mesi.

Secondo i ricercatori il database pubblicato nei bassifondi del Web sarebbe ordinato per categorie (credenziali per servizi bancari, username e password delle caselle di posta, dati per il login dei servizi online) e messi a disposizione di chiunque abbia interesse a comprarli, compresi i gruppi hacker che lavorano in collaborazione con i servizi segreti di paesi stranieri.

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