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L’attenzione verso la violenza di genere, sia quando culmina in un femminicidio, sia quando si manifesta in lesioni fisiche o abusi psicologici, è aumentata negli ultimi anni. Sia a livello mediatico che politico. Se ne è occupato anche il Senato, che in base alle decisioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, deve monitorare, insieme alla Camera, l’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
I dati Istat sulla violenza di genere
Parte del monitoraggio riguarda anche il controllo dell’azione della magistratura. Quanto quindi le procure si sono adeguate per affrontare questo tipo di reato così specifico per i suoi risvolti? Secondo un recente dossier del Servizio Studi del Senato il panorama è molto variegato e la situazione cambia moltissimo da tribunale a tribunale, ma in generale siamo ancora piuttosto indietro.
I magistrati dedicati alla violenza di genere
Nel 2018 erano 455 i magistrati che erano stati assegnati a trattare casi di violenza di genere e domestica, in modo esclusivo e non. Su un totale di 2.045 giudici requirenti (i Pm) si tratta di circa il 22%. Questi sono però concentrati in modo poco equilibrato nelle varie procure. In alcune per esempio non sono per nulla presenti. Si tratta di 14 piccole procure, sparse in tutto il territorio nazionale in cui di casi di questo tipo si occupano tutti i giudici indistintamente, senza che nessuno abbia una preparazione specifica.
I magistrati specializzati nella violenza sulle donne
Sono procure di provincia, sopravvissute alla grande razionalizzazione e ai tagli effettuati con la riforma del 2012, come quelle di Crotone, di Locri, di Paola, in Calabria, negli anni passati del resto tra i tribunali più lenti d’Italia (almeno in ambito civile). Ma anche quelle di Campobasso, di Vallo della Lucania, e al Centro-Nord quelle di Urbino, di Rovigo, di Terni.
A contribuire evidentemente le dimensioni ridotte, che impediscono non solo che un gruppo di magistrati si esima da occuparsi di ogni altro reato che non riguardi la violenza di genere, ma rendono anche più difficili attività di formazione specifica. Ma evidentemente non si tratta solo di questo fattore.
Le procure con un pool dedicato ai maltrattamenti di genere
Tra le 17 procure che invece hanno un pool dedicato a questo tipo di reati e che solo questi è chiamato a giudicare ve ne sono infatti anche di piccole, 10 per l’esattezza, che dimostrano che si può essere un esempio virtuoso nonostante le dimensioni.
Per esempio al Nord Sondrio, Biella, Rovereto, Rimini, al Centro Viterbo, e nel Mezzogiorno Isernia e Oristano. Tra le procure medie e grandi Pavia, Bolzano, Bologna, Lecce, Catania, Palermo. Nella grande maggioranza dei casi, ovvero in 107 procure su 138, il 77,5%, questi pool esistono ma non si occupano esclusivamente di violenza di genere. È così per esempio in quelle più grandi in assoluto, a Milano, Roma, Napoli.
Avere un gruppo di magistrati specializzato però non significa che automaticamente un caso riguardante abusi sulle donne sia affidato a loro. Anche laddove vi è un pool dedicato il 20% delle volte il caso va a un giudice che di questo non fa parte.
La formazione dei magistrati sulla violenza di genere
Tra le azioni da intraprendere per essere più attrezzati ad affrontare in modo efficace le violenze di genere secondo la Convenzione di Istanbul vi è anche una formazione mirata dei magistrati. E su questo però il sistema giudiziario italiano appare ancora più carente. Solo 437 giudici su 8.891, includendoli quindi tutti, non solo i Pm, hanno seguito corsi formativi offerti dalla Scuola Superiore della magistratura fino al 2018.
I magistrati contro la violenza di genere non si aggiornano
Si tratta del 5% del totale. Percentuale che sale al 6% nel caso delle donne, ma scende al 3% in quello degli uomini. Le magistrate si sono mostrate infatti molto più interessate al tema dei colleghi maschi. E se già complessivamente costituiscono una leggera maggioranza, il 52%, tra i magistrati che sono stati formati sulla violenza la quota delle donne diventa dei due terzi. Parliamo di 292 giudici donne e di 145 uomini, comunque troppo pochi.
Tra l’altro tra questi 256 sono giudicanti, 9 fuori ruolo e 172 requirenti. Questo vuol dire che neanche tutti i 455 Pm che sono stati assegnati a pool specifici sulla violenza di genere e che in teoria dovrebbero essere più preparati sul tema in realtà hanno seguito dei corsi, ma solo una minoranza di essi. La strada anche in questo ambito appare ancora piuttosto lunga.
I dati sono del 2016-2018
Fonte: Senato della Repubblica, Centro Studi
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