
Atai doveva diventare un terrorista suicida ma ha avuto la forza di dire di no. Il suo coraggio lo ha portato nel 2013 in Italia dall’Afghanistan dopo un viaggio infernale durato tre anni, l’alternativa era la decapitazione. Nato nel 1996 in un villaggio rurale e figlio di un medico oppositore politico ucciso dai talebani, prima di scappare dal suo paese si è sempre ribellato al potere imposto dai fondamentalisti islamici. Per la gente del posto era “il figlio dell’infedele”, ma non ha mai ceduto alle rigide gerarchie del suo “helder”, il capo carismatico del villaggio. Fin da piccolo si è occupato di diritti umani, seguendo le orme del padre. Dopo aver aperto una scuola laica e un laboratorio di cartapesta per fare le sculture, viene accusato dai talebani di essere un “fedele di Cristo” e importatore dell’occidentalizzazione, tanto che si salva miracolosamente da un attentato.
Il suo sogno è quello di diventare uno psicologo, le sue giornate sono interamente dedicate allo studio, la mattina frequenta la scuola ed il pomeriggio corsi di biologia e fisica. Non è ben visto dalla gente del villaggio che cerca in tutti i modi di ostacolare i suoi ideali di vita, ma nonostante tutto Atai non si ferma e continua a frequentare la scuola. Nel 2011 i talebani aprono in una zona rurale, nelle vicinanze del villaggio dove vive, un centro di addestramento per i kamikaze, in cui insegnano come farsi esplodere per Allah. Tutti i giovani ragazzi invece di andare a scuola preferiscono frequentare la Madrassa, il simbolo dell’istruzione Coranica. Walimohammad Atai no, opta per percorsi alternativi, nel 2012 apre nel suo villaggio, con l’aiuto dei soldati americani e del governo afgano, un centro per l’apprendimento dell’inglese e dell’informatica per bambini ed adulti. I talebani lo braccano con l’accusa di essere una spia degli americani ed insieme alla gente del posto cercano di ucciderlo, bruciano il centro e torturano il fratello piccolo.
Da quel momento, a soli 14 anni, inizia l’odissea del giovane afgano, attraversa sette paesi clandestinamente fino a quando arriva in Italia. Dopo aver ricevuto lo status di rifugiato, si laurea in Scienze della mediazione linguistica, attualmente frequenta l’ultimo anno di laurea magistrale in scienze politiche all’università di Pavia dove vive. In Italia, Walimohammad Atai scrive cinque libri, l’ultimo “Il martire mancato” è la descrizione più minuta, più inquietante, più approfondita, più precisa, di cosa è stata ed è tuttora la scuola internazionale del terrorismo fondamentalista, in cui racconta dove è nata, come è nata, perché è nata.
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