I leader sauditi e degli Emirati Arabi Uniti si rifiutano di accettare gli appelli, anzi proprio le chiamate telefoniche, di Biden, mentre il presidente degli Stati Uniti cerca di contenere l’aumento dei prezzi del petrolio, secondo il Wall Street Journal, che aggiunge che le monarchie del Golfo Persico hanno segnalato che “non aiuteranno ad alleviare l’aumento dei prezzi del petrolio a meno che Washington non le sostenga in Yemen, altrove”.
“C’era qualche aspettativa per una telefonata, ma non è successo“, ha affermato un funzionario statunitense riferendosi a una discussione pianificata tra Biden e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. “Faceva parte dell’apertura del rubinetto [del petrolio saudita]“. Pare che però il Principe saudita non fosse disponibile a rispondere al telefono. Aveva di meglio da fare.
Eppure, sia il principe Mohammed che lo sceicco Mohammed hanno ricevuto telefonate dal presidente russo Vladimir Putin dopo aver rifiutato di parlare con Biden, secondo il WSJ. Hanno anche parlato con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Praticamente tutti fanno da mediatori fra Russia e Ucraina, tranne l’Europa e gli USA.
Biden è riuscito a contattare il padre di 86 anni del principe Mohammed il 9 febbraio, tuttavia il Ministero degli Affari Esteri degli Emirati Arabi Uniti ha affermato che la chiamata tra il signor Biden e lo sceicco Mohammed avrebbe dovuto essere riprogrammata, secondo il rapporto. Insomma la chiamata al padre è stata una simpatica telefonata fra vecchietti sui tempi andati.
Come osserva il WSJ, “I sauditi hanno segnalato che i loro rapporti con Washington si sono deteriorati sotto l’amministrazione Biden e vogliono maggiore sostegno per il loro intervento nella guerra civile dello Yemen, aiuto con il loro programma nucleare civile mentre l’Iran avanza, e l’immunità legale per il principe Mohammed negli Stati Uniti, hanno affermato funzionari sauditi. Il principe ereditario deve affrontare numerose cause legali negli Stati Uniti, inclusa l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018.
C’è la domanda.
Nel frattempo, gli Emirati condividono le preoccupazioni saudite per il livello non adeguato di impegno da parte degli Stati Uniti riguardo ai recenti attacchi missilistici dei militanti Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen contro gli Emirati Arabi Uniti e contro l’Arabia Saudita. I due regni sono anche preoccupati per la ripresa dell’accordo nucleare iraniano, che è nelle sue “fasi finali dei negoziati”, mentre nessuno fa nulla per affrontare le loro preoccupazioni sulla sicurezza.
Ricordiamo che poi, mentre Trump coltivava ottimi rapporti con le monarchie del Golfo, in campagna elettorale Biden parlò di rendere l’Arabia uno “Stato Pariah” per la sua guerra in Yemen. Inoltre non ha rispettato gli impegni di supporto degli Emirati Arabi dal punto di vista della difesa nei confronti dell’Iran. A questo punto i governi di queste monarchie vogliono passare all’incasso politico con un debole Biden a caccia di petrolio, oltre non voler iniziare una guerra commerciale all’interno di OPEC, per trovarsi magari fra un anno con un eccesso di offerta.
Alla fine l’incapacità di Biden di stimolare la produzione nazionale si ripercuote in una debolezza internazionale degli USA che dovranno piegarsi ai desideri dei paesi che, per la loro ideologia, sono più distanti. La prossima volta meglio misurare le parole in campagna elettorale.
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