Nicola Lillo: scartato per l’aspetto fisico, oggi è Campione d’Europa

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24 Maggio 2020, siamo Campioni d’Europa a Pes2020. La Nazionale italiana di e-football vince la finale contro la Serbia con Nicola, Carmine, Alfonso e Rosario. Un gol di Lorenzo Insigne allo scadere ci regala il primo europeo virtuale organizzato dall’Uefa. Con tutta Italia in lockdown, le emozioni della e-Nazionale hanno fatto esplodere l’attenzione su tutto il mondo e-sports, i videogiochi giocati a livello competitivo e professionistico.

Negli ultimi anni il fenomeno e-sports si è affermato in tutto il mondo, oggi anche in Italia sta ottenendo grandi riscontri, con nuovi fan e nuovi atleti, senza tralasciarne i valori sportivi e di business. Il calcio italiano vanta ormai squadre di e-football in ogni categoria fino ad arrivare al riconoscimento massimo con la rappresentativa e-Nazionale. Il Covid-19, determinando la sospensione dei campionati in tutta Europa, ha dato un’ulteriore importanza al calcio elettronico che è culminata proprio con la vittoria di Euro 2020 a Pes. Ci siamo emozionati nuovamente col calcio grazie alla Nazionale digitale e nessuno la lascerà più. Siamo diventati davvero e finalmente e-tifosi ed e-appassionati.

Così abbiamo intervistato Nicola Lillo, alias Coach Nicaldan, il capitano della e-Nazionale Campione d’Europa, per raccontare la trasformazione sportiva, sociale e psicologica del nostro calcio nel momento più complesso e incerto per tutto il Paese. Per conoscere e riportare le sensazioni, le paure, i nuovi obiettivi dei nuovi atleti virtuali; riflettendo sui valori del calcio per portarlo nel prossimo futuro. Perché il calcio fa parte di noi italiani, tifosi e non tifosi; perché oggi quei tanti ragazzi non atleti, dalle loro camere possono sognare, senza saper calciare un pallone, di vincere un mondiale in Nazionale.

Coach Nicaldan, nella vita fai il tecnico di cardiologia, sei sposato e… Qual è la tua storia?

«A 20 anni ho iniziato la carriera e-sport al Comicon di Napoli, c’erano migliaia di iscritti e io ero lì per puro caso. Mi iscrissi e arrivai secondo, da novellino. Poi ho coltivato la mia passione continuando la mia vita regolarmente. Classe 1986, oggi ho 34 anni e sono Campione d’Europa».

Da Pes 2006 a oggi sei stato pioniere e visionario, ci speravi nell’affermazione degli e-sports?

«Ho sempre sperato che iniziasse a esplodere questo mondo; ad un certo punto si giocava solo online e avevo perso le speranze. Poi è arrivata la Nazionale e ho deciso di scendere in campo».

Cosa ti hanno detto i tuoi genitori, i tuoi amici, quando portavi avanti questa passione?

«Tendevano a smorzare un po’, nonostante questo mi hanno sempre sostenuto quando giravo l’Italia. Un po’ come quando vai a giocare a calcetto con gli amici. Poi a Coverciano era un già successo. La mia famiglia ha creduto ancora di più in questo mondo.
Mia moglie ci credeva, anche prima del matrimonio. Non mi ha mai detto “che fai? Giochi alla play”. Con lei ogni tanto abbiamo giocato. Una bella sfida? Sicuramente, ma più difficili quelle dell’Europeo.

Le priorità per me sono state: studiare come prima cosa, secondo il lavoro realizzandosi e poi la propria passione…una cosa coadiuvante con il resto. Considero questa passione come il calcetto di un ragazzo normale ma con un mondo online e le tante amicizie che ha portato. Nel mondo e-sport si possono conoscere persone da tutta Italia, se vado a Roma vado a prendere un caffè con uno dei miei amici conosciuti così. Questa è la cosa più importante».

Dal calcio elettronico a quello sui campi. Hai mai giocato? Che rapporto hai con il calcio?

«Giocavo difensore centrale da ragazzo, ricordo anche i tornei scolastici a cui partecipavo. Poi ho visto migliaia e migliaia di partite e tutto questo cerco di portarlo nel videogioco».

Non sei solo Nicaldan, sei coach Nicaldan. Perché? Che significa allenare a e-football?

«Sono Coach anche per l’età, come riferimento per i giovani. La figura del coach all’estero era frequente e importante, una figura affascinante, tanto che i giocatori partecipavano ai tornei sempre coi loro coach. In Nazionale i miei tre compagni mi hanno eletto capitano e coach. Sono uno dei primi in Italia, perché queste sono figure professionali che qui stanno nascendo».

Cosa significa far parte di un team e-sports oggi?

«Serve per avere forza di comunicazione, pensiamo ai social quanto sono importanti. Sono fondamentali anche per il supporto logistico, tecnico e psicologico. Ci sono davvero persone competenti che possono aiutarti».

Negli e-sports i fan possono essere atleti, cosa che nel calcio reale non puoi fare. Rivoluzione positiva o ci sono anche rischi e illusioni?

«Molti pensano sia solo un giochino ma non funziona così, ci vuole talento e sacrificio: non esiste che accendi la play e via…Questo degli e-sports sarà un sogno della Generazione Z.
Il talento base lo vedi se vinci nelle classifiche generali e poi contano tanto l’esperienza e il confronto con gli altri e i tuoi amici».

Quali sono i principali valori sportivi nell’e-football? Che è un ambito ibrido tra sport individuale e di squadra.

«L’unione, il gruppo hanno fatto la differenza. Infatti abbiamo giocato tutti lo stesso numero di partite nell’Europeo, con una grande voglia di crescita che ci ha fatto diventare un’armata. Prima non eravamo così forti, ora siamo diventati invincibili, con lo spirito di gruppo».

Parliamo però anche di business. Pensi che si arriverà a vivere solo con questo?

«In futuro forse per l’e-football, sicuramente sì per gli e-sports, guardate gli altri paesi. Qui manca la cultura del videogioco…».

Il Covid-19 con la quarantena forzata è stato sicuramente un alleato del settore elettronico. Ma ha pesato questa situazione per voi durante la competizione? E con il calcio ripreso hai paura che quello che avete smosso torni nelle nicchie con una involuzione?

«Noi abbiamo incanalato bene le energie sfruttando l’occasione e aumentando le nostre ore di gioco e stando in amicizia. Adesso dopo il picco c’è ora il livellamento dell’esplosione, vediamo come si assesta. C’è tanto interesse per tutti quelli che girano in questo mondo».

Tecnicamente un giocatore di e-football non ha limiti fisici di età e può giocare anche fino a 60 anni, ma come si può riuscire ad essere sempre al top e migliorare?

«Già vincere un Europeo a 34 anni è una soddisfazione, in questo ambito l’età media è molto più bassa. Bisogna sapersi autogestire; e mettere esperienza qualitativa nelle ore di gioco fa la differenza. I giovani a loro favore hanno velocità di pensiero e di mano».

Cosa diresti ai ragazzi che sognano di fare gli youtuber o i gamers? E cosa diresti a tutti quei genitori che vedono il mondo dei videogiochi come una perdita di tempo, una dannosa dipendenza o un posto non sicuro per i bambini?

«Ai genitori dico: avvicinate piano piano i ragazzi dandogli il tempo giusto, insieme agli amici e non agli estranei.
Ai ragazzi: coltivate la passione come una passione vera perché il divertimento e alla base di tutto.
Se mio figlio sarà un figlio d’arte? Chissà, se vorrà potrà. Non sceglierò io per lui».

Nicola Lillo during the FIGC eSport National Team ‘eNazionale Timvision’ Unveiling at Centro Tecnico Federale di Coverciano on January 19, 2020 in Florence, Italy

Mi racconti l’emozione quando avete ricevuto la maglia azzurra a Coverciano?

«Dal primo giorno è stato un sogno: apri le porte del calcio italiano, vedi il borsone con la divisa e dici “oh cavolo è vero, sto proprio qua”».

Che squadra è quella con i tuoi compagni Carmine ‘Naples17x’ Liuzzi, Rosario ‘Npk_02’ Accurso e Alfonso ‘AlonsoGrayfox’ Mereu?

«In tre aggettivi: gioiosa, socievole, unita. Posso solo che ringraziarli, sono ragazzi fantastici con cui ho condiviso tutto da amici».

Un sardo e tre napoletani, è un caso o esiste una scuola di e-sportivi napoletana?

«Nel sud Pes ha avuto sempre grandi talenti. Tra Roma, la Puglia e Napoli ci sono grandi videogiocatori».

Quali sono stati i momenti più difficili e quelli indimenticabili?

«Ai supplementari con la Francia: vincevo 3-1 e poi sono stato recuperato 3-3. Lì ho pensato: “non so se ce la faccio”, ma devi puntare a essere lucido. Poi ci sono stati i rigori e la vittoria. Indimenticabile il gol di Carmine in finale, anche perché sennò avrei dovuto fare io la quinta partita decisiva…».

Hai qualche episodio particolare da raccontare durante, prima o dopo le partite?

«Sì, quando ho vinto la terza sfida con la Serbia non avevo esultato, entra Carmine e mi dice “hai perso?”, “no ho vinto” gli rispondo, ma dovevo giocare la quinta e loro facevano casino mentre io mi stavo concentrando. Lì mi stavo davvero arrabbiando. Poi ricordo i rigori con la Francia: il primo tiro me lo segna centrale, anche il terzo è centrale, e così gli altri mi dicevano di restare col portiere centrale. Ma non ci credevamo non fosse un caso. Per l’ultimo rigore decido che sarei rimasto fermo. Mi ha tirato centrale e l’ho parato vincendo, è andata bene. Anche grazie ai consigli di tutti».

Raccontaci dello staff, dell’organizzazione e del supporto della Figc. Cosa c’è dietro la e-Nazionale?

«Una struttura importante, persone sempre disponibili. Ci hanno trattato come professionisti».

Quando non tocca a te giocare, cosa provi?

«Non passa mai, speri vada tutto bene avendo fiducia».

Come si prepara un appuntamento cosi importante come un Europeo? Come ci si allena per vincerlo?

«Qualche consiglio posso darlo: giocate a Pes a partita competitiva nella sezione dedicata con le squadre livellate e specializzatevi.
Poi provi le tattiche anche in base all’avversario, prepari soluzioni e fai esperimenti. Ti confronti coi compagni su giocatori e posizioni come ad esempio abbiamo fatto noi quattro su Zaniolo o nell’usare i 4 in difesa. Questo ha fatto la differenza».

Siete la prima Nazionale e-Sports, ce ne saranno altre. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi con la nazionale?

«Vediamo di pensare a Euro 2021 se la Uefa lo organizzerà in contemporanea con quello reale, per confermarci. E si sa che confermarsi è ancora più difficile.
Il mio sogno è vincere la e-Serie A. Forse avrò l’opportunità di provarci a breve».

Cosa è cambiato nella tua vita dopo la convocazione in nazionale e la vittoria dell’europeo?

«Poco in realtà, ti senti semplicemente orgoglioso e soddisfatto. Ogni complimento è stato bello e piacevole per raccontare un’esperienza magnifica».

Hai dedicato la vittoria a chi ti ha sostenuto giorno dopo giorno ma soprattutto a chi non credeva più in te… dicendo: “Sono grasso e vecchio forse è vero; ma SONO CAMPIONE D’EUROPA”. Che storia c’è dietro questa dedica con frecciata?

«Quando dovevo ricominciare la mia carriera su Pes c’era sfiducia intorno a me, avevo tanti no e tanti forse; qualcuno mi ha scartato per l’aspetto fisico. Ho dimostrato che la mia passione e la mia professionalità mi hanno portato al massimo obiettivo. E tutto questo sogno avverato lo dedico a mia moglie».

Infine sono riuscito a strappare a Nicola due promesse: appena avrò Pes mi concederà una sfida, ovviamente che vinca il migliore…Sicuramente non gli tirerò un rigore centrale.
La seconda promessa: quando si avvererà il suo prossimo sogno sarò il primo a intervistarlo.
In bocca al lupo Nicola, a presto.

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